«L’Abruzzo rappresenta dal punto di vista del consumo di suolo un caso emblematico». Con queste parole si apre nel dossier “Un’altra casa” il paragrafo dedicato alla “regione verde d’Europa”. «Perché – continua il dossier – se i dati relativi al consumo di suolo nella regione parlano di una superficie artificiale, edilizia residenziale, commerciale ed industriale, pari a circa il 3,4% dell’intera superficie, nella realtà lo stravolgimento del paesaggio costiero realizzato dall’urbanizzazione ha creato una vera e propria barriera tra la Regione e il mare Adriatico. Apparentemente un dato basso, ma legato alla presenza dei massicci montuosi che rappresentano il 65,1% della Regione, mentre le aree di pianura, quelle più adatte alle costruzioni, sono appena l’1%!». Inoltre, solo 10 anni fa, secondo i dati di ISPRA le aree artificiali abruzzesi erano il 2,49%, con un incremento in valori assoluti al 2006 di oltre 7 km², arrivando così al 2,56% della superficie totale. Proprio tra il 1995 ed il 2006 si è costruito in maniera ancora più intensiva sulla costa abruzzese ed in generale nella Regione; basta pensare che sono stati concessi permessi di costruire, tra tutte le destinazioni d’uso, per 17,5 milioni di metri quadrati. È importante notare come l’ultimo aggiornamento ISTAT sulla superficie edificata mostri un aumento della stessa di quasi 7% rispetto alla superficie edificata del 2001, quindi dati ancor più allarmanti, mentre contemporaneamente la popolazione residente è aumentata solo del 5,5%.
«Se si vuole uscire dalla crisi economica, bisogna mettere in campo nuove idee e politiche per i centri urbani – commenta Luzio Nelli, della segreteria regionale di Legambiente Abruzzo – e sostituire al modello di sviluppo centrato sul mattone, che caratterizza l’Italia, un altro più moderno e attento all’innovazione energetica e tecnologica, che abbia al centro il recupero del patrimonio edilizio, fermi il consumo di suolo e dia risposta alla domanda abitativa».
Tra i fenomeni più rilevanti e drammatici prodotti da questi anni di urbanizzazione, c’è anche la crescita dissennata di seconde case sulle aree costiere e, in generale, nei territori più belli e sensibili dell’Italia. Un fenomeno che non risparmia l’Abruzzo: le costruzioni lungo la costa abruzzese vengono descritte nel dossier come un vero e proprio muro di cemento costruito in pochi anni che, prendendo in considerazione anche i progetti in corso, in breve tempo rischia di trasformarsi nella cementificazione dell’intera costa.
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