Un cane dalle dimensioni eccessive e ingombranti al centro di una commedia degli equivoci dove spesso prevale il gusto per il non senso e per le battute più irriverenti e paradossali. Sansone ha – non solo per la stazza del suo protagonista – il peso specifico di un film umoristico tutto giocato sulle accelerazioni e sulla fisicità del docile, logorroico alano del titolo che fin dalle prime scene si rivolge direttamente agli spettatori dando loro del “tu” e introducendoli nel tranquillo cerchio della sua casa borghese, composta da una coppia di genitori e dai loro tre figli.
Quando il capofamiglia, inseguendo una imperdibile opportunità lavorativa, decide di trasferirsi in California, i suoi cari, compreso il mastodontico cane, dovranno seguirlo e imparare a immedesimarsi nel nuovo ambiente. Così, tra parchi esclusivi per i migliori amici dell’uomo, divisioni canine in gruppi, datori di lavoro dalle manie cinofile e disastri domestici assortiti, il perspicace Sansone dovrà provvedere alle “esigenze” dei suoi familiari e superare certi complessi legati alle sue sgraziate dimensioni. Frutto della rielaborazione di una nota striscia di fumetti, il film proietta la sua energia vitale con trovate di sicuro impatto comico, travolgendo con la mole del suo protagonista gli ostacoli di un plot dal taglio classico e concentrando alcune delle idee più ardite in sequenze rielaborate in digitale, per poi affidarsi, nei momenti meno convulsi, alla presenza scenica del mite e pachidermico alano; come nel finale, dove fra gag e spiritosaggini varie, sembra affermarsi una specie di travolgente manifesto dell’orgoglio canino.
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