Franco Frattini augura buone vacanze a tutti. Con una raccomandazione: «Prudenza». L’invito del ministro degli Esteri parte al momento giusto, il 21 giugno primo giorno d’estate, e dal posto giusto, l’unità di crisi della Farnesina. È un luogo speciale, in fondo al corridoio al quinto piano del ministero. Un’infilata di sale operative aperte giorno e notte, 365 giorni all’anno, dove centinaia di schermi mostrano sempre la faccia peggiore del mondo. Qui passano le scene di terremoti, guerre, terrorismo, rivoluzioni e sequestri. Che sia l’11 settembre o lo tsunami, qualsiasi disastro viene seguito con un preciso obiettivo. Capire se ci sono italiani coinvolti e, se non è troppo tardi, toglierli dai guai e riportarli a casa sani e salvi.
«Abbiamo la capacità di gestire situazioni di emergenza in ogni punto del pianeta», spiega il ministro. «Ma questo non autorizza nessuno a commettere imprudenze, confidando che prima o poi qualcuno si muoverà per salvarlo».
Turisti fai da te o kamikaze.
«Ogni anno milioni di italiani viaggiano nel mondo. Molti lo fanno da irresponsabili».
Ce l’ha con i turisti?
«No, anzi. Nel mondo globalizzato il turista ha un ruolo fondamentale, favorisce il dialogo tra culture, religioni e civiltà differenti. In più distribuisce benessere, crea lavoro e stabilità. Però una cosa è il turismo un’altra… l’avventurismo».
Allude a Sergio Cicala, rapito nel Sahara con la moglie e rilasciato il 16 aprile scorso, dopo 4 mesi di prigionia?
«Cicala è andato a cercarsela. Il Sahara è controllato da organizzazioni terroristiche vicine ad Al Qaeda che in questi anni hanno rapinato, rapito e ucciso. Ma lui c’è andato lo stesso. Abbiamo dovuto lavorare 4 mesi prima di riportarlo a casa. Spendendo una valanga di danaro pubblico».
Però avete sempre negato d’aver pagato un riscatto.
«Infatti non lo abbiamo pagato. Ma Cicala e consorte non si sono liberati da soli. Per tutta la durata del sequestro abbiamo avuto sul posto corpi speciali e unità di intelligence. Un costo enorme. E chi paga? Chi va a ficcarsi in situazioni di pericolo dovrebbe tenere sempre presente che poi è tutta la collettività a pagare per lui».
Quindi, cosa chiede ai turisti italiani?
«Vorrei che ci aiutassero, che assecondassero lo sforzo del ministero per prevenire situazioni di crisi. Il ministero cerca di mettere i cittadini nelle condizioni migliori per evitare le situazioni di pericolo, o affrontarle esponendosi il meno possibile al rischio. Quelli che ci seguono sono moltissimi. Ma non abbastanza».
Cosa mettete a disposizione di chi viaggia?
«Diamo informazione e lo facciamo essenzialmente su due linee, che si sviluppano attraverso internet. Con viaggiaresicuri.it è il cittadino che si rivolge a noi per raccogliere informazioni sulla meta del suo viaggio. Con dovesiarnonehnondo.it è il ministero che raggiunge il cittadino e via sms lo tiene informato su eventuali situazioni di pericolo nel Paese che sta visitando».
Come funziona viaggiaresicuri.it?
«Il sito fornisce informazioni aggiornate sulla situazione politica, le condizioni ambientali, climatiche e sanitarie di tutti i Paesi del mondo. Indichiamo quelli da evitare nel modo più assoluto, quelli che noi sconsigliamo di visitare e altri dove occorre muoversi con qualche cautela».
Ci faccia qualche esempio.
«L’elenco è in ordine alfabetico e si apre con un classico esempio da codice rosso: l’Afghanistan. Lì non ci si deve andare. Lo stesso vale per l’Iraq, la Somalia, il Darfur, la Repubblica Democratica del Congo, certe zone del Pakistan, la fascia del Sahara controllata dalle bande di Al Qaeda o le foreste della Colombia in mano ai narcos».
Il resto è tutto praticabile?
«No, al di sotto delle zone vietate ci sono quelle sconsigliate. Nonostante la fine della guerra, due paesi come Liberia e Sierra Leone sono ancora esposti al rischio di disordini e chiediamo ai nostri connazionali di evitarli».
E finalmente i Paesi verdi
«Prima ci sono i grigioverdi, dove occorre muoversi con una certa cautela. Può essere la regione mediorientale, dove è più forte la minaccia terroristica, oppure, passando a un rischio ambientale, l’area caraibica che nei mesi estivi è esposta agli uragani. E, comunque, verde o giallo, è bene muoversi sempre con accortezza. Splendido Paese gli Stati Uniti, ma se qualcuno si avventura in periferia di Detroit, magari con orologio d’oro al polso, non lo vedo bene…».
Passiamo al secondo sito.
«Con dovesiamonelmondo.it il cittadino ha la possibilità di registrarsi. Ci dà un suo numero di cellulare o satellitare, ci dice chi è, dove va, per quanto tempo si ferma e l’albergo, il resort o il campeggio dove pensa di risiedere. I suoi dati vengono immessi in rete e noi per tutta la durata del viaggio lo informiamo via sms su quel che succede nel Paese, dal terremoto ai tumulti di piazza, aiutandolo in caso di bisogno a stabilire contatti con le autorità diplomatiche».
Qual è l’utilità per voi?
«In caso di calamità abbiamo la fotografia esatta della presenza italiana in quella determinata zona del mondo, possiamo raggiungere con facilità i nostri connazionali, raccogliamo informazioni più rapidamente e possiamo rispondere subito ai familiari che chiamano il ministero».
Come ci si iscrive e quanto si paga?
«Ci si iscrive via internet o con una telefonata al ministero e non si paga nulla. Il servizio è gratuito, ma purtroppo, è ancora poco utilizzato».
Magari la gente preferisce non far sapere in fatti propri, oppure ha paura che le informazioni finiscano in una grande banca dati.
E’ un timore inesistente. Serviamo il cittadino per tutto il periodo del suo viaggio e due giorni dopo la data prevista di ritorno tutti i suoi dati vengono cancellati. Il problema è che il servizio è ancora poco conosciuto. Sarebbe utile inserirlo nella carta dei diritti del viaggiatore e stiamo raggiungendo un accordo con le agenzie di viaggio perché al momento dell’acquisto di un biglietto odi un pacchetto ricordino al cittadino la facoltà di registrarsi con noi».
Tutelate anche i cittadini che vengono lasciati a piedi da agenzie di viaggio o compagnie aeree?
«Lo abbiamo fatto anche di recente quando centinaia di italiani sono rimasti bloccati a Bangkok in Thailandia. Abbiamo noleggiato degli aerei e li abbiamo riportati a casa. Il tutto a spese del contribuente. A me non sembra giusto».
Cosa suggerisce?
«Da un lato denuncio la mancanza di una norma che ponga a carico delle compagnie aeree o delle agenzie di viaggio l’assicurazione contro i rischi, come i tumulti che hanno bloccato l’aeroporto di Bangkok. Dall’altro sto lavorando a una legge per creare un fondo nazionale per i casi di emergenza. Per finanziarlo ho proposto di far pagare su ogni biglietto aereo un’addizionale di 50 centesimi. Apriti cielo. Sembra che con 0,50 euro in più nessuno pi viaggi in aereo. Le resistenze a questo mio progetto di legge sono pazzesche, ma io non mollo».
Deve recuperare risorse per far fronte ai tagli di Tremonti o è un modo nuovo di intendere gli Affari Esteri?
«I tagli colpiscono anche noi e siamo contenti di fare la nostra parte in una politica di rigore, che mette al bando ogni forma di spreco. Questo va di pari passo con la riforma per adeguare il ministero alle esigenze del XXI secolo. L’intervento prevede la riorganizzazione delle direzioni generali e della rete diplomatica su tre temi principali: la sicurezza, l’Europa e la promozione del sistema Paese nel mondo».
Come sono le sue vacanze ideali? È pantofolaio o l’avventura la stuzzica?
«Pantofole mai, semmai scarponi. Estate o inverno, la mia meta sono le Dolomiti. E tra un ghiacciaio e una spiaggia preferisco sempre andare al freddo. Avventura? Perché no. In Groenlandia ero in barca con degli esquimesi per un faccia a faccia con un iceberg gigantesco. Uno spettacolo, ma quando ho visto i blocchi di ghiaccio che precipitavano in acqua, ho capito che non era il caso di insistere. Un brivido, e non era di freddo, l’ho provato anche alle isole Svalbard in Norvegia. Ci siamo avvicinati agli orsi bianchi e quando non potevamo più fare dietrofront ci siamo accorti che non avevamo l’anestetico per fermarli in caso di attacco. Per fortuna ci hanno ignorato».
È fresco di matrimonio, ha già deciso dove porterà sua moglie Stella in luna di miele?
«Quella è top secret».
Giuseppe Fumagalli
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