Alain Corneau, appassionato di cinema americano, compagno della regista e scrittrice Nadine Trintignant, è morto oggi a Parigi, all’età di 67 anni. Il suo ultimo lavoro, ‘Crime d’amour’, è appena uscito in Francia.Autore di numerosi film polizieschi, come Police Python 357 e Il fascino del delitto, Corneau è noto al pubblico italiano per due film, ossia Notturno indiano (1989) – tratto dall’omonimo romanzo di Antonio Tabucchi – e Tutte le mattine del mondo (1995) – tratto anch’esso da un romanzo, ma questa volta di Pascal Quignard – per cui vinse il César (gli Oscar del cinema francese) come miglior regista e che fece scoprire al grande pubblico la musica barocca francese, la viola da gamba e il compositore Lully. Nel 2004, la sua intera filmografia viene premiata con l’ambito Premio René Clair, mentre nel 2006, Grégory Marouzé gli dedica il documentario Alain Corneau, dal nero al blu, che descrive il percorso del cineasta, affronta il suo collocamento in scena, le sue influenze ed i suoi temi fondatori. Noi abbiamo molto apprezzato “Le Deuxieme Souffle” del 2007 con Monica Bellucci, uno splendido poliziesco dal ritmo serrato, ambientato negli anno ’60, in cui si narra di Gu, famoso gangster condannato all’ergastolo, che scappa di prigione e vuole lasciare il paese con la donna che ama, Manouche, ma prima deve racimolare i soldi necessari per la fuga. La polizia francese si mobilita per catturarlo ma Gu, esperto criminale, riesce a concludere la rapina senza problemi. Sotto la guida dell’inflessibile Ispettore Blot, la polizia escogita un piano per far credere ai complici di Gu che lui sia un informatore. La lealtà della gang svanisce in un attimo, ma Gu ha ancora dalla sua parte Manouche, decisa a difendere il suo uomo. Nella conferenza stampa del 18 ottobre del 2007, per la presentazione del film, il regista disse: “E’ un progetto che avevo nel cuore da 30 anni, innanzitutto vedendo il film “Le deuxième souffle” di Jean-Pierre Melville del 1966. Poi ho avuto la fortuna di essere stato assistente alla regia di Josè Giovanni, lo scrittore/cineasta autore dell’omonimo romanzo, figura molto importante nella storia del poliziesco francese, che allora aveva intorno ai 60 anni. Mi è venuto quindi in mente di rifarlo, avevo già girato film sul genere ma senza fare sul serio. Una volta capito che il tempo presente non funzionava, ho puntato alla revisione del testo, per una versione diversa e attualizzata. E’ stato un lavoro collettivo, per il quale abbiamo scelto gli attori più giusti. Un ritorno alle fonti e la ricerca della modernità: questi due aspetti hanno rappresentato le difficoltà. Lo stesso Melville all’epoca aveva detto, meravigliandomi: “spero che un regista tra 20-30 anni lo rifaccia con uno sguardo differente”. Da una parte la storia è come una tragedia greca, atemporale, una metafora su un mondo a parte. L’onore, la parola data sono temi eterni e staranno sempre all’origine del genere. Dall’altra, lo stile è moderno per casting e modo di girare. In più, nel libro c’è un magnifico personaggio femminile che allora, per altri motivi, decisero di non trattare. Ha uno statuto a parte in un mondo maschile, e l’unico punto di vista adulto”. Davvero le parole di un grande innamorato di un cinema che oggi lascia il posto a kolossal spesso senza emozioni
Carlo Di Stanislao
Lascia un commento