Non c’è pace per Carla e Sakineh

Dopo le accuse lanciate nei giorni scorsi a Carla Bruni,  la stampa iraniana ha nuovamente alzato i toni della polemica contro la première dame,  spiegando che,  in base alla sua condotta “immorale”, “la prostituta italiana merita di morire”. L’aggressione verbale, censurata come “inaccettabile” dal ministero degli Esteri francese e dalla quale lo stesso governo di […]

Dopo le accuse lanciate nei giorni scorsi a Carla Bruni,  la stampa iraniana ha nuovamente alzato i toni della polemica contro la première dame,  spiegando che,  in base alla sua condotta “immorale”, “la prostituta italiana merita di morire”. L’aggressione verbale, censurata come “inaccettabile” dal ministero degli Esteri francese e dalla quale lo stesso governo di Teheran ha preso le distanze, sono partite come reazione al pronunciamento della Bruni contro la condannata a morte di Sakineh Mohammadi Ashtiani, la donna accusata di adulterio ed uxoricidio e a favore della quale il ministro degli Esteri francese, Bernard Kouchner, ha inviato, il 27 scorso,  una lettera in cui ha esortato l’Ue ad attuare dure sanzioni contro l’Iran. Il 24 agosto, Carla Bruni, in una lettera aperta a  Sakineh, aveva garantito l’impegno di suo marito Nicolas a fianco di Bernard Kouchner, capo della diplomazia d’Oltralpe, già impegnato a fare pressioni sul regime degli ayatollah per salvare la vita della donna: “Dal fondo della vostra cella, sappiate che mio marito difenderà la vostra causa senza sosta e che la Francia non vi abbandonerà”, scriveva la Bruni. “Come si può tacere davanti alla notizia della sentenza che è stata pronunciata contro di voi? Spargere il vostro sangue, privare due bambini di una madre, ma perché? Perché avete vissuto, perché avete amato, perché siete una donna, un’iraniana? Con tutta me stessa mi rifiuto di accettarlo” Dopo aver completato (con tanto di incursione notturna del marito geloso) le riprese dell’ultimo film di Woody Allen e dopo aver prestato la sua immagine per i manifesti che tappezzano da qualche giorno Parigi in occasione della campagna pubblicitaria per la lotta contro l’Aids, una delle battaglie della sua Fondazione;  la moglie del presidente più xenofobo d’Europa,  è anche l’ interprete di un brano nella doppia compilation omaggio a David Bowie, in vendita dal 12 ottobre.  Nella compilation canterà ‘Absolute Beginners e tra gli altri cantanti protagonisti dell’iniziativa, il cui ricavato andrà in beneficenza all’associazione War Child International, ci sono Karen Ann e i Duran Duran. Sono inoltre in uscita, per metà settembre, due libri su di lei. Nel primo, ‘Carla et les ambitieux’ (Carla e gli ambiziosi, pubblicato da Editions du Moment di Yves Derai e Michael Damon) , la premiere dame parla a lungo della sua vita a fianco di Sarkò.  Invece l’altro si annuncia più imbarazzante in quanto la giornalista Besma Lahouri, già autrice di un volume molto dettagliato sul calciatore Zinedine Zidane nel 2008, ha indagato per 18 mesi nel tempestoso passato della bella Carla, con dettagli piccanti su giovinezza, amori, relazioni con i suoi medici, carriera di modella, ecc.  Tornando alle minacce della stampa in Iran, il quotidiano ultraconservatore Kayhan, che già alcuni giorni fa aveva definito la Bruni “una prostituta”, oltre a chiamarla nuovamente “prostituta italiana” e “immorale”, aggiunge: “L’analisi del passato di Carla Bruni mostra chiaramente perché questa donna immorale abbia sostenuto una donna iraniana condannata a morte per adulterio e per avere partecipato all’omicidio del marito. E infatti lei stessa merita la morte”. Dalla stessa fonte, poi, si apprende che Ashtiani, 43 anni e madre di due bambini, ha già ricevuto 99 frustate e che per ora la sentenza è sospesa, in attesa di una revisione del processo. Ma il regime di Teheran sembra poco disponibile a rivedere la sentenza: Mohammad Mostafei, l’avvocato di Sakineh, è dovuto fuggire in Norvegia, mentre tre suoi familiari sono stati arrestati. In un’intervista diffusa da Amnesty International, Mostafei racconta che la situazione è peggiorata da quando Larijani è ministro della Giustizia. Il suo lavoro legale “era solo umanitario, non politico”, dice, raccontando della sua preoccupazione, ora che i clienti sono rimasti senza assistenza. “Ho seguito due-trecento casi. E quando uno finiva con la condanna a morte, non riuscivo a mangiare né a dormire”.  Da quando Mostafei ha fatto conoscere al mondo la vicenda di Sakineh, si sono moltiplicati gli appelli e le richieste anche ufficiali al governo di Teheran perché la donna non venga uccisa. L’ultima iniziativa, che si può firmare su Repubblica. it, è una lettera di intellettuali francesi che chiedono a Teheran di “mettere fine a questo genere di metodi come a questo castigo iniquo e barbaro”, invocando anche “il rispetto della dignità e della libertà di tutte le iraniane oppresse o minacciate”. Fra i firmatari, il sociologo Edgar Morin, gli storici Elisabeth Roudinesco e Max Gallo, lo scrittore Marek Halter, i filosofi Daniel Schiffer e Michel Serres.A seguito della mobilitazione internazionale delle ultime settimane contro la sua esecuzione della, l’Ambasciata iraniana a Londra ha rilasciato una dichiarazione l’8 luglio 2010, affermando che la condanna di Sakineh Mohammadi Ashtiani non sarebbe stata eseguita tramite lapidazione. Tuttavia, la sua posizione legale non è chiara, dal momento che il suo avvocato non ha ricevuto alcuna comunicazione ufficiale sulla commutazione della sua condanna a morte. Durante il processo, Sakineh Mohammadi Ashtiani ha ritrattato una “confessione” rilasciata sotto minaccia durante l’interrogatorio e ha negato l’accusa di adulterio. Due dei cinque giudici hanno ritenuto la donna non colpevole, facendo presente che era già stata sottoposta a fustigazione e aggiungendo di non aver trovato le necessarie prove di adulterio a suo carico. L’appello del 26 agosto su Repubblica.it in favore della liberazione di Sakineh ha già raccolto oltre 60.000 firme. Appelli contro la sentenza sono stati promossi in Francia da vari intellettuali (come i filosofi Daniel Salvatore Schiffer e Bernard-Henri Levy) e firmati da illustri personaggi come  gli ex presidenti Valery Giscard d’Estaing e Chirac, l’attrice Isabelle Adjani e, naturalmente, Carla.

Carlo Di Stanislao

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