Nel mondo ci sono due ponti dedicati ad italiani: The Verrazano, a New York, e l’Alfred Zampa Memorial Bridge, a Crockett, in California. Se Giovanni da Verrazzano non ha bisogno di presentazioni, a raccontare la storia di Alfred Zampa è il nipote, Donald. “Nonno Al, come lo chiamano qui, e nonna Angelina D’Amico, erano originari di Ortucchio, in provincia dell’Aquila. I loro genitori partirono per l’America agli inizi del ‘900.Mio nonno ha cominciato un’opera che non potevamo non raccogliere – si avverte un profondo orgoglio nelle parole di Donald – oggi seguitiamo a costruire ponti e soprattutto a difendere i diritti dei lavoratori grazie all’impegno nel sindacato”.
Poi, il racconto sembra diventare un romanzo d’avventura. Alfred Zampa nasce il 12 marzo 1905 a Selby, in California, poco distante da San Francisco, e la sua vita è subito “all’insegna del coraggio, dell’onestà, dell’altruismo e dell’entusiasmo”. Dopo il diploma sceglie un mestiere durissimo, e molto, molto rischioso, ad appena 20 anni è un iron worker, ed oggi è una vera leggenda. Dedicate a lui, alla sua vita, opere letterarie e teatrali, come The Ace, di Isabelle Maynard, Asso veniva infatti chiamato Al.
Zampa ha costruito ponti grandiosi in California, Arizona e Texas, poi all’inizio del 1930 è tornato nella baia di San Francisco. Nel 1936, mentre trave su trave veniva su il Golden Gate, Alfred, per una banale scivolata, precipita nel vuoto, “un volo incredibile, fino a sfiorare la roccia. I compagni, attoniti, lo credono morto”, arrivato, forse, in quell’inferno o paradiso che per tutti appariva sempre più vicino, sia perché la costruzione sembrava sfiorare il cielo, sia perché consapevoli che ogni passo può essere fatale. “Ma nonno, come dicono degli abruzzesi, aveva la pelle dura, o forse, come racconta qualcuno, un angelo diventato nel frattempo suo amico, ha voluto regalargli qualche anno in più”.
Alcuni mesi di ospedale, un lungo periodo di riabilitazione e Alfred torna sui ponti, “a metà strada tra il paradiso e l’inferno”. Così chiamò l’associazione che fondò per tutelare i diritti di tutta la categoria, e quando non si lavorava perché un iron worker aveva perso la vita, Alfred radunava tutti per discutere su come esigere elmetti e reti di sicurezza, “eppure credo che nonno non si sia mai reso conto dei pericoli che correva, neanche la caduta lo rese più cauto. Basti dire che ha lavorato fino a 65 anni, solo perché è andato in pensione”. Al ha vissuto intensamente, mettendo passione, anima, in tutto quello che faceva, anche come allenatore di una squadra di baseball che vinse il campionato nel 1953.
Al è morto nel 2000, a 95 anni, e dopo soli tre anni lo Stato della California ha voluto rendergli omaggio inaugurando l’Alfred Zampa Memorial Bridge. “Quando abbiamo avuto la notizia – spiega Giuseppe Leopardi del Comune di Ortucchio – ci siamo resi conto che era una celebrità, un vanto per noi”. Così, per volere dell’allora Sindaco Mario Frigioni, la piazza del Comune è dedicata ad Alfred Zampa.
Alla cerimonia non mancò il ringraziamento del Governatore della California, Arnold Schwarzenegger. Oggi gli Zampa sono numerosi, dopo i figli di Alfred, Richard ed Eugene, entrambi iron worker con grande apprensione di mamma Angelina, i nipoti continuano a concretizzare gli insegnamenti di Al, “il rispetto, verso gli altri e se stessi – ricorda Donald – e un amore sconfinato verso Ortucchio che lui non ha mai visto, dove sono stato in occasione dell’inaugurazione della Piazza, e dove mi sento a casa”.
Giovanna Chiarilli
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