Lo studio biologico dell’encefalo è un campo interdisciplinare che coinvolge molti livelli, da quello molecolare, a quello cellulare (neuronale); dal livello di sistemi neurali relativamente piccoli, a quelli maggiori come le colonne corticali (che mediano la percezione visiva), fino ai grandi sistemi come la corteccia cerebrale e dal cervelletto, al livello elevato del sistema nervoso nella sua totalità. A questo livello superiore, i metodi delle neuroscienze si intrecciano con le scienze cognitive e con la filosofia della mente, generando il campo delle neuroscienze cognitive, La disciplina si sta attualmente trasformando in un campo autonomo. Alcuni ricercatori ritengono che le neuroscienze cognitive forniscano un approccio bottom-up (dal basso, partendo cioè dai dati) per capire la mente e la coscienza, metodo che sarebbe complementare all’approccio top-down (dall’alto, cioè partendo dalla teoria) classico della psicologia più tradizionale. Di questo si è parlato ieri a Roma, nella prestigiosa sala della Mercede di Palazzo Marini, sede di rappresentanza del Senato della Repubblica, in un incontro, introdotto e coordinato dalla’on. Domenico Scilipodi, medico e membro della Commissione Lavoro della Camera, in cui è stato presentato il volume (edito da Tracce) “Manuale di Neuroscienza Cognitiva” del medico e studioso aquilano Giovanni Consalvi. Introdotto dal prof. Maurizio Ortu, Presidente dell’Ordine dei Medici-Chirurghi e degli Odontoiatri de L’Aquila e dal sottoscritto (quale consigliere e coordinatore della commissione ECM dello stesso Ordine), l’Autore ha illustrato i contenuti del suo lavoro inerente la nuova disciplina, inerente lo studio della cognizione di un sistema pensante, attraverso una dotta multidisciplinarità, che sfrutta la coniugazione di discipline anche molto differenti (fisiologia, neurologia, intelligenza artificiale, filosofia e psicologia) per cercare di mettere a fuoco una visione della mente il più valida possibile. Le scienze cognitive in generale si occupano delle modalità di formazione del pensiero, dell’emozione, dell’immaginazione, dell’intellezione e della creatività. Quest’ultimo aspetto è messo in evidenza da Paolo Legrenzi, che guarda soprattutto alle capacità di un homo “faber” piuttosto che “cogitans”. Egli scrive infatti: “Le Scienze cognitive sono il campo di studio di tutto ciò che ha a che fare con le capacità creative dell’uomo e con gli artefatti da lui creati.”: Giovanni Consalvi fa progredire questa visione affermando che le scienze cognitive sono un modello per comprendre come funziona in campo naturale, etico e morale, il pensiero dell’uomo, senza investire mai dimensioni metafisiche, ma con spiegazioni sempre di ordine biologico e scientifico. Gli assunti dei grandi pensatori, da Parmenide a Zenone, da Agostino a Tommaso d’Acquino, da Vico a Kant e poi a Freud e Lorenz, rappresentano il fondamento teoretico di questa visione, che trova spiegazioni nei vie neuro anatomiche e nel loro reale funzionamento. Superando il modello meramente matematico d Kurt Gödel e a Alan Mathison Turing ed inserendo nella visione presentata i concetti desunto dal comportamentismo di Povlov e del funzionalismo di Noam Chomsky, in primo luogo l’Autore presenta il cervello come manipolatore di simboli e poi descrive la mente come posta in tutto l’essere, anche oltre il suo cervello. Per giustificare questa concezione si postula l’esistenza di forme a priori simili a quelle kantiane che si fanno garanti della conoscibilità dell’ambiente esterno e della cognizione. Esse sono indipendenti dall’esperienza (poiché è essa a fondarsi su queste strutture) e sono enti sì mentali (quindi interiori) ma reali. Come si può notare, le scienze cognitive devono molto all’opera del filosofo tedesco, ed infatti Jerry Fodor, le presenta come “un’indagine sperimentale sulle radici della Critica della Ragion Pura di Kant”.Che ci siano processi cognitivi indipendenti dall’esperienza è oramai ampiamente documentato: anche le popolazioni primitive che per contare usano solo tre parole (cioè “Uno”, “Due” e “Più di due”) sono in grado di distinguere fra cinque e sei oggetti, anche se non sanno definire la differenza. Allo stesso modo di Chomsky, Giovanni Consalvi mostra nel suo lavoro, ad esempio, che gran parte della linguistica ha un principio innato, basato su espressioni anche non verbali di valore simbolico. Per Giovanni Consalvi, in definitiva, la mente funziona “per moduli” derivanti da sistemi di input. Le funzioni mentali, come per Fodor, sono pertanto “stimoli” all’operare del cervello in un certo modo o in un altro. L’evento è stato così apprezzato ed ha aperto un tale interesse nel pubblico, che l’on Scilipodi ha pensato di farne un seguito, con dibattito allargato ad esponenti di altre visioni etiche e scientifiche, sempre a Roma nel prossimo mese di novembre.
Carlo Di Stanislao
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