Davvero Berlusconi, nel bene e nel male, ma soprattutto nella promozione e tutela di se stesso, è avanti anni luce a tutti gli altri. Genio della comunicazione (che non solo falsifica la realtà, ma la sostituisce con credibili ed anodine favole mediatiche), ha compreso che ora avere tv e giornali non basta. Così dopo una rapida occhiata alle organizzazioni che fanno formazione e, come da appositi siti, compreso che qualche “questionario sull’apprendimento”, un’infarinata sugli “stili cognitivi” – per esempio, “indipendente” o “dipendente”, così da vedere se ci sono in giro ancora teste calde finiane? – per un approdo finale al “modello Feuerstein” per “imparare a imparare”; è bastata per fargli capire che oggi questa nuova capacità deve essere acquisita, tanto da riuscire a realizzare quella “verbalizzazione che plasma il pensiero”, ma con metodi più capillari, ficcanti e soprattutto nuovi. A fine luglio una serie di articoli a stampa ed interventi sui blog sottolineavano che, in visita al Cepu (più propriamente all’università telematica Ecampus, a Novedrate in provincia di Como), Berlusconi si complimentava con l’organizzazione, per le ragazze (“belle e brave”) ed i livelli formativi, entrambi giudicati a “colpo d’occhio” e da autentico intenditore, affermava, poi, che il modello era esportabile per l’intera università italiana. Tutto questo tre giorni prima dell’inizio della discussione in Senato sulla riforma Gelmini: una riforma dal forte impianto centralistico, con mancanza di risorse per il funzionamento degli atenei e l’abolizione del ricercatore di ruolo. Oltre al cattivo gusto delle allusioni solite verso Rosy Bindi e sulla legittimità della laurea di Di Pietro e pur non riuscendo a nascondere una contraddizione con la linea adottata dal suo governo sul taglio dei corsi di laurea “inutili” e delle sedi universitarie in eccesso, magnificando, al contempo, una organizzazione che ritiene di avere “titoli di merito e di metodo” per proporre “corsi di laurea del tutto innovativi” come la “psicoeconomia.”; il Cavaliere ha palesato l’intenzione di ingraziarsi la struttura e la sua capillare organizzazione territoriale. Tralasciando la doppia gaffe (che segue alla lunga serie di barzellette e battute, finite al centro di polemiche politiche: da “Obama abbronzato”alla gaffe su Carla Bruni con Nicolas Sarkozy, a quella, di giugno, durante l’ultimo viaggio in Brasile, con una ennesima barzelletta scurrile e la risposta graffiante di due giovani e avvenenti inviate del programma “Cqc”, le Iene brasiliane), tutto si è chiarito l’8 agosto, quando Mister Cepu, al secolo Francesco Polidori, ha dichiarato: “venderò Berlusconi porta a porta” e specificato: “con il mio programma Berlusconi potrà fare come Obama, che mica ha vinto per caso”. In quella occasione La Stampa riferiva che già il giovedì precedente, il 5 agosto cioè, Polidori era a Palazzo Grazioli con il Cavaliere e la sua cerchia più ristretta, armato di slide “per questa ricerca”, dichiarando seraficamente (o è meglio cinicamente?): “Noi vendiamo formazione, dai corsi di recupero, all’inglese, all’università, loro vendono politica. Ma in fondo il metodo non cambia e per me è un’occasione di business come altre: bisogna bussare a tutte le porte, ci vuole pressing e motivazione. Bisogna partire dalla sezione elettorale, ogni sezione in media 300 famiglie, e da lì scendere fino alla singola famiglia. Il concetto forte è il vicinato”. E le cose debbono essere andate bene se l’altro ieri, su l’Unità, Polidori poteva dire: “Noi del Cepu siamo puntuali. Formiamo il promotore, lo motiviamo, gli chiediamo resoconti. Sappiamo che deve avere un tornaconto personale”. Il 16 agosto, sul Foglio di Ferrara, si poteva leggere un bell’articolo in merito, dove si dice, fra l’altro, che il Cavaliere ha adottato la “strategia Cepu” in vista delle prossime, ormai quasi irrinunciabili elezioni. Una strategia molto più innovativa del preistorico kit del candidato alla scuola di Gubbio e più efficace della sospirata università liberale da far sorgere in terra brianzola, con intenzione buona (per lui), ma risultato formativo piuttosto scarso (per noi tutti). Di gran fede ma di scarso impegno, il berlusconiano d’assalto quotidiano dovrà venir fuori da questa nuova trovata e questo potrebbe rappresentare una certa consolazione per il leader. Così Polidori – tra i dubbi di molti dello stato maggiore del Pdl: comprensibili, come mettere il gatto a guardia della trippa – propone come valore strategico aggiunto proprio questo, “la formazione”, allo scombussolato andamento quotidiano del partito. “Non tutti sono in grado di farlo. Si tratta di fare politica a domicilio, entrare nelle famiglie a spiegare cosa fa il governo, ma soprattutto a capirne i bisogni. Non solo a chiedere il voto. E’ un lavoro lungo (…) Se fai del bene, i voti vengono da soli”, ha avvertito Polidori. Così, da un giorno all’altro potrebbe succedere in ogni casa di sentir suonare il campanello. Testimoni di Geova? Quelli del Folletto? I depliant con le offerte del supermercato? Macché, berlusconiani in missione. E per dar spazio a questa nuova “visione”, la seconda riunione di ieri a Palazzo Grazioli, presenti tra gli altri Verdini, Meloni, Brambilla, Valducci, Lorenzin, Mantovani, Napoli, Lollobrigida (non l’attempata vamp) e Rossi, si è incentrata su come si dovrà articolare il Pdl sul territorio: un partito all’americana sul modello di Obama, con un comitato elettorale in tutte le 60mila sezioni del Paese e, soprattutto, il “supporto Cepu”. Cambia la tattica, ma non la visione d’insieme, né lo scenario e la “caratura” degli attori. In un articolo del 26 luglio a firma Giuliano Foschini su Repubblica, infatti, si apprende che E-Campus, l’università telematica dell’umbro Polidori (che ha una sorella parlamentare, ma dall’altra parte della barricata e in quella più difficile: la finiana), è sotto inchiesta da parte della procura di Bari che sta indagando sul business degli atenei telematici. E si apprende inoltre che annovera fra i docenti la presenza di vecchie conoscenze: Marcello Dell’Utri, il senatore PdL condannato due volte per associazione mafiosa, ci insegna storia contemporanea; mentre Ubaldo Livolsi è docente di mercati finanziari e Vittorio Sgarbi fornisce agli studenti imperdibili nozioni di Storia dell’arte. Il proprietario è l’uomo che ha inventato il Cepu, la famosa scuola di recupero esami, e che ora continuerebbe ancora a controllare tramite una società lussemburghese. Qualche anno fa, l’imprenditore creò l’E-Campus e grazie a un decreto in extremis firmato dall’allora ministro Letizia Moratti (il governo Berlusconi era già caduto), riuscì ad avere il riconoscimento legale. Il battage pubblicitario conseguente ha fatto insospettire la procura di Bari, che ha aperto un fascicolo esplorativo sul business dei vari atenei telematici. Nel mirino, tra le altre cose, la gestione dei docenti: l’università di Novedrate, per esempio, ha un solo professore di ruolo, una cinquantina di ricercatori a tempo determinato più i professori a contratto (compresi molti docenti che insegnano in altre facoltà). Una struttura, scrive ancora Foschini, che non piace affatto al Cun, il Consiglio universitario nazionale, che il primo giugno ha chiesto agli atenei di avere “personale proprio” e “ricercatori a tempo determinato” in percentuali basse. Ma, ed è questo che conta, piace invece al Cavaliere, pronto a risalire in sella e su un cavallo tutto nuovo, per la nuova tornata elettorale.
Carlo Di Stanislao
Lascia un commento