Niente soldi e niente riforme? Si aprirebbero tempi bui per l’Università. La Conferenza dei rettori ancora una volta esprime preoccupazione per le condizioni e le prospettive del sistema universitario, “ancora privo di indicazioni circa l’indispensabile recupero dei tagli finanziari previsti per il 2011”; “pesantemente penalizzato” per i sacrifici richiesti dalla manovra finanziaria al personale docente e tecnico amministrativo e ancora in attesa che il ddl di riforma dell’Università venga messo in calendario in aula al Senato, nonostante la VII Commissione abbia concluso i suoi lavori ormai da due mesi. “Sussiste il rischio concreto, in una fase sempre più critica della politica italiana – osservano i rettori in una nota – che il provvedimento di riforma, nella versione già migliorata e ancora migliorabile dal Parlamento, non venga approvato neppure in prima lettura entro la pausa estiva, vanificando in maniera probabilmente definitiva prospettive irripetibili di miglioramento e di sviluppo del sistema”. La Crui ribadisce quindi il proprio impegno “per la salvaguardia e il rilancio del sistema universitario” e fa appello a tutte le forze responsabili affinché l’iter legislativo venga “tempestivamente riattivato, recependo le richieste già più volte avanzate di ulteriore modifica del provvedimento rispetto al testo predisposto in Commissione”.
e richieste dei rettori riguardano in particolare: la possibilità di forme organizzative più flessibili per gli atenei che rispettino i requisiti di valutazione e di equilibrio dei bilanci; la composizione dei senati accademici, consentendo che possano farne parte i presidenti delle strutture intermedie; l’ampliamento, almeno nei primi sei anni di applicazione delle nuove norme sull’ abilitazione scientifica nazionale e sul reclutamento, delle quote destinabili alle promozioni interne e alle procedure di selezione rispetto ai posti da destinare a esterni; il riconoscimento del ruolo fondamentale svolto dai ricercatori nella vita universitaria, da concretizzare in un piano straordinario, debitamente finanziato, che consenta la chiamata ogni anno di almeno 2000 ricercatori a tempo indeterminato che abbiano conseguito l’abilitazione scientifica a professore associato “anche per fare fronte alla drastica riduzione in atto degli organici”; la revisione dei vincoli in vigore sul blocco del turn over e sulla ripartizione delle relative risorse; maggiori garanzie per le posizioni a contratto con tenure track, rendendo vincolante l’avvio di procedure di chiamata nel caso di superamento dell’abilitazione scientifica nazionale a professore associato; l’introduzione di un ruolo a esaurimento di professore aggregato al quale possano accedere a domanda e previa valutazione di idoneità scientifica i ricercatori a tempo indeterminato che abbiano svolto o svolgano per almeno tre anni attività didattiche curricolari, fermo restando che il numero di ore da dedicare annualmente all’insegnamento frontale non debba superare il 70% di quelle stabilite per i professori ordinari e associati. Secondo i rettori, “all’urgenza di una soluzione legislativa ampiamente maturata nelle sue linee di fondo deve fare riscontro una altrettanto indilazionabile disponibilità di risorse commisurate ai fabbisogni effettivi e non più oltre comprimibili del sistema, pena il suo inevitabile collasso. In un tale contesto va affrontata anche – aggiungono – la situazione che si sta determinando in molti atenei, dove si prospetta il rischio che una parte anche consistente degli insegnamenti previsti per il prossimo anno accademico possa non trovare adeguata copertura didattica mettendo a repentaglio l’attivazione di interi corsi di studio”. La Conferenza dei rettori si riserva di ritornare sull’ insieme delle situazioni e delle urgenze segnalate nella prossima Assemblea già convocata per il prossimo 29 luglio, “data di riferimento viste anche le ineludibili scadenze relative alla programmazione delle attività per il prossimo anno accademico”
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