Dal 1984 Pieve Santo Stefano, al confine tra Toscana, Umbria e Romagna, ha innalzato ai quattro punti cardinali del suo perimetro, sulle strade che vi accedono, un cartello giallo sotto quello della toponomastica ufficiale: “Città del diario”. La cittadina ospita infatti nella sede del municipio, un Archivio pubblico, che raccoglie scritti di gente comune in cui si riflette, in varie forme, la vita di tutti e la storia d’Italia: sono diari, epistolari, memorie autobiografiche. Il piccolo borgo di questa Pieve dell’Appennino tosco emiliano, aveva avuto distrutto dalla guerra quasi tutto l’abitato: tra i pochi edifici rimasti in piedi, il palazzo comunale, a forma di L come un libro aperto sul leggio, con gli stemmi delle casate alle pareti. Quarant’anni dopo la fine della guerra, in un’ala di questo edificio, è sorta una casa della memoria: una sede pubblica per conservare scritti di memorie private. L’iniziativa ha attirato l’attenzione di studiosi e giornalisti anche fuori d’Italia. L’Archivio, ideato e fondato da Saverio Tutino, serve non solo a conservare, come un museo, brani di scrittura popolare: vuole far fruttare in vario modo la ricchezza che in esso viene depositata. Dopo averlo chiamato “banca della memoria”, è stato, ridefinito “vivaio”, considerando che in esso gli scritti del passato rivivono, germogliando di nuovo ad ogni stagione, e creando nuove forme d’attenzione alla diaristica. Dal 2000, poi, l’Archivio ha organizzato un premio nazionale, chiamato Premio Pieve, curato dalla dott.ssa Nicoletta Bardi. Lo scorso anno, la stessa curatrice, invitò l’avvocato aquilano Simona Giannangeli, perché raccontasse l’esperienza del terremoto e l’impatto con il lutto e la lacerazione dei famigliari dei giovani morti nel crollo della casa dello studente. In quella occasione la nostra concittadina, difensore delle vittime di quel maledetto crollo, lasciò una copia del del diario scritto dal 6 aprile: un modo per legare gli eventi, per farne memoria, una pratica in grado di ricordare per superare e legarsi al futuro e alla speranza. Quest’anno, nell’dizione 2010, quel diario intimo e poetico, così individuale ed insieme corale, selezionato dalla Dr.ssa Ivana De Siena, membro della Commissione di lettura, ha ricevuto il premio della sezione d’onore, per i contenuti così profondamente umani e la descrizione, lirica e dettagliata, di ciò che attraversa un popolazione dopo un evento terribile e distruttivo. Molte sono le testimonianze pubblicate sin’ora a seguito del sisma che resterà incancellato nella nostra memoria, ma il diario di Simona, né sarà testimonianza più luminosa e diversa: un modo di cimentarsi con il lutto, per superarlo attraverso la ragione e la determinazione, per cercare una soluzione ai problemi ed usare un dramma come vera occasione di autentico cambiamento.
Carlo Di Stanislao
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