Cristiani sotto attacco

In Kashmir altre tre scuole cristiane sono state assaltate da dimostranti mussulmani, inferociti per il progetto del pastore Jones di dare alle fiamme il Corano negli Stati Uniti.  Le cuole assaltate sono la Good Shepherd School di Pulwana, a una quarantina di chilometri dal capoluogo Srinagar e le protestanti Christ School e Christ Mohalla School, […]

In Kashmir altre tre scuole cristiane sono state assaltate da dimostranti mussulmani, inferociti per il progetto del pastore Jones di dare alle fiamme il Corano negli Stati Uniti.  Le cuole assaltate sono la Good Shepherd School di Pulwana, a una quarantina di chilometri dal capoluogo Srinagar e le protestanti Christ School e Christ Mohalla School, entrambe nella città di Pooch, che sorge nel distretto meridionale di Jammu. Parlando con l’agenzia di stampa cattolica, il vescovo locale, Peter Celestine, ha detto di essere “profondamente rattristato per questa folla incitata alla violenza. La nostra comunità cristiana è una micro-minoranza (appena lo 0,0014% della popolazione) e siamo pacifici e tolleranti. In più, diamo una buona testimonianza attraverso le nostre scuole”. Nei giorni scorsi l’imam di New York, coinvolto da Jones nella vicenda, per la decisione di voler costruire una moschea ritenuta troppo vicina a Ground Zero, aveva dichiarato che un suo spostamento sarebbe stato male accolto nel mondo islamico, che si sarebbe sentito “sotto attacco” da parte degli USA. L’edificazione di una moschea sta peraltro creando tensione anche in Russia: cittadini moscoviti sono scesi in piazza per chiedere che non se ne costruisca un’altra nella zona sud-orientale della capitale, il tutto all’indomani della festa di conclusione del Ramadan, che ha riunito 60.000 musulmani. Ieri, durante le manifestazioni anti-governative e a favore del Corano, nella regione del Kahmir sono morte 18 persone, per lo più uccise dalla polizia. Questo ha aumentato la pressione sul governo, obbligato a gestire le proteste dopo un’estate costellata di incidenti minori. Gli scontri di ieri hanno rappresentato un grave colpo per il governo federale, criticato per non essere riuscito a gestire a dovere la protesta, mettendo in luce una mancanza di controllo del territorio che potrebbe ridare respiro alle pretese del Pakistan sul territorio conteso. Il ministro degli Esteri pakistano Shah Mehmood Qureshi ha infatti condannato oggi in un comunicato “la sfacciata violenza delle forze di sicurezza indiane contro la gente del Kashmir che ha portato alla perdita di vite innocenti”. Negli ultimi tre mesi intense manifestazioni contro il governo indiano hanno attraversato il Kashmir, nelle quali la polizia ha ucciso almeno 87 persone. Il dirigente separatista Syed Ali Geelani, che ha organizzato scioperi e manifestazioni, ha lanciato oggi un appello alla calma. “Condanniamo con forza chi ha incendiato una scuola religiosa”, ha detto. “Chiedo ai musulmani di proteggere i membri della minoranza e i suoi luoghi di culto. Dobbiamo a tutti i costi mantenere la vecchia armonia comune e la fratellanza per le quali il Kashmir è conosciuto nel mondo intero”. Attualmente l’intera valle del Kashmir indiano e’ sotto coprifuoco ed  sospeso il traffico aereo, cosa che non accadeva da 11 anni. Per quanto riguarda i voli da e per Srinagar, capoluogo dello Stato, e’ stata disposta l’interruzione del traffico aereo per tre giorni. “Ancora una volta rischiano di passare sotto silenzio le persecuzioni e la vera e propria caccia all’uomo perpetrata ai danni dei cristiani in questi giorni. Le stragi dei giorni scorsi in India come i nuovi attacchi a Giava orientale sono solo gli ultimi episodi della violenza cieca che colpisce i cristiani in almeno 60 Paesi del mondo. E questo perché i valori, di cui è portatrice la comunità cristiana, come la dignità e la libertà della persona, la libertà di religione, l’emancipazione della donna in alcuni Paesi sono guardati con sospetto e preoccupazione e anzi combattuti fisicamente nei cristiani che incarnano questi valori nella loro vita e che diventano veri e propri martiri”. Lo ha detto il ministro per le Politiche europee, Andrea Ronchi. “Mi aspettavo – continua Ronchi – che di fronte ad episodi di questa tale gravità giungesse una condanna unanime e trasversale. Ma per l’ennesima volta, al di là di poche e generiche espressioni di biasimo, ci troviamo di fronte a un silenzio assordante: quello dell’Europa in primis, ma anche quello di moltissimi politici, e lasciatemi dire anche dei rappresentanti dell’islam moderato, che vorrei assumessero posizioni forti contro i massacri di cristiani inermi”. “Ci tengo però – chiarisce Ronchi – a sottolineare una cosa: questi episodi non rappresentano lo scontro tra due religioni, l’Islam e il Cristianesimo, ma solo la barbarie di chi dimentica i principi della propria religione in favore di un assurdo odio fanatico. Per questo sono assolutamente favorevole all’iniziativa annunciata ieri dal ministro Frattini di presentare al più presto all’assemblea generale delle Nazioni Unite una risoluzione a tutela delle minoranze e della libertà religiosa”. Prima delle invasioni mussulmane del XIV secolo, il Kashmir era una monarchia feudale governata da sovrani indù o buddisti. Fece parte dell’Impero Mogol dal 1586, fu sottoposto agli afghani (1739), quindi ai sikh di Lahore (1819) e infine nel 1846 passò sotto il controllo britannico costituendo uno dei cinque regni indipendenti con vincolo di protettorato. Dopo l’indipendenza dell’India e del Pakistan, sorse tra i due paesi un aspro contenzioso territoriale non ancora risolto. Una linea di demarcazione stabilita nel 1972 divide il Kashmir in due zone: Jammu-Kashmir stato federato nell’India e Azad Kashmir (azad = libero), regione autonoma del Pakistan. Le comunità cristiane sono sotto attacco anche altrove. Il 12 mattina un gruppo di assalitori, composto da 8 persone per il momento ancora ignote, ha accoltellato il pastore protestante Afian Sihombing, che guida la comunità cristiana della reggenza di Pondonk Bekasi est, in Indonesia. Il religioso, ricoverato in condizioni critiche, è stato colpito allo stomaco. Nell’attacco è stata ferita anche Luspida Simanjutak, che insieme al pastore guida la Huria Batak Kristen Protestant: Ha riportato tagli alla faccia, alla testa e alla schiena. Rachland Nasik, attivista per i diritti umani, chiede al governo indonesiano di “agire contro coloro che si oppongono alla libertà religiosa e che si impegnano per eliminare le altre fedi. Queste sette non si muovono soltanto a livello locale, ma iniziano a essere influenti anche nel centro del Paese e persino nel governo, dove alcuni ministri approvano leggi che contraddicono lo spirito pluralista del Paese. La libertà religiosa, uno dei pilastri dell’Indonesia, è sotto attacco. Sta montando in maniera pericolosa la minaccia contro le minoranze”. Parlando con AsiaNews circa tre settimane fa, la Simanjutak aveva espresso l’intenzione di continuare con la propria missione senza paura, nonostante l’aumento delle minacce contro i cristiani, e aveva sottolineato il loro diritto a celebrare i propri riti all’aperto. E discriminati, dal governo, sono i cristiani in Pakistan e minacciati, da tutti, lo sono in Iraq. Il 16 ottobre del 2004 l’agenzia on line “Fides” – organo della congregazione vaticana “De Propaganda Fide” presieduta dal cardinale Crescenzio Sepe – pubblicò una “lista dell’orrore” con i nomi, i luoghi, le date, dei “cristiani vittime del fanatismo islamico in Iraq”.  “Sono almeno 88 i cristiani iracheni uccisi da gruppi integralisti islamici dall’aprile 2003 ad oggi”, riferisce “Fides”. “L’ultima vittima in ordine di tempo è una bambina di Baghdad, di famiglia cristiana caldea. È stata sequestrata da un gruppo terrorista islamico che ha chiesto un riscatto alla famiglia. I genitori non disponevano della somma di denaro richiesta. Così il 14 ottobre la bimba è stata uccisa a sangue freddo e il suo cadavere è stato recapitato con un gesto di disprezzo alla famiglia, straziata dal dolore”. Da allora le vittime e l’orrore sono aumentati e le comunità cristiane ancor più in pericolo dopo il ritiro delle truppe USA.

Carlo Di Stanislao

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *