Sale la tensione fra Giorgio Napolitano e il Pdl di fronte agli sbocchi di un’eventuale crisi di governo: esecutivo tecnico o ritorno alle urne? Il capo dello Stato si infuria per le “pressioni indebite” di questi giorni. Durissima ieri la sua nota per mettere un freno a quelle che definisce “gratuite insinuazioni e indebite pressioni”. Napolitano ha attaccato il deputato del Pdl, Maurizio Bianconi, che in un’intervista aveva detto che il presidente ‘sta tradendo la Costituzione’. Se Bianconi “fosse convinto delle sue ragioni avrebbe il dovere di assumere iniziative ai sensi dell’articolo 90 e relative norme di attuazione”, ovvero dovrebbe chiedere l’impeachment, si legge nella secca risposta del Colle. Ed anche di altre “indebite ingerenze”, parla la nota, che, evidentemente, si riferisce a quella di Maroni (orma fedelissimo scherato di Berlusconi) e del ministro della Giustizia Angelino Alfano, secondo cui un governo ‘tecnico’ violerebbe l’articolo 1 della Costituzione e, più in generale, a tutto il Pdl, nonché alla Lega di Bossi, che continua a insistere sull’impossibilità di un tal tipo di governo. Oggi è intervenuto anche Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera, che sul Corriere cerca di stemperare pur ribadendo che le prerogative del Presidente della Repubblica devono fare i conti con il sistema bipolare. Si smarca subito dall’indifendibile posizione di Biancone e dice: “dal termine tradimento mi dissocio” ed aggiunge che “va chiarito che rimane inalterato il rapporto di rispetto con il presidente della Repubblica”. Tuttavia, aggiunge: “ci troviamo in un sistema bipolare e facciamo le elezioni indicando il nome del premier e nessun capo dello Stato può poi pensare di proporre un nome diverso da quello uscito dalle urne”. Anche le prerogative costituzionali di Napolitano “non possono non misurarsi con questo dato nuovo”. Berlusconi, da parte sua , si sarebbe detto “stupito” dalla nota di Napolitano e a Porto Rotondo, ieri sera, ha lanciato alla folla parole rassicuranti: “io non mollo”, vedrete che ce la caveremo sempre”, aggiungendo che ormai è pronto il famoso ‘programma’ da sottoporre al gruppo dei finiani per rifondare la maggioranza in settembre: un programma che da parte dei dissidenti è visto vuoi come un’offerta di pace, vuoi come un ultimatum minaccioso. Insomma fuoco a volontà su Fini e invece con Napolitano attenti a misurare le parole, con il solito Gianni Letta a sondare direttamente il Colle e comprendere come mai quella polemica del Presidente con il “carneade” Bianconi. Concordo con Ugo Magri che oggi, su La Stampa, dice che in realtà Berlusconi non desidera affatto le elezioni subito: il vero suo traguardo è arrivare al 2013 e per riuscirci, deve agitare le urne come spauracchio. Usa toni duri e da ultimatum solo augurandosi che dei 33-34 passati con Fini qualcuno torni all’ovile entro settembre, quando il governo invocherà la fiducia sul nuovo programma dei “quattro punti”. Ma questo suo piano può funzionare solo se il Colle collabora, in modo che lui possa far circolare, come ha fatto attraverso Schifani, seconda carica dello Stato, che Napolitano è pronto a sciogliere le Camere e a indire nuove elezioni, casomai il governo si dimettesse. Ma non è questo che traspare dai recenti messaggi del Presidente della Repubblica. Napolitano, purtroppo per il premier, è di avviso diverso, anche perché, se la pensasse come vorrebbe il Cavaliere, dovrebbe rinunciare alle prerogative che la Costituzione gli assegna, in pratica auto-licenziandosi da Presidente. Per questo, da giorni, tiene le mani libere e dichiara che come si regolerà in una crisi sarà deciso sul momento, aggiungendo che, nel frattempo, pretende che nessuno gli tiri la giacca. Dicono su Repubblica che le poche righe diffuse da Napolitano hanno spezzato l’idillio estivo della Costa Smeralda nel quale il Cavaliere, in compagnia dei figli Barbara e Luigi e dei nipotini, si è immerso dalla vigilia di Ferragosto, nel suo “buen retiro” di Villa Certosa. La portata delle parole del presidente della Repubblica non lascia adito a dubbi: Napolitano picchia sul deputato Maurizio Bianconi per rispondere ad Alfano e Maroni che domenica avevano liquidato un esecutivo tecnico come qualcosa di contrario alla Costituzione. Ed allora invia messaggi concilianti attraverso Cicchitto e tentativi pieno di bon ton con il sgarbatissimo Letta, affermando, al contempo, di lavorare al programma da presentare ai finiani alla ripresa, aiutato anche da Mariarosaria Rossi, la fedele deputata che a inizio mese ha organizzato le trionfali cene romane tra il premier e le parlamentari del Pdl. Berlusconi chiederà a Fini, nella veste di presidente della Camera, di convocare l’aula entro il 15 settembre per “comunicazioni del presidente del Consiglio” e solo in quel momento sapremo, dalla reazione di tutti gli attori di questa complicata vicenda, come davvero stanno le cose. Nel frattempo il Caimano medita sulle ultime mosse: l’attacco “boffiano” a Fini e le critiche all’operato del Quirinale, che certo sono legittime, ma non possono sconfinare in volgari attacchi alla persona del capo dello Stato, accusato perfino di aver violato la Costituzione di cui è primo garante. Oggi nelle pagine interne del Giornale, si pubblica un’altra infamia su presunte richieste di dimissioni, nel ’92, di Napolitano a Cossiga, quanto era questi presidente. In questo modo Berlusconi continua, per interposti Feltri & C., nella strategia fatti di attacchi beceri, atti a gettare fango e stracci contro chi gli si oppone (non ha forze convocato in massa i suoi giornalisti per far passare l’idea degli aquilini “irriconoscenti?). A questo punto, non ci resta che augurarci che gli italiani, distratti da vacanze e rate da pagare, possono fare mente locale sul fatto che, con questo governo, ci troviamo ad avere i più bassi stipendi d’Europa, il più alto tasso di disoccupazione giovanile ed il maggior ritardo infrastrutturale e, a fronte di ciò, il premier ed i suoi si preoccupano solo di garantirsi futuro e privilegi, attraverso voti blindati e maggioranze asservite per leggi ad personam. Sulla strada della preparazione del discorso alla Camera il primo appuntamento per Berlusconi è il summit con i vertici del partito, di venerdì e sabato prossimo. Si ragionerà sui testi che leggerà in aula con l’obiettivo che nel suo “inner circle” viene così riassunto: “cercheremo di calibrare gli impegni in modo tale da spaccare i deputati di Fini e riportare all’ovile parte dei dissidenti”. Naturalmente, ed è questo il retro pensiero, per ricreare una base di consenso tale da far passare provvedimenti non utili all’Italia, ma al club di affari ed affaristi che emergono ogni giorno in casa Pdl. Dovremmo ricordare, tutti, la risposta della Bindi dopo la battutaccia del Caimano a Porta a Porta l’8 ottobre 2009, quando, sempre attaccando Napolitano che, a suo dire, non influenzava in una direzione a lui favorevole i giudici della Corte Suprema, disse alla Bindi che protestava: “Lei è più bella che intelligente. Non mi interessa nulla di ciò che eccepisce”. Ecco, come la Bindi, dovremmo rispondere che non siamo persone a sua disposizione e dimostrarlo, poi, nei fatti.
Carlo Di Stanislao
Lascia un commento