Mercoledì scorso, in occasione dell’assemblea plenaria del Csm, alcuni consiglieri togati avevano chiesto l’apertura di un dibattito sulla questione morale. Ma il vicepresidente Nicola Mancino, aveva negato l’autorizzazione e inoltrato la richiesta al capo dello Stato che presiede di diritto il Csm e ne fissa l’odg. Ed oggi la risposta di Napolitano che avverte che sarà il nuovo Csm a occuparsi dei presunti condizionamenti esercitati su alcuni consiglieri per favorire la nomina del presidente della Corte d’appello di Milano, Alfonso Marra, come emerge dall’inchiesta sulla nuova P3. Nella sua lettera di oggi il Capo dello Stato ha ricordato che la richiesta “prende le mosse, in particolare, dalla esistenza di investigazioni su condotte indebitamente tese a interferire sul voto di alcuni componenti di questo Consiglio in occasione della nomina del Presidente della Corte di Appello di Milano” e che “la questione… dovrebbe essere dibattuta in termini generali e propositivi prescindendo dalla esistenza di indagini penali, disciplinari e amministrative sull’episodio”. Napolitano ha ricordato però che la disamina della questione non dovrà trasformarsi in un processo ai consiglieri che “liberamente, al di fuori di ogni condizionamento” votarono per la nomina di Marra. Inoltre il Presidente ha sollecitato anche il Parlamento a completare entro fine mese la nomina del nuovo Csm, con l’elezione degli otto membri laici del Consiglio, dopo che i giudici hanno eletto i 16 nuovi togati all’inizio di luglio. Intanto, in un’intervista a La Stampa, il vicepresidente del Csm Nicola Mancino conferma di aver incontrato Pasquale Lombardi ma esclude di essersi fatto condizionare per la nomina del presidente della Corte d’Appello di Milano, poi andata a Marra, presunto “raccomandato” della P3. E sui giudici coinvolti nell’inchiesta, Mancino taglia corto: “Non farò sconti a nessuno”. Nel frattempo il Csm si avvia a trasferire Marra, per i suoi “comportamenti non colposi” che però “determinano l’impossibilità di svolgere a Milano la giurisdizione in modo imparziale e indipendente”. Dagli atti presi in visione dal Csm, raccontano fonti di Palazzo dei Marescialli, “si evince che per la nomina a presidente della Corte d’appello di Milano, Marra chiese e ottenne da alcuni personaggi, tra cui alcuni sottoposti a custodia cautelare, di attivarsi anche presso il Csm”. E “il fatto che Marra li abbia messi alla porta significa comunque che ha perso prestigio e ha dimostrato incapacità nel gestire l’attività dell’ufficio sotto il profilo dell’immagine”. Nei prossimi giorni gli inquirenti, il procuratore aggiunto, Giancarlo Capaldo, ed il sostituto, Rodolfo Sabelli, vorrebbero esaminare gli elementi raccolti, anche alla luce delle ultime deposizioni, e valutare le posizioni di altri soggetti i cui nominativi compaiono nelle carte processuali e nelle intercettazioni telefoniche. Risulterebbero quindi probabili ulteriori iscrizioni nel registro degli indagati. Sono previsti gli interrogatori del governatore della Sardegna, Ugo Cappellacci, dell’ex sottosegretario all’Economia, Nicola Cosentino, e dall’ex assessore regionale campano, Ernesto Sica. La settimana successiva riprenderanno, invece, le convocazioni in procura. Anche se dispiaciuto delle “ombre” inquietanti su Verdini, Dell’Utri e Cosentino (che si è dovuto dimettere), in fondo Berlusconi è soddisfatto della non proprio esaltata figura della magistratura e mostra il suo buon umore nella visita all’ e-campus di Novedrate, in provincia di Como, una scuola privata dove, pare abbia dichiarato: “vedo belle ragazze laureate con il massimo dei voti, che non assomigliano certo a Rosy Bindi”. Parole a cui la Bindi replica con ferma pacatezza: “Su quello che ha detto il presidente del Consiglio, mi limito con tristezza a prendere atto che tra i tanti segnali della fine dell’impero c’è anche questa ormai logora ripetitività delle sue volgarità” Ma non solo l’esponente del Pd finisce nel mirino del premier. La seconda frecciata è per Antonio Di Pietro. “Quando studiavo io lo sapeva tutto il condominio – avrebbe detto il premier – quando si è laureato Di Pietro, invece, nessuno ne sapeva niente”. Immediata la replica di Di Pietro: “Anche per queste sue ultime affermazioni lo querelerò augurandomi che si decida ad affrontarmi a viso aperto in un’ aula di Tribunale”. La vista del premier non è piaciuta all’ex ministro dell’Università Fabio Mussi: “Da una parte Gelmini e Tremonti affamano la ricerca e l’università’ pubblica italiane, dall’altra Berlusconi va in festosa visita all’università telematica privata del Cepu”, ma perché meravigliarsi: visita e esternazioni sono del tutto in sintonia col personaggio ed il suo programma, che pare vada bene alla più parte degli italiani.
Carlo di Stanislao
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