Per stessa ammissione fatta da Lele Mora l’anno scorso (ma trapelati solo ora), durante gli interrogatori dell’ormai storica Vallettopoli, i rapporti personali e lavorativi con Fabrizio Corona erano qualcosa di più di una semplice e fraterna amicizia. “Ebbi una relazione con Fabrizio Corona, spesi per lui circa 2 milioni di euro nel periodo 2004-2006”, ha confessato Lele il 13 ottobre 2009 davanti ai pm Massimiliano Carducci ed Eugenio Fusco. “I soldi provenivano da fatture false “, ha spiegato ai giudici Mora. Che aggiunge poi nuovi dettagli sulla presunta liason con il fotografo “Nel 2005 sono iniziati i grandi litigi tra Corona e la Moric, avendo lei scoperto l’esistenza della relazione del marito con me, cosa che io avevo sempre negato e che poi è emersa durante l’indagine di Vallettopoli . In quel periodo capitava spesso che Corona veniva buttato fuori di casa e mi chiedeva ospitalità. Io gli avevo consigliato di prendersi una casa per suo conto. Gli avevo anche detto che l’avrei aiutato sul piano economico. Come in effetti è stato”. Venerdì scorso Lele era stato ospite del salotto di Alessio Vinci: una puntata speciale di Matrix aveva ripercorso le tappe, l’ascesa, il crollo e la rinascita del manager più famoso del mondo dello spettacolo, padrino di quesi tutto il vippaio nazional polare, un tempo Re Mida (tutto quel che toccava diventava famoso) poi, con lo scoppio di Vallettopoli, ripudiato da molti ex amici e figliocci. A parte qualcuno, come Elenoire Casalegno, Remo Girone (presenti in studio), Aida Yespica, la Ferilli, Alda D’Eusanio. Durante la puntata Mora aveva rivelato di aver venduto ori e orologi, per un valore di molti milioni di euro, e in un periodo per lui già di crisi, per aiutare un amico in difficoltà . E questo amico, aveva confessato per la prima volta davanti alle telecamere e agli occhi lucidi della figlia, era proprio Fabrizio Corona. Quello stesso Corona che poi lo aveva ferito, voltandogli le spalle nel momento del suo bisogno. Non c’è freno per gossip ed auting in questa Italia del pettegolezzo e della volgarità mediatica, ad ogni livello. Ed il livello è lo stesso per quanto concerne il leader del Carroccio Umberto Bossi che partecipando a una selezione di Miss Padania a Lazzate in Provincia di Monza e Brianza, ha di fatto confermato le critiche all’attivazione dl Gran Premio di Formul 1 a Roma, replicando con l’ennesima provocazione: “Basta con la sigla SPQR, Senatus Populusque Romanus, io dico “sono porci questi romani”. Il gran premio di Formula 1 “i romani se lo possono dimenticare”. . Il Senatur ha poi continuato sullo stesso tono: “Monza non si tocca e a Roma possono correre con le bighe”. Solo ieri Italiafutura, la fondazione che fa capo a Luca Cordero di Montezemolo ha definito la politica della Lega “chiacchiere e provocazioni”. Oggi si potrebbe dire “volgarità e baggianate” . Per come vanno da noi le cose, se dovesse lasciare la politica (visto che si è dichiarato a più riprese stanco), il Senatur potrebbe condurre un format televisivo di quelli moderni, con gossip ed insulti, magari con un traduttore che ne interpreti i grugniti, molto spesso di difficile decifrazione. Ma per continuare negli spettacolini esilaranti, il buon Alemnno, nel cuore del Cavaliere, ha subito cercato di rabbonire il bisbetico Senatur, dichiarando: “Il Gran Premio di Formula 1 a Roma non è alternativo a Monza. I due circuiti possono non solo coesistere ma anzi aiutarsi reciprocamente in termini di visibilità”. Quindi nessuno vuole togliere il circuito a Monza e portarlo a Roma. Anche perché – ha spiegato ” il delfino in pectore del Cavaliere, questo a Roma è un Gran premio cittadino, quello di Monza, invece, è un circuito vero”. Credetemi, molto meglio concentrarsi su fatti come questo, che chiedersi se ha torto o ragione Sorrisi che ha dato la sua formazione per il prossimo Festival di Sanremo: alla conduzione ci sarebbe Pippo Baudo, affiancato da Bruno Vespa e da Manuela Arcuri ed Elisabetta Canalis, chiamate a dare un tocco femminile e giovanile al palco dell’Ariston. Naturalmente qui la parte divertente riguarda Vespa che pochi giorni fa, dopo rivelazioni nel senso di una sua presenza al Festival da parte di Dagospia (molto accreditato dopo il caso Fini-Tulliani), aveva chiuso rapidamente la questione: “Lusingato ma faccio un altro mestiere“. Ma come si fa a dirlo se ormai è politica, giornalismo e intrattenimento pensano solo a fare spettacolo? Sarà che sto seguendo le traversie de “I Demoni” di Dostoevskij), con Maddalena Crippa e on la regia di Peter Stein, che nasceva due anni fa come produzione del Teatro Stabile di Torino (diretto da Mario Martone) e poi il lievitare dei costi provocò un’insanabile frattura fra l’ente torinese e il regista, con Stein che per polemica, ma soprattutto per non buttare alle ortiche il lavoro di mesi e l’impegno dei suoi attori, decise di farlo debuttare nientemeno che nella sua tenuta di San Pancrazio in Umbria, nella primavera del 2009, ottenendo un coro unanime di consensi. A rileggere il testo e l’adattamento, il dramma di Dostoevskij, miglior spettacolo dell’anno con il Premio Ubu 2010, è una descrizione visionaria delle conseguenze del pensare moderno, materialista, razionale e nichilista, che mette in dubbio tutto e si basa solo su apparenza e maldicenza.
Carlo Di Stanislao
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