Il quadro che sta emergendo dall’inchiesta “Re Mida” condotta dalla Procura di Pescara fa vergognare di essere abruzzesi.
Naturalmente le inchieste della magistratura dovranno dimostrare le responsabilità dei singoli, ma le intercettazioni pubblicate dai giornali non lasciano dubbi sui metodi che hanno retto la gestione dei rifiuti in Abruzzo.In particolare l’ormai evidente volontà di realizzare inceneritori solo ed esclusivamente per favorire questo o quel gruppo di potere chiarisce, se mai ce ne fosse bisogno, che coloro che inseguono l’incenerimento come unico destino finale dei rifiuti lo hanno fatto e lo fanno per propri tornaconti personali, incuranti di quelle che sono le pesanti ricadute sull’ambiente e sulla salute dei cittadini.
Per il WWF ora sarebbe fin troppo facile ricordare le tante denunce presentate negli anni per la gestione scriteriata di discariche ed impianti di trattamento, gli appelli a lavorare per incrementare la raccolta differenziata, i dubbi sollevati per il fatto che un soggetto privato fosse praticamente onnipresente in tutti gli impianti di trattamento rifiuti, la battaglia in difesa di quella soglia del 40% di raccolta differenziata minima da ottenere prima di parlare di “recupero energetico”…
In Abruzzo, da anni, chi poteva decidere sui rifiuti, salva qualche rara eccezione, ha avuto un atteggiamento teso a creare problemi più che a risolverli, inseguendo spesso soluzioni che accontentavano i potenti, ma non rispondevano alle esigenze dei cittadini e del territorio.
Il quadro è veramente desolante. Serve una vera inversione di rotta. Serve una classe politico-amministrativa capace di fare questa inversione.
Dante Caserta
Consigliere nazionale WWF Italia
Lascia un commento