A Poggio Somavilla in prossimità della Chiesa di Madonna del Piano si riscontra il nucleo di un monumento funerario “a torre” sito lungo l’ipotizzata arteria di congiunzione che da Forum Novum portava al Tevere e alla Flaminia. Le scoperte più eclatanti nelle vicinanze di Poggio Sommavilla (ora facente parte del Comune di Collevecchio) risalgono al biennio 1836-38 e successivamente nel 1895 presso la Collina e Grotti o Ara dei Gelsi o Casale Tosti sono emerse testimonianze materiali risalenti all’influenza falisco-capenate, in un arco temporale che va dalla fine del VII alla fine del IV sec. a. C..
A causa delle diverse compravendite effettuate dai proprietari dei terreni in cui erano stati ritrovati i reperti, esse sono andate disperse fra diversi Musei, fra cui il Museo Archeologico di Firenze e il Museo Nazionale di Copenaghen.Si registrano anche ritrovamenti di sculture, fra cui una testa conservata nel Museo Nazionale Romano e fonti epigrafiche dalle quali si evince che il sito continuò a essere altresì frequentato in età romana, come testimonia del resto il sepolcro in esame.
Allo stato attuale il sepolcro ha una base di m. 3,70 per un’altezza all’incirca di m. 4,60. Sul lato nord-est si appoggia una casa colonica, realizzata in tempi recenti, che si estende parzialmente sulla parte più alta della torre.
Il corpo di fabbrica si differenzia dalla precedente sequenza descrittiva per la metodologia edilizia e per alcuni elementi compositivi, come la suddivisione dell’interno in quattro vani, con un ridimensionamento dei due superiori a causa del cedimento del divisorio intermedio.
Di notevole interesse risultano essere le deduzioni che è possibile trarre in funzione alla viabilità. Il corpo di fabbrica, scarno di rivestimento, risulta privo di zoccolo e caratterizzato da blocchetti parallelepipedi di tufo, disposti orizzontalmente, col lato lungo a vista, senza corrispondenza dei giunti verticali, e allettati in strati orizzontali di abbondante malta di colore grigio. Sui lati liberi delle strutture, alla base, vi sono delle cavità che talvolta assumo le fattezze di nicchie alte da terra quasi I m., anche se non si è certi che fossero previste nel progetto ordinario.
In località Podere Forani, sotto la giurisdizione amministrativa di Casperia, è possibile individuare un sepolcro ridotto allo stato di rudere, il quale originariamente si componeva di due parti che probabilmente si sono distaccate dopo essere state colpite da un fulmine. Quella più corposa risulta essere alta all’incirca 5 m. e si compone di cinque gettate. E’ caratterizzata da una base irregolare di m. 5,60 X m. 2,50.
Per la realizzazione di questo impianto si è utilizzato un tipo di materiale composto di selci, scaglie di tegole e malta giallastra compatta.
Il gruppo di Mompeo è di notevole importanza sia per le dimensioni sia per lo stato di conservazione.
Ci troviamo nell’area a ridosso dei Monti Sabini a più di trenta chilometri rispettivamente da Rieti e dalla collina di Arci, dove è stato rinvenuto l’antico abitato di Cures.
Cures è la più importante delle città sabine e viene considerata dalle fonti quale prima fondazione sabina nella Valle del Tevere e in stretto rapporto con la nascita di Roma.
I monumenti risultano allineati al tracciato viario che probabilmente sotto i Romani.
Fungeva da collegamento fra la Salaria e le ville di Mompeo. Valido strumento per chiarire l’originario assetto stradale risulta il miliario di Augusto del 16-15 a.C. emerso nel 1956, in vocabolo Campo, nei pressi dei monumenti funerari in esame e che segna il XXXV miglio da Roma.
Per la realizzazione dei suddetti si è ricorsi all’impiego di calcari bianchi, talvolta di calcari con selci e per l’edificazione è stato utilizzato un travertino proveniente con ogni probabilità dalle cave di Castelnuovo di Farfa, facies travertinosa all’interno dei terreni calcarei dei Monti Sabini.
Corpo di fabbrica situato in prossimità del bivio fra la strada provinciale Tancia per Rieti e la diramazione locale per Mompeo. È ritenuto basilare per la ricostruzione del tipo “a torre” nell’area sabina. L’edificio è alto circa m. 7.87 sul piano da calpestio, spoglio del rivestimento e costituito da quindici gettate di fabbrica di cui undici nel corpo superiore a forma di dado e quattro in quello inferiore, costituito da un basamento a due gradini che fuoriescono rispettivamente di cm. 82 e di cm. 40 dalla massa.
Nel corpo superiore sporgono le testate di blocchi parallelepipedi messi in chiave su nove piani. I blocchi recano sulle facce a vista le tracce marcate di lavorazione che si diradano alla sommità del corpo di fabbrica. In riferimento alla disposizione delle testate dei blocchi, emerge un ridimensionamento in corrispondenza degli angoli rispettivamente a sud e a nord dell’elevato. Il calcestruzzo utilizzato omogeneamente
stratificato con l’impiego di pietra calcarea locale è di gradazione scura.
Pure in questo contesto risultano evidenti i segni di una base per intonaco. Il monumento doveva essere rivestito originariamente da lastre in calcare locale.
In prossimità del piazzale antistante questo corpo di fabbrica a Mompeo nei pressi del nucleo precedente, sono visibili i resti di una grossa costruzione in calcestruzzo alta all’incirca 1,50 m. sul piano di calpestio. Il nucleo in questione è stato
rinvenuto occasionalmente nel 1971 durante i lavori di livellamento del piazzale adiacente all’edificio scolastico.
Nel corso dei lavori fu rinvenuta un’urna cineraria in marmo, di forma ovoidale, con due anse laterali, coperchio conico, povera di epigrafi ed elementi decorativi. Durante il ritrovamento emersero dall’interno i resti di ossa umane combuste e gemme o calchi di gesso raffiguranti delle teste.
L’urna, come il cippo miliare citato in precedenza, dal confronto con esemplari analoghi è una delle poche testimonianze in Sabina riconducibili a monumenti funerari.
Francesca Ranieri
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