Si attende l’arrivo, nelle prossime ore, dei poveri resti dei due soldati italiani morti ieri in Afganistan per lo scoppio di un ordigno rudimentale. I corpi di Mauro Gigli e Pierdavide De Cillis, saranno trasferiti nelle prossime ore direttamente in Italia da Herat, sede del Comando regionale occidentale (RC-W) sotto responsabilità italiana. A poche ore dall’ennesima tragedia che ha colpito il contingente italiano, gli uomini della Brigata alpina Taurinense sono ancora sotto shock, mentre il generale Claudio Berto e gli ufficiali a lui vicini studiano quanto è successo per capire se vi siano stati errori di procedura. un minuto di silenzio e’ stato osservato dall’assemblea del Senato in onore dei due soldati italiani uccisi, dopo che lo stesso Presidente Schifani, con una telefonata al presidente di turno, Vannino Chiti, aveva informato l’Aula della ”tragica notizia”. L’on. Franco Narducci, Vicepresidente della Commissione esteri ed eletto dagli italiani all’estero, ha espresso profondo cordoglio per la morte dei due militari italiani avvenuta a causa dell’esplosione di un ordigno nel villaggio di Injil, a 8 chilometri a sud di Herat in Afghanistan. “I continui attacchi alle forze di pacificazione presenti sul territorio afghano – ha dichiarato Narducci – sono anche testimonianza che i talebani si trovano,ora,alle strette. Occorre, ora più che mai, una riflessione condivisa sulla sicurezza dei nostri militari in quell’area del mondo ed è necessario attuare tutti gli sforzi per sottrarre al terrorismo il suo alimento economico e cioè i proventi derivanti dall’oppio. Lo dobbiamo fare – ha concluso l’on. Franco Narducci – attraverso un piano di sviluppo rurale da attuare di concerto tra tutte le forze presenti sul territorio afghano e con il fondamentale consenso delle già costituite autorità locali”. Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano appresa con commozione la notizia ha espresso i suoi sentimenti di solidale partecipazione al dolore dei famigliari dei caduti. Il presidente del Senato, Renato Schifani, a nome suo personale e dell’intera Assemblea di Palazzo Madama ha inviato un messaggio ai familiari dei Caduti e al Capo di stato Maggiore della Difesa, Generale Vincenzo Camporini, esprimendo i sensi del piu’ profondo cordoglio e della piu’ sincera vicinanza. “L’Italia piange purtroppo ancora una volta i propri Caduti. La morte dei due nostri ragazzi assassinati dal terrorismo integralista – precisa il Presidente Schifani – apre una ferita profondissima in tutti noi. Questi giovani hanno dato la vita mentre stavano compiendo una difficile e fondamentale missione in difesa dei valori irrinunciabili della pace e per la nostra sicurezza”. Il ministro della Difesa Ignazio La Russa ha espresso sentimenti di “profondo cordoglio e sentita personale partecipazione al gravissimo lutto” che ha colpito le famiglie dei Caduti e l’Esercito tutto. Quando arrivano queste notizie cosi’ drammatiche “ci si domanda se ne vale la pena” ha affermato infine il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Proprio in queste situazioni, pero’, ha aggiunto il premier, “bisogna rafforzare l’idea che ne vale la pena”. Il presidente del Consiglio fa le condoglianze alle famiglie delle vittime premettendo che in queste circostanze “le parole non hanno senso”, non possono “lenire il dolore. C’e’ solo il fatto di apprezzare chi compie la scelta personale di andare in missione”. “La carriera di un soldato espone a certi rischi. Chi e’ andato in Afghanistan lo ha fatto per scelta personale”. Per il premier, dunque, queste notizie “creano dolore” ma “e’ giusto fare quello che facciamo”. Infine, il presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini, ha inviato al Gen. S.A. Vincenzo Camporini, Capo di Stato Maggiore della Difesa, il seguente messaggio: “Ho appreso con profondo dolore la notizia della scomparsa di due militari italiani impegnati in una operazione di disinnesco di un ordigno nei pressi di Herat. E’ l’ennesimo tributo di sangue pagato dalle nostre Forze Armate alla causa della liberta’ e della democrazia”. “Le istituzioni ed il Paese – prosegue – vogliono far sentire la propria vicinanza ed il proprio sostegno a tutti i nostri militari impegnati in Afghanistan, il cui spirito di sacrificio consente la prosecuzione dell’impegno volto a garantire la sicurezza nella Regione. In questo doloroso momento in cui l’Italia piange i suoi valorosi soldati, La prego di far pervenire ai familiari dei caduti il cordoglio piu’ profondo e la commossa solidarieta’ mia e della Camera dei deputati”. L’Italia schiera al momento in Afghanistan oltre 3.000 militari nell’ambito della missione Isaf, ma dal mese scorso stanno arrivando rinforzi che porteranno gradualmente a 4.000 il numero degli uomini del contingente nazionale. La grande maggioranza degli italiani è schierata ad Herat, nell’Ovest del paese. Una piccola quota si trova a Kabul. Dal 20 aprile il comando della zona Ovest è affidato al generale Claudio Berto, comandante della brigata alpina Taurinense. Il Regional Command West (Rc-W), la zona sotto la responsabilità italiana, è un’ampia regione dell’Afghanistan occidentale (grande quanto il Nord Italia) che si estende sulle quattro province di Herat, Badghis, Ghowr e Farah. La componente principale è costituita dai soldati della Taurinense; è presente inoltre un significativo contributo di uomini e mezzi della Marina Militare, dell’Aeronautica, dei Carabinieri e della Guardia di Finanza. Complessivamente contribuiscono al Regional Command West 11 nazioni con 6.000 uomini, tutti sotto il comando italiano. Tra i militari italiani, alta la quota (oltre 500 uomini) di addestratori con il compito di formare le forze armate e di sicurezza afgane. Dopo l’allarme lanciato dalla Casa Bianca per la diffusione di segreti che mettono a rischio i militari e la sicurezza nazionale, oggi vengono messe in discussione anche le capacità tecnologiche statunitensi da rapporti che raccontano di velivoli teleguidati non sempre precisi, abbattuti dai jet americani perché fuori controllo o incidentati che richiedono l’invio di forze speciali in territorio ostile per impedire che i relitti cadano in mano talebana. Cose normali in un guerra ma che verranno lette dall’opinione pubblica come sintomi di debolezza. Circa l’Italia riemergono, nei giornali Usa, le ben note critiche degli alleati per la liberazione di alcuni prigionieri talebani pretesa da Roma per ottenere il rilascio di Daniele Mastrogiacomo. Tutto questo riduce il già scarso supporto dell’opinione pubblica occidentale alla presenza di truppe in Afghanistan, minando la traballante coesione degli alleati della Nato e la determinazione dei singoli governi a mantenere le truppe a Kabul, anche se il nostro Berlusconi si dice fermo e intenzionato a restare.
Carlo Di Stanislao
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