Teoricamente, se avesse avuto una squadra, domattina avrebbe potuto prendere il via al Giro di Lombardia. Da oggi, infatti, Danilo Di Luca è tornato ad essere un corridore a tutti gli effetti. A rimetterlo in sella è stato il Tribunale nazionale antidoping (Tna) del Coni, presieduto dal giudice Francesco Plotino, che ha riconosciuto al ciclista abruzzese uno sconto di pena di 9 mesi e 7 giorni (sulla squalifica di due anni inflitta per uso di Epo Cera al Giro d’Italia del 2009) per aver collaborato con la Procura della Repubblica di Padova nelle inchieste sul doping. “Anche se la stagione è praticamente finita, sono contento perché possono finalmente tornare a fare il mio lavoro e cercarmi una squadra” le parole del ‘killer’ di Spoltore dopo aver visto riconosciuta dal Tna l’istanza di revisione del processo in base all’articolo 10.5.3 del Codice Wada che prevede una ‘collaborazione fattiva dell’atleta alla scoperta e all’accertamento di violazione del regolamento antidoping’. “Alla Procura di Padova e al pm Benedetto Roberti ho spiegato le metodologie che ho visto usare negli anni in cui ho corso – la precisazione del corridore abruzzese – Ho deciso di parlare per aiutare i giovani e per far capire loro che il nostro è uno sport bellissimo, una scuola di vita come poche altre, e che per entrare nel ciclismo non c’é bisogno di doparsi”. Insomma, Di Luca non avrebbe fatto alcun nome di colleghi coinvolti con vicende di doping. “Nelle passate settimane sono state scritte tante falsità, si è detto che nella mia collaborazione avrei fatto dei nomi e questo non è vero – ha voluto sottolineare il corridore, affiancato dagli avvocati Ernesto De Toni e Flavia Tortorella -. Alessandro Petacchi ad esempio, che è un mio grande amico, sa benissimo che io non mai fatto il suo nome come non ho fatto quello di altri miei colleghi ciclisti. Ci tengo a ribadirlo, la mia è stata una scelta in favore del ciclismo e non contro gli atleti”. Scelta che, oltre allo sconto di pena, è servita anche a far sentire meno leggero il portafogli. Il Tribunale ha infatti sensibilmente ridotto anche la sanzione economica, togliendo 106.400 euro ai 280 mila che avrebbe dovuto pagare Di Luca. “Ora devo solo recuperare il tempo che ho passato lontano dalle gare – ha spiegato l’abruzzese -. In questo anno e mezzo mi sono sempre allenato e adesso è già da un mese che ho iniziato la preparazione invernale. Obiettivi? Trovare una squadra e poi cimentarmi con le mie corse, ovvero classiche e Giro d’Italia, poi mi manca un Mondiale che potrebbe rappresentare il clou della mia carriera”. E in una giornata di gioia il pensiero va anche allo spagnolo Alberto Contador, alle prese pure lui con vicende legate al doping: “Sta attraversando un periodo non bello e so bene cosa vuol dire. Per caso questa estate in vacanza ci siamo incontrati e salutati, per me lui è e resta un grande campione. So che ha pensato anche all’ipotesi del ritiro – ha quindi aggiunto Di Luca – Spero non sia vero perché deve essere ancora giudicato. E comunque io spero di tornare a correre e battermi con lui”. E con tutti quegli altri colleghi puliti che ogni giorno faticano sui pedali: “Sono certo che i ciclisti non sono tutti dopati, negli ultimi dieci anni le cose sono cambiate e tanto. Posso garantire che la maggior parte dei miei colleghi è pulita. Non é vero che bisogna doparsi per vincere, chi nasce campione resta campione, chi nasce gregario resta gregario”.
Sconto a Di Luca, torna subito in sella
Teoricamente, se avesse avuto una squadra, domattina avrebbe potuto prendere il via al Giro di Lombardia. Da oggi, infatti, Danilo Di Luca è tornato ad essere un corridore a tutti gli effetti. A rimetterlo in sella è stato il Tribunale nazionale antidoping (Tna) del Coni, presieduto dal giudice Francesco Plotino, che ha riconosciuto al ciclista […]
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