Si è conclusa ieri a Villa Sant’Angelo (AQ) la 17° edizione di Zucc’Art. Un appuntamento atteso dalla popolazione del piccolo paese abruzzese, duramente provato dal sisma del 6 Aprile scorso, ma con tanta voglia di ritornare “alla normalità”. Nel borgo dell’aquilano la Festa della Zucca, riprende un’antica consuetudine locale: in coincidenza con quella che un tempo era la festa del raccolto, si celebrava la ricorrenza dedicata alla Madonna delle Grazie. La processione dei fedeli verso la pieve (chiesa rurale) della Madonna delle Prata si svolgeva di sera: ad illuminare il cammino pensavano i giovani del luogo, appendendo – sui rami degli alberi che costeggiano il viale che porta alla chiesetta – delle zucche svuotate della polpa e bucate, nelle quali venivano inserite delle candele accese. Queste erano le lumette. Gli stessi ragazzi, sempre durante il tragitto, rivaleggiavano tra di loro in gare di coraggio e di abilità facendo roteare le giranne, cartocci di granoturco e paglia legati con delle funi e poi incendiati. Quella usanza oggi è stata rinverdita e attualizzata attraverso la preparazione e la degustazione di piatti tipici, l’accensione di fuochi rigeneratori – l’incendio della pupazza, una grande sagoma in legno con sembianze umane – ma, soprattutto, attraverso il concorso ZuccArt, in cui in tantissimi si cimentano nel trasformare le zucche in piccole opere d’arte. Frutti, semi e foglie diventano volti, mani, animali, villaggi, scene di vita e molto altro, in una giocosa esplosione di fantasia e di colori. Il tutto grazie all’opera e all’impegno di decine di volontari. Un rito ancestrale che corre sui binari della contemporaneità, in grado di contaminare senza risultarne alterato. (testo tratto da “Un Paese vuol dire non essere soli” di Pierluigi Biondi)
Foto: Manuel Romano
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