Dalla prossima settimana, secondo Romacittaperta, partirà lo sgombero di tutti i campi abusivi. La scelta dell’amministrazione capitolina, e credo anche del governo italiano, è quella della legalità”. In questo modo il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, (futuro vice di Berlusconi) si allinea alla politica di criminalizzazione dei nomadi portata avanti dal presidente Sarkozy, in Francia, dove centinaia di Rom sono stati espulsi. Alemanno, se è per questo, promette di fare anche meglio del Presidente francese lasciando inascoltati i ripetuti richiami dell’Onu nei confronti della classe politica francese. Proprio la Francia, infatti, con la legge Besson del luglio del 2000, aveva attuato uno degli strumenti più avanzati in materia di integrazione, che prevedeva la costruzione di aree attrezzate che dovevano sorgere in ogni comune. Purtroppo di queste aree se ne sono viste poche, e dunque i nomadi costretti a vivere in zone abusive, vengono additati come criminali che vivono nell’illegalità. È la criminalizzazione di un’etnia che in tempo di crisi è sempre in voga, è il pregiudizio che i governi anziché combattere, fomentano. Una politica contraria alle norme europee e al diritto di ingresso e insediamento che colpevolizza un intero popolo solo perché alcuni suoi esponenti delinquono. E il popolo rom si mobilita e lo fa alle 15 di oggi, a Roma, davanti all’ambasciata francese in piazza Farnese, con una pacifica protesta, che in contemporanea si svolgerà anche a Parigi, sia contro le espulsioni di Sarkozy, sia contro il ministro dell’Interno Maroni che, dice Santino Spinelli, leader rom italiano, “ha aperto ufficialmente la campagna elettorale nei giorni scorsi con un’intervista nella quale ribadiva che avrebbe tenuto nei confronti della nostra gente una linea ancor più severa di quella del presidente d’Oltralpe”. Spinelli, musicista di fama, docente all’Università di Chieti di lingua e cultura Rom, oltre che una delle massime voci del popolo Romanì in Italia, insiste perché le sue parole siano riportate con precisione. Perché quello che sta succedendo in Francia non è da sottovalutare: scegliere chi deve rimanere in un Paese sulla base dell’appartenenza etnica va contro qualsiasi convenzione internazionale è una violazione dei diritti umani. “Una forma di deportazione che il popolo rom ha già subito nei campi di concentramento nazisti”. Spinelli è concitato nelle risposte, impossibile interrompere l’eloquio fiume: è importante far conoscere la ricchissima cultura rom, urgente abbattere la sequela di pregiudizi che ne caratterizzano l’immagine. Il primo, il più deleterio: i rom sono tutti nomadi e vivono nei campi. “Falso. Lo è solo una minima parte, il 10-20 per cento – dice Spinelli -. La stragrande maggioranza vive nelle case e storicamente la mobilità in Europa è sempre stata coatta”. In effetti la vicenda francese e le dichiarazione del nostro ministro degli interni, dimostrano che Sarkozy e Maroni rappresentano la nuova destra, cioè quei disvalori per cui sono morti 70 milioni di persone durante la seconda guerra mondiale. Vogliono creare l’etnocentrismo, cioè l’idea che la propria cultura sia superiore a quella d’altri, soprattutto se poveri e vulnerabili. Siamo d’accordo con considera questi concetti nazisti, basati su una propaganda ì inventata da Goebbels, secondo cui una bugia ripetuta molte volte diventa una verità. Ma ancora più grave è il silenzio degli intellettuali di fronte alla questione, quegli stessi intellettuali che si pronunciarono contro ‘Apartheid in Sudafrica e che oggi, colpevolmente, tacciono. Spinelli, su Repubblica, unico giornale che oggi da spazio alla questione, conclude il suo grido antidicriminazione con una pacifica provocazione rivolta al presidente francese e al ministro dell’Interno italiano. “Sarkozy e Maroni vorrebbero alzare frontiere etniche nei confronti dei rom che sono cittadini comunitari titolari come tutti del diritto di libera circolazione? E io rispondo invitandoli il 7 ottobre al Palazzo del Consiglio d’Europa a Strasburgo dove terrò con il mio gruppo, Alexian group, e l’Orchestra Sinfonica Europea per la pace, un concerto rom. Per la prima volta, l’orchestra classica non assorbirà la nostra musica, ma l’accompagnerà. Sarà, quel concerto, un segnale forte per ribadire che vogliamo un’Europa unita, solidale e senza discriminazione”. Speriamo non manchi, almeno in quel caso, spazio e sostegno.
Carlo Di Stanislao
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