Per mettere fine agli allarmismi ingiustificati sui terremoti la soluzione potrebbe essere drastica: evitare di divulgare i dati. La provocazione viene da Enzo Boschi, direttore dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), e giunge proprio quando la tensione è alta nell’aquilano, alle prese con uno sciame sismico che ha messo in agitazione la popolazione. “Noi stiamo valutando di smettere di informare, e di non rendere raggiungibili i nostri dati via web, perché vengono usati per arrivare a conclusioni che non stanno né in cielo né in terra”. Il riferimento è ai cosiddetti ‘profeti di sventura’, come li ha chiamati il Capo Dipartimento della Protezione Civile Guido Bertolaso in un messaggio al congresso della Società geologica Italiana, che per Boschi vanno ricercati soprattutto nei media: “La colpa è dei giornalisti – afferma Boschi – e dei politici locali che hanno la responsabilità in caso di terremoti perché non controllano le strutture, ma cercano di scaricarla. Poi ci sono coloro che sono desiderosi di apparire, e che trovano sempre qualcuno che voglia fargli fare uno scoop”. Il primo a parlare apertamente di allarmismo eccessivo è stato proprio Bertolaso, che nel suo messaggio ha scritto: “Leggo come segno negativo l’affermarsi di profeti di sventura al posto di chi ha scelto la scienza della terra come ragione di vita, il prevalere dell’urlo sul ragionamento, il sovrabbondare dell’emozione suscitata con i metodi mediatici rispetto all’affievolirsi delle voci che ragionano, studiano, analizzano e apprestano soluzioni”. Un messaggio condiviso da Boschi, che ha fatto notare come spesso il clamore intorno alle possibilità di previsione dei sismi faccia perdere di vista la prevenzione, che invece è l’unica arma al momento disponibile: “Ogni volta che c’é un terremoto c’é la solita sceneggiata – sottolinea il presidente dell’Ingv – Basterebbe verificare la tenuta degli edifici, abbandonare quelli che non resistono al sisma e ristrutturare quelli per cui è possibile intervenire, oltre a costruire gli edifici nuovi in maniera antisismica. In Italia invece si costruisce male, perché tutto diventa un affare, e non si fanno i controlli”. Quello per la prevenzione è un appello che tutto il mondo scientifico fa, ma che spesso rimane inascoltato: “Nessuno nel mondo è ancora riuscito a prevedere un singolo terremoto – fa notare Giampaolo Cavinato, dell’istituto di Geologia ambientale e Geoingegneria del Cnr – è impossibile dire in anticipo quando ci sarà un sisma, come si fa ad esempio per l’eruzione di un vulcano. Quella di Boschi probabilmente è una provocazione, ma potrebbe essere una buona idea per non creare allarmismo infondato. L’attenzione andrebbe spostata piuttosto sulla prevenzione, come qualche regione ha già iniziato a fare dopo il sisma dell’Aquila con la mappatura delle zone più a rischio”. Ma le parole di Boschi non convincono affatto Alessandro Cecchi Paone, conduttore di programmi di divulgazione scientifica. “Sono assolutamente contrario a quello che ha detto, conosco bene Enzo Boschi e apprezzo il suo lavoro, ma credo sia incorso in un grave infortunio”, dice. “La scienza non è legata a pochi, ma è un sapere democratico – sostiene Cecchi Paone – Lo scienziato non è un sacerdote, ma è un detentore del sapere che deve fornire definizioni e mettere in grado il cittadino di interpretare le informazioni e di comprenderle”.
Pier David Malloni
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