E’ iniziato il 7 e chiuderà i battenti il 17 l’edizione 2010 del Sitges: uno dei festival più importanti di Spagna, in quella splendida, febbrile città fra montagne e mare, che è Barcellona. Il Festival internazionale dedicato al cinema Fantastico è oggi, con le sue 43 edizioni, il più “anziano” e maggior festival internazionale dedicato al cinema fantastico, che incorpora fantascienza, fantasy e horror. Con una media di trenta spettacoli e venti film al giorno e con i biglietti di molti spettacoli già esauriti 24 ore prima, il Festival procede speditamente, nonostante la crisi. Per questa edizione gli organizzatori hanno ideato un nuovo poster ufficiale (vedi foto sopra) che è un evidente omaggio al 30° anniversario del film “Shining” del regista Stanley Kubrick. Il festival, inoltre, sarà un omaggio anche a “Ritorno al futuro” di Robert Zemeckis e a “Psyco” di Hitchcock. Fra le opere più significative, si potrà vedere “Outrage”, che segna il ritorno di Takeshi Kitano al cinema Yakuza (la mafia cinese), o “A Serbian film” un film gore che sorprenderà il pubblico. Si tratta del primo lungometraggio del regista serbo Srđan Spasojević, prodotto nel 2009 e già presentato, quest’anno, al South by Southwest, festival musicale e cinematografico di Austin. La pellicola è stata duramente criticata per le scene di eccessiva violenza. Il regista ha commentato: “Questo film è il diario delle angherie inflitteci dal Governo Serbo, il potere che obbliga le persone a fare quello che non vogliono fare, devono sentire la violenza per capirla” Gli organizzatori del festival catalano, hanno prestato molta attenzione alla produzione straniera. Tra i film in programma ci sono “Somos lo que hay” del messicano Jorge Michel Gray, “La casa muta” dell’uruguayano Gustavo Hernandez e il film turco “Kosmos”. Tra i film più attesi c’è ”Uncle Boonmee Who Can Recall His Plast Lives” del regista Weerasethakul, finora inedito in Spagna. Purtroppo, nessuna pellicola italiana è presente sia in concorso che fuori. Secondo me, la vittoria andrà a “Los ojos de Julia” (Gli occhi di Giulia), girato col patrocinio di Guillermo Del Toro e seconda prova, dopo “El habitante incierto”, di Gulliem Morales. Protagonista Belén Rueda, una giovane signora la cui vista si sta indebolendo e che rischia di diventare cieca. La gemella, che accusava lo stesso male, si è sottoposta a un’operazione, il cui insuccesso sembra averla spinta al suicidio. Giunta in cittá insieme al marito (Lluis Omar), Giulia si trova al centro di una rete di misteri. Dal sospetto che la sorella sia stata uccisa all’incontro con personaggi ambigui, ha inizio un thriller che si tinge di terrore psicologico nei confronti della donna che indaga sulla morte della sorella. Quando un prezioso testimone viene trovato fulminato nella vasca da bagno, e quando il marito muore appeso allo stesso cappio della cognata, è evidente la presenza di un assassino, ma la polizia trova plausibili tutte quelle morti. Il film dura circa due ore, con la protagonista che sta perdendo la vista e che si trova nel mirino di uno sconosciuto. Senza parlare della conclusione della vicenda, va detto che il film piú che sviluppare una sceneggiatura articolata, sembra una esercitazione su un tema: come puó difendersi una signora semicieca, sola in casa, preso come metafora della società di oggi, in cui i singoli si sentono minacciati sin dentro le loro abitazioni. Molto interessante è anche il documentario di 74 minuti, “El hombre que vió llorar a Frankenstein” (L’uomo che vide piangere Frankenstein), presentato dal regista americano Mick Garris (“Masters of Horrors”) e diretto dallo spagnolo Àngel Agudo. Omaggio al regista spagnolo Paul Naschy (1934 – 2009), all’anagrafe Jacinto Molina, il film descrive l’avventurosa e pericolosa vita della famiglia Molina durante la seconda guerra mondiale, e la vocazione di Jacinto che lo portó a studiare in Germania. Attore e regista di almeno 70 film di genere, Paul Naschy è stato apprezzato e premiato in Europa e Stati Uniti per i suoi film girati oltre che in Spagna, a Londra e a Los Angeles. Oltre a seguire il colorito percorso di quello che è stato definito l’attore dai cento volti, il film presenta omaggi di registi famosi quali John Landis, Joe Dante e molti altri. Deludente, invece, “Agnosia”, secondo film dopo “The birthday” del 33enne Eugenio Mira, Secondo e grande produzione in costume di fine Ottocento, che descrive lo scontro tra due grandi aziende. Prima europea dopo i Festival di Toronto e di Austin, parla dell’invenzione del fucile con teleobiettivo e dell’incidente, con parziale perdita di vista, della bambina dell’inventore. Anni dopo, quando la bambina è cresciuta e tuttavia sofferente, una ditta apparentemente amica, tenta di rubare la formula del fucile uccidendo l’inventore e bruciando la fabbrica. La ragazza è sequestrata da un falso medico che vorrebbe scoprire la formula, rapisce un suo ex dipendente, che ha lo stesso volto del promesso sposo della ragazza col compito di farle la corte e carpirle il segreto. Il giovane, peró, s’innamora ed è ricambiato. Interpretato da Bárbara Goenaga ed Eduardo Noriega, e da Martina Gedeck nella parte dell’industriale rivale, il film appesantisce il grande spettacolo a colori di fine secolo a Barcellona con ripetizioni che complicano a volte sia il thriller che la storia d’amore.
Carlo Di Stanislao
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