I detenuti italiani, per la maggior parte cittadini stranieri (una buona parte di religione islamica, cosa che preoccupa i sindacati della polizia penitenziaria che parlano di rischio islamico) hanno a disposizione un’assistenza sanitaria inadeguata e sono stipati in edifici troppo piccoli e inadatti a questa crescita esponenziale. La rissa nell’Opg di Aversa, che ha procurato ferite a cinque poliziotti, l’aggressione di un boss della malavita pugliese, detenuto a Carinola, ai danni dell’ispettore di sorveglianza generale, l’evasione di due detenuti dal carcere di Bollate e l’ultimo suicido nel carcere di Rebibbia sono forse i sintomi del possibile collasso del sistema carcerario italiano. La situazione più critica sembra essere quella rilevata nel carcere di Ucciardone a Palermo, dove gli addetti all’ispezione dei Radicali e dell’Associazione Ristretti Orizzonti si sono trovati davanti ad una struttura inadatta e fatiscente nella quale è presente il “canile” che consiste in una serie di gabbie con tettoia di plastica, larghe un metro ed alte due, dove i detenuti sono costretti a stare in piedi e sono impossibilitati a muoversi. Secondo i dati del Dipartimento amministrazione penitenziaria, in Italia abbiamo 206 istituti per 64.406 detenuti, ossia 20mila in più di quelli regolamentari. La regione che ospita il maggior numero di reclusi è la Lombardia con 8.813, seguita dalla Sicilia con 7.615 e dalla Campania con 7.589; gli uomini dietro le sbarre sono 62.040, le donne 2751. Il carcere più affollato è Poggioreale a Napoli con 2.266 detenuti contro una capienza di 1.400 unità, seguono poi Lecce che ospita oltre 700 detenuti in più di quelli previsti, e San Vittore a Milano con oltre 600 esuberi. Il 37% dei prigionieri sono stranieri e tra loro la maggioranza, quasi 20 mila, sono extracomunitari. Rilevante è il dato, già indicato, relativo ai detenuti extracomunitari, quasi il 40% sul totale. Bisogna trovare nuove soluzioni per loro, ossia forme diverse di detenzione come in istituti di recupero; centri per l’asilo politico; accompagnamento dell’extracomunitario al suo Paese di origine (salvo i casi che esso non garantisca la sua incolumità fisica, ad esempio dove vi sono guerre in corso o dittature poco affidabili). In tal modo non li si tiene qui ad infracidire costipati come bestie, ma si darà loro una collocazione che risponda alle esigenze del singolo caso. Così da dare anche maggiore respiro e spazio ai detenuti nostrani. Per tre giorni, dal 13 al 15 agosto, 250 tra europarlamentari, parlamentari e consiglieri regionali, hanno visitato i 216 istituti penitenziari della Penisola, aderendo alla’iniziativa del Partito Radicale “Ferragosto in Carcere”: un’iniziativa per accendere i riflettori sulla situazione delle carceri italiane, troppo spesso costrette in un silenzio assordante. Già il 18 maggio scorso il Presidente Napolitano aveva dichiarato: “È ormai ineludibile l’attuazione di interventi normativi e organizzativi per il superamento delle molte criticità che caratterizzano il sistema carcerario italiano”, un sistema sovraffollato, con il doppio della popolazione carceriaria che potrebbe contenere e punte di aggregazioni inferiori agli standard di un detenuto ogni tre metri quadri, previsti dalla Ue. A testimonianza della gravità del problema si ricorda solo un dato: sono 41 i detenuti che si sono tolti la vita dall’inizio dell’anno; 10 in più rispetto al 2009 che pure ha fatto registrare il “record storico” di suicidi in carcere, con 72 casi. Il totale dei detenuti morti nel 2010, tra suicidi, malattie e cause ‘da accertare’ arriva invece a 106 (negli ultimi 10 anni i “morti di carcere” sono stati 1.703, di cui 594 per suicidio). Ma non sono soltanto i detenuti, segnalano i Radicali, a “morire di carcere”: da inizio anno già 4 agenti di Polizia penitenziaria si sono tolti la vita e il 23 luglio si è ucciso anche il Provveditore alle carceri della Calabria, Paolo Quattrone. Augusto Di Stanislao e Alfonso Mascitelli (rispettivamente deputato e senatore dell’Italia dei Valori) hanno visitato il 14 agosto il penitenziario di Lanciano, affermando che l’istituto “accoglie piu’ del doppio dei detenuti che e’ in grado di contenere e le condizioni del personale penitenziario sono al limite della sopportazione e della vivibilita”. ”Quella dell’IdV – ha tenuto a sottolineare Di Stanislao – e’ stata una visita ispettiva di impegno e non di rito, per mettere in evidenza le cose non fatte e quelle da fare. Di fatto c’e’ un surplus di oltre 23.000 detenuti e il Ministro si era impegnato ad assumere altri 1.000 operatori, anche se il fabbisogno si aggira sulle 6.000 unita’ ed e’ un dato di fatto la totale incapacita’ del Governo a gestire tale emergenza”. Di Stanislao e Mascitelli, alla ripresa dei lavori parlamentari, a settembre, chiederanno alla Camera e al Senato che vengano rispettati gli impegni assunti e non mantenuti dal Governo e che il ministro Alfano riferisca in entrambe le Aule sull’emergenza carceri ”da lui sollevata e mai affrontata concretamente, anche a seguito della mozione di Di Stanislao approvata all’unanimita’ e rimasta finora lettera morta”. Giuliana Carlno, sempre del’Idv, ha visitato invece il 13 agosto il Carcere di Sulmona, tristemente noto come “Carcere dei suicidi” e dichiarato, a fine visita, “irettore e guardie carcerarie ce la mettono tutta, ma la situazione è molto preoccupante, soprattutto per quel che riguarda il sovraffollamento”. “posti previsti sarebbero 272 – sostiene Giuliana Carlino – ma in realtà la struttura ospita 420 persone, 150 delle quali in regime di massima sicurezza e altre decine sottoposte al 41 bis: i detenuti comuni sono 105 e per tutti sono in funzione i laboratori previsti dai progetti di recupero ministeriali. Un altro problema, oltre al sovraffollamento, è rappresentato dalle carenze nei servizi sanitari, in particolare per quel che riguarda il supporto psicologico”. “Di certo – ha concluso la senatrice IdV – i tagli disposti dalla finanziaria incidono pesantemente sia sull’ordinaria amministrazione che sulle attività accessorie, di sostegno. Evidentemente al centrodestra e al Governo Berlusconi questo non interessa: ma non conoscono la famosa barzelletta che vedeva i governanti del momento impegnati più nel sistemare le carceri che le scuole, nella prospettiva di un probabile utilizzo personale di quelle strutture?” Ricordiamo infine, per quanto riguarda il complesso della nostra regione, che in una nota del 12 agosto, il responsabile Pd del dipartimento diritti e garanzie della provincia dell’Aquila Giulio Petrilli, ha fornito dati inquietanti. L’indice di sovraffollamento delle carceri abruzzesi e’ del 40% e vi sono 2.043 i detenuti su una capienza di 1.455. In controtendenza il carcere dell’Aquila, forse unico in Italia ad avere meno detenuti rispetto alla capienza: 181 su 205 ”perche’ – spiega Petrilli – essendo un carcere al 90% con detenuti in 41 bis sono tutti in celle singole”. Il problema è urgente e spinoso, ma, come in altri casi, l’attuale maggioranza di Governo è troppo impegnata in lodi vari e leggi “ad personam” per salvare i “furbetti del quartierino” messisi in politica a tale scopo, per poterci pensare.
Carlo Di Stanislao
Lascia un commento