Le donne che soffrono di depressione durante la gravidanza sono da ritenere a maggiore rischio di parto pretermine (Ptb) e basso peso alla nascita del bambino (Lbw), anche se l’entità dell’effetto varia in funzione delle scale per la misurazione della depressione, del Paese e dello stato socioeconomico (negli Stati Uniti). Un’importante implicazione di questi risultati è che la depressione prenatale dovrebbe essere identificata attraverso uno screening universale e trattata. Il verdetto consegue a una metanalisi effettuata da Nancy K. Grote e collaboratori della university of Washington di Seattle sugli studi prospettici che riportavano dati sulla depressione prenatale e almeno un outcome avverso alla nascita: Ptb (< 37 settimane di gestazione), Lbw (< 2.500 g) o restrizione della crescita intrauterina (Iugr, < 10° percentile per l’età gestazionale). In totale sono stati analizzati 29 studi. In quelli che hanno utilizzato una misurazione della depressione per categorie, le dimensioni dell’effetto combinato su Ptb, Lbw e Iugr erano significativamente maggiori rispetto agli studi che hanno fatto riferimento a misurazioni su scale continue (rischio relativo, Rr, combinato per Ptb, Lbw e Iugr: 1,39, 1,49 e 1,45 vs 1,03, 1,04 e 1,02). Le stime del rischio per depressione prenatale definita in categorie e per Ptb e Lbw sono rimaste invariate anche dopo l’esecuzione di una procedura “trim-and-fill” (taglia-e-riempi) per la correzione del bias di pubblicazione. Il rischio di Lbw associata a depressione prenatale è risultato significativamente più grande nei Paesi in via di sviluppo (Rr: 2,05) rispetto agli Stati Uniti (Rr: 1,10) o alle socialdemocrazie europee (Rr: 1,16). Infine, la depressione prenatale definita per categorie ha mostrato la tendenza a essere associata a un aumento del rischio di Ptb fra le donne statunitensi appartenenti alla fascia socio-economica più bassa.
Carlo Di Stanislao
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