Con minacce obbligavano a far eleggere chi volevano loro. Estorsione, usura, gestione di bische clandestine, detenzione di armi da fuoco e munizioni da guerra, traffico di cocaina ed hashish sono le principali accuse per un gruppo criminale, composto da 20 persone arrestate stamattina dalla Squadra mobile di Lecce. L’operazione “Remetior” è stata compiuta anche con la collaborazione del Reparto prevenzione crimine e del Reparto volo della Polizia di Stato.
I componenti della banda sono responsabili, a vario titolo, di aver fatto parte di un’associazione che controllava le attività economiche del territorio di Lecce e della sua provincia.
Il principale indagato, Salvatore Caramuscio, era già stato condannato all’ergastolo per omicidio e per aver capeggiato il clan mafioso di Filippo Cerfeda, oltre che per traffico di sostanze stupefacenti.
Le indagini, che hanno portato all’arresto delle 20 persone, sono iniziate nel settembre 2008 quando Caramuscio è sparito subito dopo la sua scarcerazione e ha ripreso alleanze con la criminalità organizzata del Salento, pianificando il traffico della droga e le relative spartizioni.
Il latitante, che per la sua pericolosità era inserito nell’elenco dei cento più pericolosi, aveva creato una rete di fidati collaboratori per compiere le attività illecite; il sistema mafioso da lui creato ha continuato ad agire nonostante il suo arresto nel marzo 2009.
Nel corso delle indagini sono stati sequestrati, per la confisca: un terreno di 8 mila metri quadrati nella campagna di Squinzano (Lecce); numerose autovetture e motociclette di grossa cilindrata; un’imbarcazione da diporto; un allevamento di cavalli nella zona di Surbo (Lecce); vari beni, riconducibili agli indagati, per un importo complessivo di 500 mila euro.
Il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano, congratulandosi con il questore di Lecce e i poliziotti della Squadra mobile per l’operazione “Remetior”, ha sottolineato che i salentini “hanno ricevuto nuovi concreti motivi per denunciare con prontezza ogni intimidazione o richiesta minacciosa”.
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