Quando fu direttore di Panorama (incarico ricoperto fino al 2007), dette la più efficace definizione di giornalismo e disse : “Se riusciamo a raccontare con imparzialità ma con emozione abbiamo vinto”. Aveva iniziato all’Ansa, prima alla redazione notiziari per l’estero e poi a Parigi, dove tornò anni dopo come corrispondente del Messaggero, giornale che ha attraversato fino alla direzione. Per il quotidiano romano ha lavorato anche a Bruxelles e poi come responsabile delle pagine culturali per lasciarlo quando diventò responsabile delle pagine cultura e spettacoli dell’Espresso. Nel gennaio 1996 aveva chiesto l’aspettativa per assumere la carica di presidente del Comitato promotore delle Olimpiadi del 2004 e in questa veste era stato anche consulente dell’allora sindaco di Roma, Francesco Rutelli. Per la Capitale era poi tornato a lavorare quando sindaco era Walter Veltroni, per abbandonare il ruolo con l’arrivo di Gianni Alemanno. Del Messaggero è stato infine direttore dal giugno del 1996 fino alla nomina in Rai nel 1999. Poi, dopo aver diretto Panorama, era passato a dirigere il Corriere dello Sport. Pietro Calabresi, morto il 12 scorso nella clinica Paieia di Roma, è stato un cronista fino in fondo, obbiettivo ed emozionante, capace di raccontare quasi ogni settimana, sul Magazine del Corriere della Sera, la sua malattia come fosse quella del suo “amico Gino” e descrivendola in un libro in pubblicazione il prossimo 29 settembre, che non è riuscito a vedere in libreria. Nel novembre 2009, durante un’intervista televisiva, aveva fatto sapere di essere stato colpito da un tumore al polmone, raccontando il percorso intrapreso per curare e sconfiggere la malattia. Negli ultimi anni di vita ha tenuto diverse rubriche su alcuni periodici: Moleskine su Sette, Je n’ai pas oublié su Prima Comunicazione e Biblioteca indispensabile su Novella 2000. Triste e commosso il messaggio del sindaco di Roma Gianni Alemanno: “La città di Roma si inginocchia di fronte alla morte di Pietro Calabrese – ha detto – per rendere omaggio a un grande romano, a uno storico direttore del Messaggero, a un grande intellettuale che ha saputo mettere il proprio ingegno al servizio della sua città e di tutta l’Italia. Sono passati più di dieci anni da quando Calabrese non dirige più un importante giornale romano come ‘Il Messaggero’, eppure il suo esempio e il suo ricordo sono ancora vivi all’interno della cittadinanza e il segno che ha lasciato a Roma farà parte sempre della storia della nostra città, delle sue più alte speranze civili, della più attenta cura per il bene comune e per i diritti di ogni persona”.
Carlo Di Stanislao
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