Nella città di Luoyang, nel 690 d.C., in pieno periodo Tang (il più cupo, fra i periodi dinastici cinesi) si sta costruendo un’enorme statua buddista: quando sarà completata, la prima imperatrice donna, Wu Zetian, salirà ufficialmente al trono. Molti uomini però, per un oscuro motivo stanno morendo per autocombustione. L’imperatrice decide quindi di chiamare Di Renjie per risolvere il caso. L’uomo era stato imprigionato otto anni prima perché aveva criticato la donna per aver preso il potere subito dopo la morte del marito, ma è il miglior detective del tempo. “Detective Dee and the Mystery Flame”, presentato il 7 settembre in concorso a Venezia, è un film divertente, con una complessa trama in cui si mescolano verità e bugie, realtà e fantasia, con continui ribaltamenti e sempre nuovi misteri. Come negli altri suoi film, il regista Tsui Hark si concentra sulla messa in scena, soprattutto per quanto riguarda l’apparato delle arti marziali, che le coreografie dei combattimenti. E non si tratta solo di detrimento puro. Il ragionamento del regista sul potere e la giustizia ha un suo perché ed uno sviluppo interessante, con una evidente metafora dello stesso potere anche ai giorni nostri. Con questo film Tsui Hark si cimenta con un vero e proprio kolossal di fantastoria , corredato da effetti speciali, colpi di scena, spruzzate di magie orientali, inverosimiglianze e misteri vari, nel corso dei quali il sino-detective, pare realmente esistito, affilando alcuni strumenti della logica deduttiva che si ritroveranno poi in Mister Holmes e Monsieur Poirot e dotato di quella forza e prestanza che contraddistinguono, nell’immaginario letterario e cinematografico, tutti gli investigatori intrepidi e per bene; cerca (fra scarabei che instillano veleni brucianti, città sotterranee infestate da loschi individui, cervi che parlano, nugoli di frecce, incensi drogati, inseguimenti rocamboleschi a cavallo, su tronchi rotolanti, su elevatori primitivi, tra nemici insidiosi, amici traditori e compagni fedeli), di stanare i reprobi, vendicare gli offesi, proteggere i buoni, consegnare alla Cina un futuro di pace e giustizia (anche se la saggia imperatrice – unico dato realistico di tutto il film – il potere se l’è guadagnato con mezzi assai poco leciti, ma almeno ne chiede perdono e promette di non usarli più). On line il trailer su: http://www.cineblog.it/post/24252/venezia-2010-il-trailer-di-detective-dee-and-the-mystery-of-the-phantom-flame-di-tsui-hark). Quanto al’Imperatrice Wu, conosciuta anche come Wu Zetian 武則天 (625 – 16 dicembre 705), fu l’unica imperatrice cinese a fondare la propria dinastia, chiamata Zhou 周 e regnò col nome di ”imperatore Shengshen “ 聖神皇帝 /(Spirito Nascente) dal 690 al 705 d.C. La sua ascesa e il suo regno furono fortemente criticati dagli storici confuciani, ma certi aspetti sono stati rivalutati a partire dagli anni cinquanta del secolo scorso. Introdotta a corte, Wu, ex monaca buddista e di provenienza aristocratica, si sbarazzò con spietata efferatezza delle rivali, divenendo l’amante di Gaozong, figlio dell’imperatore. Alla morte di quest’ultimo, riusc’ a soggiogare i due rampolli discendenti e a impadronirsi del potere. Wu diventò così la prima e unica donna a fregiarsi in Cina del titolo di imperatrice, governando autonomamente e non come moglie di un sovrano. Dispotica, sensuale, machiavellica, l’imperatrice si dotò di una potente polizia segreta per eliminare ogni avversario politico. Nei quindici anni di terribile potere riuscì, tuttavia, a conquistare il rispetto dei sudditi e a governare da sovrana illuminata. Una congiura di palazzo ordita dagli eredi dei Tang porrà fine al suo dominio. Ma, dopo la morte, Wu sarà ricordata come la “Figlia del Cielo”. La misteriosa ed oscura imperatrice Wu è anche al centro del romanzo “L’imperatrice e il dragone” di Leonardo Vittorio Arena edito da Piemme nel 2008. Nella parte del detective Dee lo stesso Tsui Hark, mentre la parte della ammagliante Wu Zetian è affidata alla bellissima Carina Lau, cantonese di 46 anni.
Carlo Di Stanislao
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