A seguito degli interventi operati dalla Dottoressa Colasacco e dai Vigili del Fuoco è stata rinvenuta l’aquila imbalsamata 100 anni fa dai Frati e rimasta sotto le macerie, danneggiata dai calcinacci che le erano caduti addosso la notte del 6 aprile 2009. Aveva così perso le piume e aveva un’ala spezzata. Da non sottovalutare la minaccia della polvere che aveva mutato la posa e l’atteggiamento usurato. Si tratta di un’aquila reale che era sino a quella data nel Museo Nazionale d’Abruzzo del Polo Culturale omonimo.
L’emblema dell’aquilano ritrova il suo antico splendore per opera dell’artigiano Vincenzo D’Amico, originario di Castel di Sangro.
La Federcaccia del capoluogo abruzzese l’ha adottata come simbolo dopo il dono elargito dai Frati Minori d’Abruzzo.
Il rapace, fu trovato da un frate del Convento sulla Piana di Campo Imperatore agli inizi del secolo scorso. Era stata ferita alle ali e grazie alle amorevoli cure dei pii uomini l’aquila si salvò, ma non potè più volare. Era invalida e divenne la compagna dei frati con i quali visse per 25 anni che, non potendogli restituire la libertà, le offrirono il loro amore e un nido speciale.
La regina delle vette aquilane spiccò il suo ultimo volo verso l’Altissimo nel 1925, ma i francescani, non potendosi separare da lei, decisero di imbalsamarla per alzare verso di lei ogni giorno il loro sguardo.
Resterà a Castel di Sangro, ma il suo ricordo vivrà sempre nei cuori dei Frati e dei loro fedeli collaboratori.
Francesca Ranieri
Perché deve restare a Castel di Sangro?
Non sarebbe giusto farla ritornare nel suo luogo naturale, il Museo delle Scienze, a San Giuliano?
E qui sollevo un problema: oltre a l’aquila, tutte le altre opere presenti nella chiesa e al museo che fine hanno fatto?
Esiste una catalogazione e dove esse attualmente si trovano?
E tutte le altre opere di cui la città dell’Aquila era ricca dove sono e che fine hanno faranno?