Tende la mano Fini, con una intervista distensiva rilasciata a Il Foglio: una mossa studiata con i suoi più stretti collaboratori, messa a punto parola per parola, limata e consegnata ieri a tarda sera, in cui spiega che non ha nessuna intenzione di distruggere il Pdl, che a lui e a Berlusconi spetta il compito di onorare il patto stretto con gli italiani con la vittoria alle elezioni e che una eventuale “mattanza” non gioverebbe a nessuno.Il documento, conferma una fonte politica, è stato portato immediatamente all’esame dell’ufficio di presidenza convocato per le 20 di ieri e se ne è discusso durante il vertice notturno del partito a Palazzo Grazioli, durato oltre quattro ore. Letta, ieri, ha contattato Fini per proporre un incontro riservato tra cofondatori. Il Presidente della Camera, in un primo tempo, avrebbe risposto negativamente. Poi, però, avrebbe ritelefonato al sottosegretario per rendersi disponibile. In serata, infine le dichiarazioni diffuse dal Foglio di Ferrara. E una ben altra “testa di ponte”, era stata lanciata ieri dal Il Giornale della famiglia Berlusconi, con Feltri impegnato a gettare nel campo del Presidente della Camera la palla della questione morale che i finiani avevano lanciato in quello berlusconiano, con un titolo esplicativo: “Un appartamento lasciato in eredità ad An finisce a una misteriosa finanziaria estera”, che vuole essere la prima puntata di un’inchiesta giornalistica a orologeria, che i finiani interpretano alla stregua di un “messaggio paramafioso” contro il quale Fini avrebbe già disposto querela. Quanto al premier, Berlusconi è infuriato e pare abbia ormai deciso una resa dei conti ad horas, della quale sarebbero già state fissate le tappe. Le indiscrezioni sapientemente divulgate fissano il ciak si gira nell’Ufficio di presidenza convocato per domani e annunciano un documento che darebbe l’ok all’espulsione dal Pdl di Italo Bocchino, Fabio Granata e Carmelo Briguglio, se non addirittura dello stesso Fini, saltando perfino il passaggio dei probiviri. . Lo Statuto, interpretano i berluscones, prevedrebbe la possibilità che l’organismo presieduto da Berlusconi possa decidere l’espulsione in caso di “infrazione disciplinare” o di “atto comunque lesivo della integrità morale del P.L. o degli interessi politici dello stesso”. Questa strada, in ogni caso, esporrebbe il Cavaliere a ricadute d’immagine “ben poco liberale” . C’è da ricordare, tra l’altro, che il Presidente della Camera – in omaggio alla carica che ricopre – non ha la tessera di partito e che lo stesso Granata ne sarebbe sprovvisto, visto che nel Pdl il tesseramento è stato solo avviato. Alcuni, fra cui lo stesso Verdini, propendono invece per un documento politico, una testa di ponte (anche questa), che salvi capra e cavoli e si limiti alla censura del comportamento di Fini e dei suoi, senza costringerli ad abbandonare il partito. L’ex leader di An, tra l’altro, ha ripetuto a chiare lettere anche sulla testa di ponte affidata al Foglio: non abbandonerà il Pdl che ha cofondato. All’ira di Berlusconi, in sostanza, si contrappone la sfida di Fini: “vediamo come fanno a cacciarmi…”. e noi, vaghe stelle, staremo a guardare, con grande interesse.
Carlo Di Stanislao
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