Non ho letto né ascoltato quanto si sta scrivendo o ricamando e celebrando dai soliti pulpiti e negli abituali ambiti su Cossiga se non da fuggevoli accenni e qualche titolo (che però non eguaglierà di certo le celebrazioni sortite dal decesso di un Raimondo Vianello, efficace attore di comica satirica del costume quanto mai monotematica e instancabilmente ripetitiva).Non l’eguaglierebbe neppure se l’ex Presidente della Repubblica non avesse disposto nelle sue ultime volontà, di non volere funerali di Stato né la presenza alcuna di personaggi istituzionali. Segno di scarsa stima dei nostri politici o solo squisita espressione democratica di cittadino tra cittadini?
Nella mia scarsa memoria si affacciano diversi interrogativi circa le esternazioni del picconatore e problematiche attuali.
Tra le tante qualcuna:
Voleva porre mano alla Costituzione per apportare correzioni e innovazioni.
Oggi chi si azzarda a proporre questo tipo d’intervento viene bollato come attentatore della democrazia e dunque fascista;
Era e si esprimeva senza mezzi termini contro le “anomalie” della magistratura. Oggi chi compie la stessa operazione viene tacciato di volerne mortificare la sovranità condizionandone la dovuta insindacabile indipendenza.
Non vado oltre perché mi preme soffermarmi sulla sua importante ammissione d’essere rimasto fortemente traumatizzato per aver egli stesso contribuito o causato l’uccisione di Aldo Moro rifiutando di trattare con le brigate rosse. Trauma, ha detto, che ha cambiato radicalmente la sua vita.
A questo punto però a me si è posto un ulteriore interrogativo, espresso in una mia poesia che non sono in grado però di citare a memoria. La poesia narra della sua visita alla vedova del generale Giorgieri, una delle vittime delle BR. Ebbene Cossiga ebbe a dirle a mo’ di consolazione che si era trattato di un atto di guerra e che come tale dovesse essere accettato sebbene con dolore come una perdita connaturata nella logica e nella operatività delle guerre.
L’interrogativo o meglio quel che non capisco è: Cossiga allora legittimava le BR, ma se le legittimava perché non ha trattato con esse per la liberazione del prigioniero Aldo Moro?
Forse il trauma che avrebbe sconvolto la sua vita da quella data è dovuto appunto all’aver decifrato questa grave incongruenza.
Ma l’obiezione potrebbe dire: no, Moro è stato ucciso come qualsiasi soldato in guerra, non poteva riscuotere un trattamento privilegiato; e che dire della sua scorta annientata?
Ma il punto è questo, ed è quanto mai attuale, una cosa è una guerra, e un’altra è il terrorismo. Non sono equiparabili quando un pugno di persone, in un contesto democratico sia pure imperfetto, rappresentano soltanto se stessi nell’uccidere o gambizzare inermi cittadini scelti nelle file delle attività più significative del Paese (tecnici di alto profilo, giornalisti, politici e altri).
A mio commento personale, quindi di cittadina, o se preferite di popolo, le BR erano terroristi e basta, non esprimendo per nulla il sentire popolare, fatta eccezione certa gente del mondo dell’Informazione e della Politica che ravvisando in esse un veicolo per un succedersi delle loro ambizioni politiche, in maniera quanto mai subdola tuttavia intelligibile le hanno tra le righe accreditate . E questo ultimo dato forse spiega la disistima che lo stesso Cossiga nutriva per le istituzioni in genere e per il cinismo ideologico di ben precisi vertici dell’informazione (evidentemente a tratti includendo anche se stesso, in questo tragico frangente, visto che egli in cuor suo capiva e sapeva ma mentalmente forse solo dubitava che le BR veramente altro non fossero che deliranti contestatori).
Da ciò il trauma : non accettando di trattare con le BR intendeva delegittimarle o non consegnare lo Stato a un riconosciuto nemico? E’ questa mancanza di chiarezza commisto al cinismo politico e relativi megafoni ad aver ucciso arbitrariamente Aldo Moro. Non esagerava il cittadino Francesco Cossiga nell’affermare che la morte di Aldo Moro aveva cambiato totalmente la sua vita.
Gloria Capuano
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