Dopo il discorso di You Tube di Giancarlo Fini e dopo i possibili “venti di pace” fatti trapelare da Cicchitto, in risposta a Bossi che aveva parlato di “dimissioni” della terza carica dello Stato, il portavoce del Presidente della Camera oggi precisa che si tratta di mere “fantasie” e che l’ex leader di An ed oggi politico di riferimento del Fli, non ha alcuna intenzione di farsi da parte. Il Corriere ed altri quotidiani, oggi pubblicano un comunicato ufficiale che ribadisce la volontà dell’ex leader di An di andare avanti, dopo il retroscena apparso sulla prima pagina de “La Stampa”., dove si afferma che Fini sarebbe tentato dalle dimissioni. Nell’articolo dio ieri si parlava di un “rovello interiore” che avrebbe potuto “diventare una decisione, un annuncio clamoroso, spiazzante”. Dice oggi il portavoce di Fini che “la ricostruzione e i relativi virgolettati attribuiti al presidente della Camera, sono frutto unicamente della fantasia del suo autore”. Intanto Della Vedova, ex tesoriere di An nel periodo disgraziato della vendita della casa di An ed oggi deputato del Fli, dichiara, al Tg de La7; a proposito del messaggio web di Fini che in esso “c’è una traccia precisa che è quella del programma e cui anche noi ci sentiamo vincolati”. Della Vedova si esprime poi sulla possibilità che Fini lasci per guidare un’entità politica nuova e dice: “Se Gianfranco Fini dovesse lasciare la Presidenza della Camera per fare il leader di un movimento politico sarebbe tutto di guadagnato”. Davvero molto enigmatico, come il pronunciamento della mitica Sfinge. Intanto, Daniele Capezzone, portavoce del Pdl, dichiara: “Saranno i prossimi giorni a incaricarsi di dimostrare se, dopo le buone intenzioni, seguiranno anche i fatti. Ora, sta ai finiani la scelta: e non ci si potrà limitare ad approvare gli atti del Governo, come i finiani hanno assicurato di voler fare. Quel che conta è anche porre fine alle fibrillazioni, alle polemiche continue, al controcanto ossessivo, allo stillicidio di dichiarazioni negative, divisive, sempre ostili nei confronti del Governo, della maggioranza, del Pdl. Sarà questo il test più attendibile ”. Come dire vedremo le reali intenzioni di Fini a partire dal 28 e dalla’atteggiamento dopo il discorso di Berlusconi alla Camera. Wait and see, aspettiamo e vediamo, ripete ai suoi il Cavaliere, che intanto si prepara alla’incontro di mercoledì, che, secondo il suo portavoce Bonaiuti, volerà alto, al di sopra delle polemiche e del fango e sarà molto concreto sulle cose da fare nei prossimi tre anni. “Prove di intesa dopo lo scontro”, titola il Corriere della Sera il pezzo politico di oggi, mentre Il Messaggero vede un Berlusconi determinato a tirare giù la legislatura, chiedendo conto a Fini di Montecarlo durante il discorso alla Camera. L’editoriale di Romano Prodi parla di geopolitica ed economia: “Se la Cina dà la sveglia al mondo sull’Africa”. “Atenei privati, iscritti in aumento” è invece il pezzo che riprende la problematica già tirata fuori da Repubblica. Ancora l’Unità parla della città dell’Altra Economia, che il Comune di Roma chiuderà, mentre in apertura “vede” le elezioni e Bobo, disegnato da Sergio Staino, si prepara alle primarie per poter abbattere il Caimano. Come si vede ci si prova a parlare di altro (cioè dei problemi sociali ed economici del Paese), ma alla fine si torna allo scontro fra Fli e Pdl, Fini e Berlusconi, con il Giornale che non molla l’osso Montecarlo e nell’articolo: “Le amnesie di Fini & C.”, butta dentro anche gli editoriali degli Scalfari e dei Battista del giorno dopo, che finalmente ammettono l’esistenza di un problema dopo che Repubblica e Corriere avevano sottovalutato il caso, senza dire che non è affatto così, ma avevano scritto, da due opposti fronti, che il caso non era tale da paralizzare la politica per due mesi, in un momento di si critica emergenza. “La situazione è sfuggita di mano un po’ a tutti”, si sfogava con un giornalista de L’Unità venerdì scorso un fedelissimo del Cavaliere, nelle stesse ore in cui Palazzo Chigi definisce “irresponsabili” i “futuristi2 di Fini. Berlusconi vuole allontanare da sé il sospetto di orchestrare l’attività di “dossier aggio”. Una macchia che può allargarsi e far precipitare il consenso già in calo dei sondaggi. Ma i finiani insistono e contrattaccano, Si rammarica di questa realtà, Andrea Augello, pontiere ex An rimasto nel Pdl che ha tentato un gioco di squadra con le “colombe” finiane Moffa e Viespoli. La sensazione, nostra come del finiano Lo Presti, è che ormai Berlusconi “non controlla più né il Giornale, né i servizi” e non sa più comefermarli, per una conciliazione a lui indispensabile. Alcuni a lui vicino,. In questi giorni, lo descrivono in preda a “sbalzi umorali” che possono provocare brusche virate. Ieri – ad una certa ora del pomeriggio – gli veniva attribuita, appunto, la volontà di trasformare la data del suo compleanno nell’appuntamento della definitiva resa dei conti. Ma Berlusconi – strattonato da falchi e colombe – potrebbe decidere alla fine di non invertire la rotta. Di ottenere, cioè, i 316 voti che gli servono per rendersi autosufficiente dai finiani, e di inseguire contemporaneamente – senza poter fare a meno di loro – quella “larga maggioranza” che gli tornerebbe utile per distribuire le carte. O per governare, o per “chiedere elezioni anticipate da una posizione di forza”. Stringendo il patto con Bossi e, magari, nominando subito allo Sviluppo economico il leghista Giorgetti. Certo è che nel suo discorso dovrà dare fondo a tutta la sua arte comunicativa, alla capacità di mettersi in sintonia con gli elettori. Perché non sarà facile far digerire a chi lo ha votato, le tasse aumentate, il Pil che non sale, i problemi che diceva risolti (immondizia, terremoto, dissesti idrogeologici) mai davvero affrontati. Ed anche se volesse ingraziarsi il Fli aprendo alla questione Sud e la Lega confermando la rotta rapida verso il federalismo, dovrebbbe poi dire quanto costa tutto questo e con quale risorse farlo. Insomma, nel suo discorso, dovrà dimostrarsi ancora un campione di sofismo, capace di confondere le questioni di verità e apparenza, capace di intravedere ancora una volta delle regole valide per comprendere la nuova e complessa realtà sociale ed orientarvisi praticamente. E come nel caso dei Sofisti, che misero in crisi la polis ed i suoi fondamenti etici e politici, il suo discorso dovrà riguardare il rapporto tra la natura e la legge, tra la physis e il nomos, tra ciò che appare come vero e ciò che è la deludente verità. Nel giorni del suo genetliaco, Berlusconi dovrà dire e sdire, offrire ed essere pronto a ritirare, risultare concupiscente con la Lega, seduttivo con il Fli e gli indecisi e fermo nei confronti della’opposizione. Ma la cosa non gli è impossibile. Nel gennaio 1994 Silvio Berlusconi annuncia il suo ingresso in politica: si dimette da tutte le cariche ricoperte nel Gruppo Fininvest e fonda Forza Italia, partito che dal nulla in soli tre mesi arriverà a superare il 20 per cento dei consensi alle elezioni politiche; alleato con il partito Alleanza nazionale di Gianfranco Fini, la Lega Nord di Umberto Bossi e il Ccd di Pierferdinando Casini e Clemente Mastella. Il governo nasce tra mille polemiche. Anche dall’Europa non mancano critiche. Il Polo va avanti, ma a luglio arriva il primo stop: tenta di far approvare un decreto per uscire da Tangentopoli, entra in rotta con il Pool di Mani pulite (Antonio Di Pietro è ormai uno dei personaggi-simbolo nazionali del rinnovamento del mondo politico) ed è costretto alla retromarcia. Lo stesso avviene per la riforma delle pensioni disegnata dal ministro del Tesoro Lamberto Dini (che poi si allontanerà dal Polo passando allo schieramento dell’Ulivo). Manifestazioni di piazza e opposizione del sindacato inducono a non trattare la materia nella legge Finanziaria. Ma il colpo finale lo subisce a Napoli: mentre Berlusconi presiede la Conferenza mondiale contro la criminalità organizzata il Cavaliere riceve un avviso di garanzia per corruzione dal Pool di Milano. E’ uno schiaffo in diretta che fa gridare al complotto dei magistrati. Tempi e modi dell’iniziativa non convincono neanche i suoi tradizionali oppositori: Berlusconi in seguito verrà prosciolto dalle accuse, ma il danno di immagine sarà enorme. Approvata la Finanziaria nel dicembre del 1994 la Lega toglie la fiducia al governo. Dopo otto mesi Berlusconi è costretto a dimettersi da presidente del Consiglio dei ministri. Alle politiche del 1996 Forza Italia si presenta senza l’appoggio leghista: il vincitore è Romano Prodi, leader dell’Ulivo. Berlusconi guida l’opposizione e partecipa ai lavori della commissione Bicamerale per le Riforme presieduta da Massimo D’Alema che tenterà – senza riuscirci – di compiere quelle riforme istituzionali e costituzionali tanto necessarie al Paese.
Alle elezioni europee del 1999 Forza Italia sfiora il 30 per cento dei voti vincendo anche le Regionali: le conseguenze di questo successo vedranno Massimo D’Alema dimettersi dalla carica di premier. In campo europero Forza Italia aderisce al Ppe: Silvio Berlusconi diventa uno degli esponenti di punta. Alle elezioni politiche del 2001 Berlusconi recupera il rapporto con la Lega di Umberto Bossi, apre ai repubblicani e consolida il rapporto con Gianfranco Fini. Il risultato è positivo: la Casa delle libertà vince con il 45,4 per cento alla Camera e il 42,5 al Senato. In termini di seggi significa 368 seggi alla Camera (la maggioranza è di 315) e di 177 al Senato (la maggioranza è di 158). Berlusconi sale alla Presidenza del Consiglio e Forza Italia diventa il primo partito italiano con il 29,4 per cento dei voti. Il secondo Governo Berlusconi è il più longevo della storia della Repubblica Italiana quando si arriva alle elezioni europee del 2004. Fatte le debite somme dei risultati delle singole forze politiche, per Forza Italia i risultati non sono confortanti ma anche lo schieramento dell’Ulivo sebbene la sola lista Uniti nell’Ulivo raccolga oltre il 31% dei voti, non raggiungerà l’obiettivo sperato. Come dicono i più accorti fra i politologi, Le capacità imprenditoriali di Berlusconi sono indubbie, come anche le sue doti diplomatiche grazie alle quali, come hanno avuto modo di riconoscere anche i suoi antagonisti politici, l’Italia ha spesso ottenuto meritato risalto d’immagine a livello internazionale. Di fatto, con la sua discesa in campo Berlusconi si è assunto una grande responsabilità di fronte a tutti gli italiani, e comunque proseguirà la storia contemporanea del Paese, nel bene o nel male, Berlusconi sarà uno degli autori che ne scriverà le pagine più importanti. Speriamo che, dopo le promesse non mantenute e la plolitica dello scudo a se stesso e la garanzia della cricca, ora consideri anche di passare alla storia come un vero statista e non solo un grande, lisergico, ipnotico imbonitore.
Carlo Di Stanislao
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