La caccia ai nomadi e ai rom che le gendarmerie stanno sviluppando su tutto il territorio francese, è stata definita dai giornali francesi non allineati col governo “rafle”: retata, parola che manda in bestia il ministro dell’immigrazione Eric Besson, perché ricorda da vicino gli anni di Vichy e la polizia francese che riempiva, di ebrei i treni diretti verso la “soluzione finale”. Ma intanto ieri, con un volo decollato intorno alle tredici dall’aeroporto di Lione con sessantuno nomadi a bordo ed un secondo, decollato poco dopo, con 14, è iniziata la campagna rimpatrio dei rom del governo Sarkozy, con altri 139 che lasceranno presto il suolo francese, secondo la formula del “rientro volontario”, pagato 300 Euro per gli adulti e 100 per i bambini. Oggi il Ministro Besson ha voluto fare il punto della situazione sui controversi rimpatri e, dopo un incontro con la responsabile del Dicastero per la sicurezza interna, Janet Napolitano, ha precisato che, oltre alle partenze nella giornata odierna, ce ne saranno altre 160 il 26 agosto. Entro la fine del mese si conteranno dunque 850 rom che “dall’inizio dell’anno 2010 saranno state ricondotto al loro Paese d’origine”. Quella in atto in questi giorni sarebbe dunque “un’accelerazione del processo già in atto”. Decisione su cui è arrivato, puntuale, il monito della Commissione Europea, attraverso il portavoce della commissaria alla giustizia e al rispetto dei diritti umani, Viviane Reding. La Francia, ha affermato, “deve rispettare le regole che riguardano la libertà di circolazione e la protezione dei cittadini europei”. Immediata la replica di Parigi: “Le misure decise dalle autorità francesi – ha detto il portavoce del Quai d’Orsay, Bernard Valero – sono pienamente conformi alle regole europee e non portano alcun attacco alla libertà di circolazione dei cittadini dell’Ue, come definite nei trattati”. Sulla questione è oggi intervenuto anche il Segretario del Pontificio consiglio per i migranti e gli itineranti, mons. Agostino Marchetto, che al Giornale Radio Rai ha detto: “non si possono prendere decisioni contro intere comunità senza l’applicazione al singolo individuo di queste decisioni in funzione dell’ordine pubblico, secondo quanto stabilito dalla stessa legislazione europea”. Nel 2008 anche Maroni tentò, senza successo, la linea dura contro i rom, dichiarando che a tutti gli abitanti dei campi nomadi, compresi i minori, sarebbero state prese le impronte digitali per il censimento dei residenti nei campi. A lui, in questa Italia ancora civile è garantista andò male. Una proposta quindi per lui: perché non chiede di fare il ministro per Sarkozy? Di là da facili battute è evidente che i rom sono a tutti gli effetti cittadini europei, ma anche cittadini senza stato né garanzie. Originari del nord est dell’India, i rom – denominati anche sinti, gitani, piccoli egiziani, manush, tzigani – sono un popolo nomade approdato nell’undicesimo secolo in Asia centrale, prima di disperdersi in Europa. Qui, a partire dal quattordicesimo secolo, sono stati oggetto di discriminazione e ghettizzati: in Romania, ad esempio, sono rimasti in schiavitù sino al 1856. Tra i Paesi membri Ue, la Romania è proprio quello che presenta la più grande comunità rom, che conta circa due milioni di persone. Segue la Bulgaria con 800.000 rom, il 10% della popolazione nazionale. Gli altri principali insediamenti sono nei Paesi Ue dell’allargamento 2004 quali repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Polonia. In Italia i rom sono circa 140.000, in Francia salgono a 400.000. Nonostante la tradizione nomade, oggi il 90% della popolazione rom europea è sedentaria, per quanto raramente integrata nel tessuto socio economico del paese Membro di cui è cittadino od ospite. Da un sondaggio condotto nel 2006 da Eurobarometro è emerso che il 77% della opinione pubblica Ue considerava uno svantaggio sociale essere di etnia rom. Un nuovo studio ha poi attestato, nel 2008 che avere un rom per vicino di casa recherebbe disagio ad un quarto degli europei, cifra che diminuisce in relazione ad altre etnie. Nella primavera del 2009, inoltre, l’Unione europea ha dedicato ai rom il primo ‘Sondaggio sulle minoranze e le discriminazioni’ (Eu-midis): 3500 rom siano stati intervistati in sette Stati membri (Bulgaria, Grecia, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovachia, Ungheria). Un intervistato su due ha dichiarato di essere stato vittima di discriminazioni nei 12 mesi precedenti, mentre uno su cinque, nello stesso arco di tempo, è stato coinvolto in un incidente a sfondo razzista. Negli ultimi anni l’Unione europea ha vagliato diverse politiche e fondi mirati ad una migliore integrazione socio economica e culturale dei rom. Questi lottano anche per il riconoscimento del “Samudaripen”: il genocidio ‘dimenticato’ degli zingari da parte dei nazisti: morirono tra 250 e 500.000 rom considerati ‘razza inferiore’.
Carlo Di Stanislao
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