Il Teatro Stabile d’Abruzzo propone il 10, 11 e 12 settembre, presso il teatro “Nobelperlapace” di San Demetrio ne’ Vestini di L’Aquila, il Laboratorio“Teatro del Vissuto”, uno spazio dove le vittime del terremoto, e i volontari aquilani delle operazioni di emergenza, potranno attraverso un processo artistico, di scrittura e messa in scena, esprimere, condividere, elaborare creativamente e valorizzare questa esperienza di vita particolarmente difficile e significativa. Il Laboratorio permette a chi ha vissuto un trauma e che giornalmente si confronta con le sue conseguenze, di guardare alla propria esperienza con occhi diversi e di trasformare il dolore ed il senso d’impotenza ad esso legati, in nuove possibilità di azione. L’équipe è costituita da Giovanna Carrassi, regista teatrale, dalla dott.ssa Benedetta Barabino, responsabile della conduzione dei momenti di scambio e riflessione tra i partecipanti, da due attori del Teatro Stabile d’Abruzzo, Giulio Votta e Tiziana Irti, e dalla psicologa Emanuela Ciciotti. Parte integrante e fondamentale del progetto è la collaborazione della associazione Arti e Spettacolo, dell’Ordine degli Psicologi d’Abruzzo, della Croce Bianca, della Nuova Acropoli, dei Volontari Abruzzesi per la Protezione Civile e della Croce Gialla Azzurra. Promosso dalla Fondation Recherche et Formation pour l’Education des Patients di Ginevra, il Laboratorio è stato creato nel 2001 dal medico Jean-Philippe Assal (esperto internazionale della gestione della cronicità, membro del Comitato Internazionale della Croce Rossa, fondatore e presidente della suddetta Fondazione che è centro collaboratore dell’Organizzazione Mondiale della Salute) e dal regista teatrale Marcos Malavia (direttore della scuola di teatro nazionale di La Paz, Bolivia). Un’esperienza pluriennale e un lavoro di ricerca approfondito hanno messo in luce gli effetti benefici che il Laboratorio ha sui partecipanti. Diventando “registi” del proprio vissuto prendono coscienza del proprio potere d’azione, superando il senso d’impotenza associato al trauma.
La traduzione di un’esperienza di vita dolorosa in opera teatrale ne incoraggia la valorizzazione e induce la trasformazione della percezione negativa ad essa associata. D’altra parte, il partecipante diventando “spettatore” del proprio vissuto ne prende distanza. Il processo creativo é accompagnato da una mobilizzazione delle risorse individuali e quindi da un’aumentata fiducia in se stessi e dalla capacità di affrontare la sofferenza. Ne derivano, come testimoniano i partecipanti, un sentimento di liberazione, un senso di leggerezza e di serenità. Condividere col gruppo tale processo di scoperta e di creazione porta a sviluppare un senso di complicità e connessione con gli altri, stimolando l’aiuto e il sostegno reciproci. La solidarietà e la condivisione permettono ai partecipanti di uscire da quello stato di solitudine e isolamento spesso associati alla sofferenza.
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