Mentre continua, nei vari schieramenti, il clima da saloon della nostra politica (si veda ad esempio il duetto Bossi-Borghezio a Ponte di Legno su Cota e sulle “vecchie puttane della politica”) e mentre tutti attendono il discorso dei discorsi di Fini, domani a Mirabello, fra speranze di vero rinnovamento (Verderame sul Corriere) o dimostrazione di inconsistenza politica ed umana (Veneziani su Il Giornale); l’unico a tenere la mente lucida ed il timone dritto sui problemi del Paese resta Giorgio Napolitano, che anche oggi (dopo Venezia e Mestre), in collegamento video con il workshop Ambrosetti, dichiara la sua preoccupazione per il fatto che nessuno pare preoccupato della necessità di dover provvedere per il ritardo industriale e per il fatto che l’Italia continua a trotterellare, mentre l’Europa riparte. “Una cosa e’ mettersi d’impegno per dare il meglio di se facendo ordine in casa propria, una cosa e’ offrire a tutta Europa gli esempi più efficaci e le pratiche migliori, un’altra sarebbe pensare di poter risolvere i propri problemi con il resto del mondo che cambia allontanandosi dal contesto e dal comune impegno europee”, ha detto il Capo dello Stato. Secondo Naplitano, insomma, invece di pensare a ultimatum o ricuciture, processo breve o di durata ragionevole, è urgente pensare ad “una seria politica industriale, nel quadro europeo”. Poi un’altra sollecitazione per la nomina di un ministro dello Sviluppo economico, una priorità che pare condivisa dal premier, Silvio Berlusconi, come hanno riferito fonti di palazzo Chigi, ma con un ritardo di quattro, lunghissimi, mesi e con un interim in cui non ha fatto proprio nulla, distratto da ben altre, personali preoccupazioni. Sul fronte delle infrastrutture arriva la scelta di tagliare i costi per la realizzazione dell’autostrada Tirrenica, come stabilito dal Cipe, mentre nell’ambito del piano Sud si studia un’accelerazione per la riforma degli incentivi alle imprese. Cose davvero di poco conto rispetto alla portata della sfida. E Tremonti, oggi su Repubblica, si dice pure soddisfatto di quanto messo in campo ed in cantiere ed afferma che l’Italia è uscita dalla crisi. Pertanto, secondo lui, e’ esclusa una Finanziaria ”vecchio stile” e non ci sarà bisogno di fare alcuna manovra correttiva. L’Italia, però, aggiunge, ha bisogno: ”di re-ingegnerizzare il sistema economico”. Con il nuovo ‘Patto di Stabilità e di crescita’ europeo che sarà scritto a Bruxelles, a partire da lunedì in un Ecofin; un patto ‘straordinario’, secondo Tremonti, che segnerà la fine delle politiche ‘national oriented’. Poi aggiunge, come per fornire una graziosa sottolineatura alle parole del Capo dello Stato, che per rilanciare la competitività e definire un documento che sarà analizzato nella sessione di bilancio europea, ’il ruolo dell’opposizione potrà e dovrà essere positivo e costruttivo”. E aggiunge che a Palazzo Chigi si sta lavorando alla riforma dell’art.41 e quanto al Sud, immagina una ”regia” che concentri gli enormi fondi ancora disponibili su obiettivi strategici, mentre per il nucleare spiega che ”la sua mancanza la paghiamo sul Pil”. Tremonti, poi, annuncia che il governo sta per riaprire il cantiere della riforma fiscale e che la pressione fiscale potrà essere alleggerita solo ”aumentando il Pil e riducendo l’evasione e su questo – dice – ci aiuterà il federalismo fiscale che sta andando avanti”. Parole rassicuranti che creano un Ponte verso il Colle ed un credito verso l’opposizione, certamente riaffermandolo come leader di una larga intesa tecnica, capace di coalizzare forze diverse (anche Fini, dicono Bindi e Bersani), per mandare a casa il Cavaliere e riformare legge elettorale e varare un credibile piano industriale. E siccome l’altro ipotetico condidato di un governo di transizione è Pisanu, pronta e secca la sua replica (dopo quella di Casini che definisce il ministro dell’economia un vero e proprio uomo della Lega Nord). Ospite della Festa di Api, Beppe Pisanu dichiara: “Giulio Tremonti “ostenta sicurezza” ma “non si vede una linea chiara di politica industriale” e “si naviga a vista”. E rincara: “In Germania la Merkel ha coinvolto tutto il paese per mesi sulla discussione sulla manovra anticrisi mentre in Italia abbiamo fatto una manovra leggera, speriamo non sia di facili costumi, ne abbiamo discusso per due giorni e l’abbiamo liquidata con un voto di fiducia”, ha premesso il presidente dell’Antimafia. Poi Pisanu e’ ancora più critico: “In Italia c’e’ un ministro del Tesoro, cosa che non accade in nessuna altra parte del mondo, che gestisce e detiene i dati dell’economia, nessuno sa niente. Lui ostenta sicurezza ma intanto la disoccupazione cresce, il divario Nord-Sud aumenta, non si vede una linea chiara di politica industriale”. Il presidente dell’antimafia ha aggiunto: “Nonostante la sicurezza del nocchiero si naviga a vista in un mare burrascoso, senza bussole, e senza un orientamento di politica economica che rispecchi le linee delle forze politiche, economiche e sociali”. E mentre nuove rivelazioni trapelano da Perugia e Roma sui casi “Grandi Appalti” e “P3”, con un Berlusconi (Paolo? Silvio?) che salta fuori da un computer e mentre alle 15 a Campo dei Fiori si attende la protesta con il rimpatrio dei rom del governo Sarkozy; mentre il senatore Alfonso Mascitelli, coordinatore regionale dell’Italia dei Valori, ha annunciato la presentazione nei prossimi giorni di una interrogazione parlamentare al Ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, sulle notizie ed indiscrezioni che riguardano il grave deficit finanziario in cui versa la società mista di Abruzzo Engineering; mentre il governo e la sua burocrazia non sanno che fare circa la “sentenza” fantasma (come la chiamano il Tempo e L’Unità), riguardante il pescarese accusato, senza essere informato, di traffico d’auto dal Marocco e mentre si attende lo svecchiamento della politica sostenuto da Renzi e dai sostenitori di Vendola; continua la follia, di quelli che contano, di sostituire le istituzioni con la propaganda, la democrazia col populismo, il parlamento col governo. Qualche tempo fa, vi fu qualcuno che sostenne che in Italia c´è una situazione rivoluzionaria, di cui è espressione becera e drammatica la retorica leghista, continuamente riemergente o il populismo giustizialista di Di Pietro e dei suoi. Ma tutto questo, come dice Carlo Galli, è quanto meno risibile: semmai, a dominare, fra il popolo disperato e confuso, sono l´apatia politica, lo sfinimento, lo sgomento, il disgusto per la politica: Una ‘rivoluzione passiva´, che è la variante post-moderna, di un popolo inpecorito, totalmente prono ed ormai incapace di reagire.
Carlo Di Stanislao
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