Luca Guadagnino, il giovane regista di “Io sono l’amore”, oltre ad essere l’entusiasta membro della giuria della 67° edizione del Festival di Venezia, presieduto dal suo mito Tarantino, si sta dedicando alla produzione. Sarà lui infatti ha finanziare l’atteso il remake americano di ‘Suspiria’ di Dario Argento, che, contrariamente alle prime indiscrezioni, non sara’ in 3D. Nel frattempo il suo ‘Io sono l’amore’ e’ stato nominato dai critici inglesi per il World Cinema Award, sostenuto dalla BBC, insieme a ‘Il profeta’, ‘Il nastro bianco’, ‘Waltzer con Bashir’ e ‘Lasciami entrare’. Dopo una tesi di Laurea (alla Sapienza) su Jonathan Demme, lavorando prima sulla forma del documentario, Guadagnino ha esordito nel lungometraggio nel 1999, con l’esperienza di The Protagonists: un film un po’ selvaggio e rivoluzionario del quale ricorda con nostalgia: “Eravamo verso la fine delle nostre riprese a Londra, stavamo girando la sequenza in cui Tilda Swinton si trova, cosparsa di sangue, a camminare per le vie della città”. Raggiunge la notorietà con Melissa P., nel 2005 e, l’anno scorso, finisce “Io sono l’amore”, tratto da un suo soggetto, con la sua attrice-feticcio Tilda Swinton. Molto apprezzato e vivacemente contestato lo scorso anno proprio a Venezia, il film è incentrato sulle vicende della ricca famiglia lombarda dei Recchi, composta da Emma e Tancredi e dai loro figli Elisabetta, Edoardo e Gianluca. Tra riti borghesi e convenzioni sociali, si consumano le storie dei vari membri della famiglia, alle prese con gli affari dell’azienda familiare e ruoli che la loro posizione gli impone. L’algida Emma troverà conforto e amore tra le braccia del giovane cuoco, Antonio. La passione che scoppia tra due anime totalmente differenti, come sono Emma e Antonio, romperà legami e convenzioni ben radicate, portando i due ad entrare in contatto con la loro vera natura, perché l’amore ha sempre un prezzo da pagare.
Carlo Di Stanislao
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