Da 6-7 anni continuano ad aumentare e, insieme, aumenta la diversità biologica: a favorire l’arrivo, puntuale, ogni estate delle meduse ci si mettono le condizioni ‘climatiche’ sempre “migliori”, la trasformazione del Mediterraneo in una succursale tropicale, e la “sovrapesca”. Tanto che in questi giorni nell’alto Tirreno, tra Liguria e Toscana dove la situazione è più allarmante, se ne vedono sciami affacciarsi fino a riva. Le ripercussioni di questa invasione si avvertono sulla pesca, sul turismo e sulla salute. Non ha dubbi l’esperto di meduse, Ferdinando Boero, del dipartimento di biologia marina dell’università del Salento, che all’ANSA racconta il progetto di “scienza dei cittadini” messo a punto grazie alla semplice osservazione delle meduse nei nostri mari. “Ricevo un centinaio di segnalazioni al giorno – spiega Boero – per i bambini è diventato quasi un gioco, come andare a vedere i leoni allo zoo”. Il gioco marino dell’estate 2010 si chiama ‘Occhio alla medusa’, la seconda edizione estesa a tutto il Mediterraneo della campagna ‘Jellywatch 2010’ (un progetto del Ciesm, la Commission internationale pour l’exploration scientifique de la mer Mediterranee di cui è presidente il principe Alberto II di Monaco). Anche se le meduse, osserva l’esperto, “stanno bene con qualsiasi temperatura dell’acqua” – ci sono, infatti, anche quelle artiche – “un’ondata di calore potrebbe, per le nostre latitudini, fungere da amplificatore” di condizioni ideali. E la tendenza “sulla base degli ultimi 6-7 anni” in virtù della “tropicalizzazione del mar Mediterraneo” a causa dei cambiamenti climatici è di “aspettarcene sempre di più” con “una crescita anche della diversità biologica” di quelle specie che “amano il calore delle acque tropicali”: in questo modo, e non soltanto per le meduse, “il nostro bacino sta diventando un crocevia biologico” delle rotte di questi animali marini provenienti dall’oceano Indiano attraverso il canale di Suez o dall’Atlantico. L’espansione delle meduse trova, però, un’ipotesi di correlazione “nella diminuzione dei pesci” sia per la sovrapesca che per “la perdita di spazio ecologico” che, invece, le meduse, in quanto “predatori e competitori”, riescono “a guadagnare”. Il riscaldamento globale, rileva Boero, si può inserire – anche se servirebbero delle ricerche scientifiche – “tra le cause concomitanti della fioritura di alghe” nei nostri mari. In Italia l’sos si concentra su enormi sciami di Velella avvistati nel mar Ligure, preso di mira per un gioco dovuto alle correnti marine, dove hanno colorato la battigia di blu dopo lo spiaggiamento “tipico” di maggio-giugno. La loro presenza indica un ambiente in buone condizioni. Più giù, nel Tirreno centrale, sono comparsi mucchi “in grandi quantità” di Pelagia, la medusa più urticante del Mediterraneo, mentre dalle coste adriatiche arrivano segnalazioni di grandissime quantità di Aurelia, innocua e “bella da osservare”. In queste settimane è stata poi segnalata la ‘caravella portoghese’, la Physalia, che – dice Boero – “non è una medusa ma un sifonoforo galleggiante molto urticante e dalle punture dolorosissime”. Anche quest’anno, da rarità mediterranea (l’ anno scorso si era fatta vedere in Corsica e Toscana), è giunto da Malta fino al Mar Ligure con esemplari dai tentacoli lunghi anche 20 metri in grado di pungere a distanza dal corpo principale. Dopo l’evasione dal mar Nero, nel 2009 fece la sua prima apparizione e anche quest’anno è tornata lungo le nostre coste la medusa killer di pesci, ma innocua per l’uomo, la Mnemiopsis leidy: in realtà uno ctenoforo, non una vera e propria medusa ma simile per consistenza gelatinosa e trasparenza che si nutre di uova e larve di pesci, che ha preso di mira “in modo massiccio la Laguna di Orbetello dove potrebbero esserci ripercussioni per la pesca”. E quando si dovesse esser punti da una medusa urticante, Boero suggerisce rimedi istantanei come “spargere sabbia bollente sulla puntura e rimuovere i tentacoli con una carta di credito, usandola come fosse un rasoio”.
Tommaso Tetro
Mappa delle meduse nel Mediterraneo
Le meduse sono animali marini gelatinosi. Il Mediterraneo anche quest’anno ne sembra invaso. Questa la mappa (aggiornata on-line, su focus.it, in tempo reale grazie alla campagna ‘Occhio alla medusa’) degli esemplari lungo gli 8.000 chilometri delle coste italiane:
– VELELLA (innocua): Comune nel Mediterraneo. Può formare sciami lunghi chilometri e alla fine del ciclo si spiaggia. Viene definita anche ‘barchetta di San Pietro’
– COTYLORHIZA (non urticante): Innocua per l’uomo. Nel 2009 è stata frequente nei mari italiani più meridionali. E’ una delle più belle meduse del Mediterraneo: l’ombrello può misurare anche 30 cm. Ora nelle acque del mar Ligure
– MNEMIOPSIS (non urticante): Innocua per l’uomo, ma molto dannosa per l’ecosistema marino. Ha invaso la laguna di Orbetello. E’ un organismo gelatinoso lungo poco più di 10 cm
– RHIZOSTOMA (non urticante): Nell’Adriatico e nello Jonio, ora in lungo le coste della Puglia jonica (Gallipoli) e adriatica, nell’alto tirreno (Toscana), e Friuli Venezia-Giulia e Veneto. I tentacoli sono corti e non sono armati di cnidocisti pericolose per l’uomo. Il diametro del suo ombrello può arrivare a 60 cm e può pesare fino a 10 kg. Per i cinesi è un piatto prelibato
– PELAGIA (urticante): Dal caldissimo 2003 la sua presenza è quasi costante nel bacino occidentale. La stragrande maggioranza delle punture di meduse sono ascrivibili a questa specie. L’ ombrello misura circa 10 cm con otto lunghi tentacoli che possono raggiungere anche i 10 metri, mentre la bocca è dotata di otto lunghe braccia orali, mangiano uova e larve di pesci con un impatto che può essere devastante sugli stock ittici. Ora nelle acque antistanti la Campania, la Liguria e la Toscana, in generale ha preso di mira il Tirreno del nord e del sud
– CHRYSAORA (urticante): Simile alla Pelagia ma meno urticante. Vive in Atlantico e si spinge molto a nord, in Mediterraneo non é abbondante ma frequente. L’ombrello può raggiungere i 30 cm di diametro. Ora perlopiù in alto Adriatico (Abruzzo)
– PHYSALIA (urticante): Chi viene colpito raramente vede questa medusa (chiamata anche Caravella portoghese) ma avverte solo una fortissima scarica. Non si incontra di frequente, anche se nel 2009 ha colpito diverse volte nel Mediterraneo occidentale, in Corsica, in Liguria e lungo le coste della Toscana. Physalia può misurare 15 cm ma i tentacoli possono raggiungere anche i 30 metri
– PHYLLORHIZA (non urticante): Avvistata, in attesa di conferma. Non infligge punture dolorose. Nel 2009 un esemplare è stato visto per la prima volta lungo le coste italiane all’isola di Tavolara, in Sardegna. E’ una medusa a pois, appartiene alla stessa famiglia di Rhizostoma. Si nutre di plancton di crostacei e, probabilmente, di uova e di larve di pesci.
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