E’ l’unico Festival senza nessun contributo, giunto alla II edizione, inaugurato il 31 scorso e che si è chiuso ieri a Roma: un tuffo nello “storytelling”, nuova incarnazione della tradizione dei cantastorie nostrani e di altri tradizioni e Paesi. “Nascita e rinascita” il titolo dell’edizione 2010, con oltre 2.000 visitatori, presso il Parco dell’Appia Antica di Roma, con sul palco 19 cantastorie provenienti da nove Paesi diversi, tutti però legati al Belpaese, perchè residenti all’estero o connazionali di seconda generazione. La rassegna ideata dalla compagnia “Raccontamiunastoria”, diretta da Paola e Davide Balbi, è stata patrocinata dalla Fest, la federazione per i storytelling europei, dalla Casa della letteratura di Roma insieme con l’assessorato alle Politiche culturali della città, ma ha dovuto autofinanziarsi. L’arte di raccontare, tra tradizione e modernità, vocazione locale e apertura internazionale,svolta e fruita senza né luci, né effetti speciali: una narrazione orale improvvisata, e “pura”, secondo il dettato di una tecnica teatrale di origine anglosassone, che si riallaccia alla tradizione antica dei cantastorie. Ogni narratore segue un canovaccio ma sceglie tempi e modi per il suo racconto, improvvisando, secondo la propria personalità e l’ispirazione del momento. Protagoniste di questa seconda edizione, Inghilterra, Galles, Francia, Portogallo, Messico, Norvegia, Stati Uniti e Italia, con spettacoli affiancati ad una sezione di laboratori per imparare a raccontare storie, aperti ad attori, ma anche insegnanti e gente comune. A chiunque, insomma, abbia voglia di raccontare una storia. Numerosi gli ospiti di questa edizione. Per l’Italia, Paola Balbi, Co-direttrice artistica di Raccontamiunastoria e Presidente FIST; Davide Bardi, Co-direttore artistico di Raccontamiunastoria e vice-presidente FIST; Sonica Cossettini, Angela Sajeva, Giulia Troiano e Chiara Visca. Italiani ma residenti all’estero o “di seconda generazione”: Mariella Bertelli (Canada), Diana Bertoldi (Uk), Giovanna Casavola (Messico), Charly Chiarelli (Canada), Frida Morrone (Francia) e Antonietta Pizzorno (Francia). Nella sezione artisti stranieri, David Ambrose (Galles), Heidi Dahlsveen (Norvegia), Pam Faro (Stati Uniti/portogallo), Michel Harvey (Galles), Graham Langley (Inghilterra), Martin Manasse (Inghilterra), Shan Stephens (Inghilterra). Sempre a Roma e quasi contepoeraneamente (dal 30 settembre al 3 ottobre), sono andati in scena Lady Oscar, Tex Willer, Julius e tanti altri eroi dei fumetti, per la rassegna “Romics” 2010, tutto dedicato al fumetto, all’animazione e ai games, che ha registrato 100.000 visitatori ed ha avuto come ospite d’onore la mangaka Riyoko Ikeda, autrice di alcune tra le più celebri serie manga, tra cui Versailles no bara, meglio conosciuta come Lady Oscar. Ikeda, oltre a incontrare il pubblico della manifestazione, domani guiderà un corteo in maschera, travestita da Maria Antonietta, attraversando il centro di Roma, da Piazza del popolo a Piazza di Spagna. Fra i molti interessanti eventi, merita una particolare menzione, il lancio dell’attesissimo Black Wade, fumetto di Franze & Andarle pubblicato per la prima volta in Italia dopo il grande successo ottenuto nel resto d’Europa, il primo vero fumetto che riesce a mixare il tema omoerotico con una perizia tecnica professionale di grande impatto. Pubblicato in contemporanea dalla Gmunder (in inglese per il circuito internazionale) e dalla H&O per il mercato francese, questa vera e propria graphic novel omoerotica realizzata dal duo Franze & Andarle (italianissimi nonostante i nomi), divenuta estremamente popolare in Europa, arriva finalmente in Italia grazie ad Edizioni Voilier. Infine, da sabato e sino a fine ottobre, dopo il grande successo della mostra degli argenti del Tesoro di Morgantina, scoperto casualmente nel 1998 al Metropolitan Museum di New York e rientrato in Italia dopo una lunga trattativa durata di 4 anni; Padiglione Italia di Shanghai Expo 2010, bissa con l’esposizione dell’arte del metallo attraverso la nuova mostra Gli Ori di Taranto, provenienti dal Museo Archeologico della città. Grande successo per il nostro padiglione alla prima esposizione mondiale asiatica, con oltre 6 milioni di visitatori in 5 mesi, una media di 40 mila le persone al giorno ed una stima di afflusso final complessivo che potrebbe arrivare a 7 milioni di visitatori. Oltre al pubblico, ogni giorno il padiglione Italia viene visitato in media da 40 delegazioni istituzionali di altri Paesi appartenenti al mondo della politica, dello spettacolo, dello sport e dell’economia. Oltre 70 i servizi fotografici realizzati dai principali magazine internazionali e più di 80 le conferenze stampa su temi aziendali o istituzionali presso i media cinesi, sono stati organizzati, nell’auditorium del padiglione oltre 150 eventi business, che hanno coinvolto più di 1.500 aziende e associazioni di categoria italiane, 600 relatori sul palco e 18 mila partecipanti in platea. E, come dicevamo, si chiude in bellezza, con la mostra “Dagli ori di Taranto alle gemme di Bulgari: l’eccellenza dell’oreficeria italiana”, sulla storia dell’artigianalità nostrana nella lavorazione dei metalli preziosi dal 600 avanti Cristo al XIX secolo. A risplendere a Shanghai sono, da due giorni e fino a chiusura, a fine mese, i gioielli provenienti dal Museo Archeologico di Taranto, assieme alla collezione Vintage Bulgari. “Il ministero dei Beni culturali – ha dichiarato Mario Resca, direttore generale per la Valorizzazione del patrimonio culturale del Mibac -, soprattutto in questa fase di incertezza economico-finanziaria internazionale, persegue la strada della collaborazione tra pubblico e privato”. “Quella dell’oreficeria è una lunga storia che affonda le radici nella Magna Grecia”, ha spiegato Ruggero Martines, direttore regionale per i Beni culturali e paesaggistici della Puglia che ha sottolineato l’importanza del Museo Archeologico di Taranto riaperto dopo due anni di lavori: “L’Expo di Shanghai è una vetrina importante che aiuterà la promozione di uno tra i musei archeologici italiani più belli che punta a gemellarsi con quelli di Berlino e Atene. A Taranto c’è una collezione orafa di assoluta eccellenza, per antichità e preziosità, perchè non saccheggiata in passato”. Come detto, in mostra anche la collezione Vintage Bulgari. Saranno esposti circa 40 gioielli unici realizzati tra gli anni Venti e gli anni Novanta: alcuni esempi dei primi bracciali e orologi della linea «Serpenti», un modello che ha segnato l’inizio del successo di Bulgari nel campo dell’arte orologiaia. Ma anche alcuni gioielli appartenenti alla famosa linea Tubogas, costituita da una maglia metallica flessibile formata da due catene tubolari unite senza saldature che richiede molte ore di lavoro artigianale. Per Francesco Trapani, amministratore delegato di Bulgari, “la mostra rappresenta un vantaggio competitivo per il settore italiano della gioielleria in paesi come la Cina dove c’è interesse per vicende che hanno alle spalle una storia secolare”.
Carlo Di Stanislao
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