Le immagini televisive come prova decisiva per punire le scorrettezze dei ‘furbetti’ sui campi di calcio: è quanto stabilisce un comma dell’articolo 35 del Codice di Giustizia Sportiva. Una norma invocata da tanti, nonostante gli effetti siano un po’ deboli. Il regolamento prevede infatti che la ‘prova tv’ non sia utilizzabile nel caso in cui l’arbitro sostenga di avere visto e giudicato in campo l’episodio incriminato. Insomma, a volte giustizia non è fatta, ma le vittime illustri sono tante, dall’Imperatore Adriano a Gilardino, da Zalayeta a Ronaldinho. Ora si aggiunge Krasic: il suo plateale tuffo in area viene sanzionato con due giornate di squalifica. La volontà di porre un argine al gioco violento e sottili perfidie sul terreno prende forma undici anni fa. E’ il 18 settembre del 1999: la partita Perugia-Cagliari, terminata 3-0 per gli umbri, cambia il corso delle cose. Ba dà una testata a Macellari, ma l’arbitro Collina non vede. L’occhio televisivo incastra invece il giocatore e lo condanna a tre giornate, poi ridotte a due. E’ il primo caso di applicazione. Ma il primato dei simulatori toccherà sei anni più tardi – quando nel frattempo la prova tv è stata estesa anche a chi finge la caduta – al serbo Iliev. La prova televisiva affonda le sue radici nello sport-business e nelle leghe professionistiche statunitensi negli anni ’90. Un modello d’importazione utile a tenere a freno i bollenti animi di alcuni calciatori. Krasic va a tenere compagnia a un suo connazionale, Ivica Iliev, attaccante del Messina. Con la prova tv – nell’ottobre 2005 – è stato squalificato per tre giornate per una simulazione su un calcio di rigore contro l’Ascoli. Punizione resa più grave dall’esultanza del giocatore dopo la concessione del penalty. L’Imperatore Adriano – con i colori neroazzurri – nel 2005 paga ‘pegno’ (due giornate) per un capitombolo fasullo in area contro la Roma. Il campione è finito più volte nel mirino della giustizia televisiva con alterna fortuna: nel febbraio 2009 se la cavò per un presunto gol di mano contro il Milan. Gli era andata peggio un mese prima: tre giornate per aver dato un pugno in area a Guastaldello (Samp). Nel 2007, inflitte due giornate a Zalayeta, allora al Napoli: sceneggiata, ‘tuffo con rotazione’ in area, e rigore farlocco contro la Juventus. Non solo simulazioni, acrobazie e voli, anche sputi, testate, colpi bassi, bestemmie e gol non regolamentari: Gilardino – dopo la prova tv – si becca due turni di squalifica per aver segnato con la mano contro il Palermo a ottobre del 2008. Tre giornate a Fernando Couto per per aver sputato a Erijon Bogdani nel corso di Parma-Livorno (30 ottobre 2007). Graziato tra le proteste Vieira (Inter), nonostante le immagini televisive facciano vedere il francese afferrare violentemente i capelli di Zaccardo (Palermo). Tre turni in Tim Cup per Ronaldinho, ‘reo’ di aver colpito con una gomitata il volto di David Rozehnal della Lazio. Samuel incappa nella prova televisiva in Supercoppa nel 2005: uno sputo del difensore interista viene sanzionato con tre giornate. Presunto bersaglio Nedved ma lo stesso giocatore bianconero nega di esserne stato l’obiettivo. Prova tv per decifrare il labiale nella battaglia contro la blasfemia ingaggiata quest’anno: le prime due ‘vittime’ sono Domenico Di Carlo e il giocatore del Parma Davide Lanzafame. Qui si scatena la fantasia delle assonanze e delle desinenze. In questi casi mani alzate anche di fronte alla potente tv.
Daniela Simonetti
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