Secondo il numero di DiresanitàNews, redatto a cura del Ministero della Salute, 3.500 fra bambini e adolescenti de L’Aquila, hanno superato la paura e il dolore generati dal terremoto del 6 aprile 2009 facendosi guidare dalla mano forte e rassicurante delle loro insegnanti. Le storie di questa guarigione collettiva, guidata da un team di esperti dell’Istituto di Ortofonologia di Roma (Ido), che per primo in Italia ha capito che la scuola avrebbe potuto avere un ruolo sociale determinante nell’aiutare i piu’ giovani a oltrepassare la barriera dello smarrimento e del terrore, sono diventate un libro-racconto dal titolo “Le 398 meravigliose maestre dell’Aquila” (Edizioni Magi). Il progetto rientra nel programma ‘L’Aquila torna a volare’, voluto dal ministero dell’Istruzione (Direzione generale per lo studente, l’integrazione, la partecipazione e la comunicazione) ed e’ stato appunto realizzato dall’Istituto di Ortofonologia di Roma. L’iniziativa, durata un anno, e’ la prima nel suo genere ed e’ stata portata avanti nelle scuole primarie e secondarie della citta’ colpita dal sisma. Il libro racconta a chi non ha vissuto in prima persona l’Aquila del dopo terremoto una verita’ importante, che non emerge dalle cronache: “Sono state le donne- spiega Bianchi di Castelbianco- a consentire alla citta’ di sopravvivere e questo libro lo dimostra, lo dimostrano queste maestre”. Emblematica la storia di quell’insegnante che per tre giorni si e’ interrogata su come raccontare ai suoi bambini la famosa storia dei tre porcellini. “Come faccio- si chiedeva- a raccontare loro che la casa di mattoni reggera’?”. Poi, in sogno, la soluzione: la maestra raccontera’ che esiste una quarta casa nella favola, una casa “anti-sismica”. I disegni dei bambini contenuti nel libro raccontano la guarigione con i simboli. All’inizio ci sono mostri e vulcani pronti ad esplodere, poi appaiono ragazzini vincenti e frasi che raccontanto di un terremoto sconfitto. I curatori, Federico Bianchi di Castelbianco (direttore dell’IdO) e Magda Di Renzo (psicologa del Cipa-Centro italiano di psicologia analitica e dell’IdO stesso), hanno presentato il volume a Montecitorio, nella sala stampa della Camera, lo scorso 26 ottobre, alla presenza di esponenti politici di tutti gli schieramenti. C’erano il senatore Pd Franco Marini, ex presidente del Senato, la presidente della commissione Cultura della Camera, Valentina Aprea, del Pdl, l’Udc Paola Binetti e il vice presidente vicario dei senatori Pdl, Gaetano Quagliariello. L’incontro e’ stato moderato da Marida Lombardo Pijola, giornalista de “Il Messaggero”. Per gli autori l’esperienza aquilana e’ stata “un grande privilegio, questa esperienza- spiegano Di Renzo e Bianchi di Castelbianco- ha rappresentato un laboratorio di vita anche per chi ha lavorato con questi insegnanti. La ricostruzione della societa’ aquilana parte dalla scuola perche’ e’ l’unico spazio in cui e’ possibile reimparare a vivere la normalita’. Le insegnanti sono l’unico punto di riferimento in una realta’ che ha perso le coordinate e, in quanto donne, sono naturalmente capaci di occuparsi del mondo affettivo”. E le insegnanti dell’Aquila ce l’hanno fatta. E’ un libro emozionante poiché anche se i lavori rappresentano contenuti scientifici, nelle pieghe degli stessi scorrono i visi dei protagonisti che toccano il cuore. Bambini che chiedono di voler dimenticare ed andare avanti quando chiamano il terremoto;” il mostro assassino,” “il ruba abitanti,” “il signor distruttore”.Il libro ci racconta la forza delle donne, la forza dell’amore. Queste donne hanno amato e sostenuto i loro alunni. Si sono lasciate aiutare anche se erano lontane da una cultura psicologica; hanno compreso ed accettato che poteva essere la strada ed hanno lottato, faticato, per ritrovare la forza che le potesse far essere di nuovo maestre e punto di riferimento per i propri ragazzi. E’ stato grazie al loro lavoro che i ragazzi hanno potuto ritornare ad immaginare una normale giornata di scuola anche se la classe era uno spazio chiuso tra i teli. E’ stato uno stupendo lavoro di squadra tra psicologi e maestre. Ognuno ha messo il proprio sapere e il proprio sentire. Le insegnanti hanno rappresentato per i bambini il riferimento in una situazione dove non esistevano più riferimenti né temporali né spaziali. Dove il processo di crescita rischiava di essere interrotto. Gli psicologi hanno accolto e sostenuto le insegnanti nei loro vissuti personali. Solo così le maestre hanno potuto affrontare i bambini senza aggiungere le loro emozioni o senza negarle difensivamente. Hanno riproposto ai bambini i temi e le esperienze che loro stesse avevano sperimentato grazie al lavoro con gli psicologi. Ritrovare se stesse e le proprie abilità educative per sorreggere i propri alunni è stata la sfida.
Carlo Di Stanislao
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