Una delle cose più tristi che la vita ci costringe ad affrontare è la guerra fratricida. La necessità di combattere all’interno dei propri simili per decidere chi dovrà portare in battaglia lo scettro contro il nemico reale.
E tuttavia la cruda analisi della realtà implica necessariamente la consapevolezza che questo momento deve arrivare, che sarà crudo e crudele, forse più violento della battaglia vera. A Brindisi sta accadendo. In questa estate torrida e ventosa, piena di circensem e scarsa di panem un uomo che ha vinto Sanremo, che canta canzoni che parlano di matti, di preti e di lavoro, ha dato retta a quanti pensano che i soldi non sono tutto, che la vita non ha prezzo e che chi avvelena il mondo non può lavarsi la coscienza con una serata di allegria.
Simone Cristicchi lo ha fatto, altri non lo hanno fatto. Di ciò va tenuto conto nel rispetto di ciascuno.
Questa scelta ha scatenato tante ire, tra queste quelle un sedicente “Comitato dei Lavoratori della Federico II”. Un comunicato di 382 parole: veleno a valanga. Trecentoottantadue parole fatte di livore e di rabbia, quel livore e quella rabbia che rendono la penna più veloce del pensiero e fanno dire sciocchezze a badilate.
Sarebbe troppo semplice controbattere alle affermazioni propagandistiche esposte nel comunicato, spero che nessuno lo faccia. Sarebbe troppo semplice alzare il tono verso chi usa appellativi e attribuzioni insensate come “ecoterrorista” o gatto spelacchiato verso persone fisiche che hanno carne e sangue come tutti, con famiglie, sentimenti, valori e anche difetti. Come tutti. Esseri umani che, prima di eseguire ordini, di cedere alla scelta “mors tua vita mea”, immaginano un altro mondo possibile e se hanno solo le trombette per raccontarlo suonano le trombette.
E le trombette le suonano per tutti, perché nel mondo nuovo che si immagina c’è posto anche per i Comitati dei Lavoratori della Federico II, perché è un mondo fatto di tolleranza e di comprensione per le esigenze di tutti.
È certo però che delle scelte bisogna compierle e le scelte hanno un prezzo che bisogna pagare. Cristicchi lo ha fatto, altri non lo hanno fatto. Ne avranno i loro motivi.
Ma dev’esser chiaro a tutti che chi è contro la pena di morte lo è senza se e senza ma, anche se chi ha scelto il mestiere del boia dovrà fare la fatica di riconvertirsi, non vi pare?
Pino De Luca ( no al carbone-brindisi)
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