Dal Quirinale una secca smentita, dopo la nota stilata al termine del vertice di Arcore di ieri sera, che annunciava la salita al Quirinale del premier deciso a chiedere la rimozione di Fini dalla poltrona di presidente della Camera. Italo Bocchino invece dichiara: “”La richiesta di Berlusconi e Bossi è strumentale, irrituale e irricevibile ed è gravissima sotto il profilo istituzionale, considerato che la terzietà riguarda il ruolo e non la personalità politica, riguarda la conduzione del ramo parlamentare presieduto e non la libera espressione dei propri convincimenti politici”. “Tempo una decina di giorni e Berlusconi tornerà sui propri passi, accettando il confronto con Fini”, dicono alcuni finiani. Del resto, ragionano altri, “andare da Napolitano per chiedergli di ‘dimettere’ Fini è talmente assurdo che l’unica spiegazione è che Berlusconi voglia preannunciare al Capo dello Stato l’intenzione di aprire la crisi”. Ma la scelta di andare al voto, secondo gli uomini di Futuro e Libertà, presenta “troppe incognite” per il Cavaliere. Prima di tutto, “bisogna vedere se si andrà davvero a votare, ed evidentemente l’apertura di Fini alla riforma della legge elettorale è stata sottovalutata ad Arcore”. Ma anche se la crisi si dovesse aprire e concludere con il ricorso anticipato alle urne, “è tutto da vedere se Berlusconi e la Lega riusciranno ad avere una vittoria piena”. Un rischio che per i finiani Berlusconi non può correre, visto che “in quel caso non avrebbe alcuno scudo giudiziario”. Insomma, per gli uomini di Fini “il premier è in confusione, e non ha affatto chiaro cosa dovrà fare”. Tanto che sul “Secolo” si dà per certa la rinuncia di Berlusconi all’intervento ad Atreju in programma per domani. La Lega Nord è tornata a fare pressing, nell’incontro di ieri, ipotizzando nuovamente la strada del ritorno alle elezioni come la via migliore per uscire dalla difficile situazione venutasi a creare dopo la rottura nel Pdl. E pare, scrive il Corriere, abbia proposto una data per il ritorno immediato alle urne, quella del 27-28 novembre. Ma il Cavaliere avrebbe invece fatto presente le difficoltà di ottenere le urne già nel 2010, anche alla luce della posizione del Colle, che oggi dice secco di non aver fissato incontri né coln Berlusconi né con Bossi. Il clima più che agitato è ben espresso da Cota (agitata anche in casa per il possibile riconteggio elettorale). Il governatore ieri ha detto: “Le parole di Fini pesano come macigni. Margini per ricostruire? La vedo difficile”. Ed anche il solitamente ottimista Roberto Maroni vede poche alternative: “L’intervento di Fini apre tanti scenari: un immediato ricorso alle urne o un proseguimento della legislatura con un patto che però c’è già”. Ciò che preoccupa la Lega e l’apertura, nel discorso di Mirabello, su una modifica della legge elettorale che così comìè va benissimo alla Lega, con Calderoli 8l’autore) in posseso (lo ha detto lui nei meeting di Ponte di Legno e Torino), in possesso del manuale segreto per volgere i risultato a favore del Carroccio. Il sentiero per evitare il voto, dunque, è strettissimo ed è molto prossimo, poiché la Lega teme regole nuove. Quindi le speranze sono ridotte al lumicino, tanto che anche i fedelissimi del Cavaliere iniziano a scalpitare. Ma la paura del Cavaliere è tanto forte che lo stesso fedelissimo Gonfalonieri, presidente Mediaset, oggi dichiara: “Silvio Berlusconi ce la fa di sicuro a condurre una nuova campagna elettorale, ma ‘spero non si vada alle elezioni perché sono sempre un trauma”. E secondo il governatore della Puglia Nichi Vendola, l’ostacolo più forte al voto e proprio la paura di Berlusconi. In video chat da La Stampa di Torino dichiara: “Per la prima volta – c’e’ un ostacolo allo scioglimento delle Camere che e’ il panico di Berlusconi. Per la prima volta lui ha paura del responso elettorale. Berlusconi sa che e’ finito l’idillio tra lui e il paese e sa che difficilmente con una cavalcata mediatica potrà recuperare quello che ha perduto”. Ma allora, perché salire al Colle? O forse è il solito bluff per spaventasre i nemici, senza nessun punti in mano; un bluff a cui il Quirinale, però, non si presta. Così stamani dirama una nota per fare chiarezza, in cui scrive che al capo dello Stato non è pervenuta finora nessuna richiesta ufficiale di incontro da parte del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, né nessuna indicazione sul nome del nuovo ministro dello Sviluppo economico. In questo modo il bluff (eventuale) è chiuso e il cerino in mano al Cavaliere, ancora più corto.
Carlo Di Stanislao
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