Ancora una domenica di sangue

Domenica di sangue in Iraq ed a Istanbul, dopo i pacchi bomba dalla Yemen e con Al Qaeda che torna a seminare il terrore a Baghdad e un attentatore suicida che semina morte e paura ad Istanbul. Un commando armato ha assaltato al tramonto di ieri una chiesa di rito cattolico orientale nel cuore della […]

Domenica di sangue in Iraq ed a Istanbul, dopo i pacchi bomba dalla Yemen e con Al Qaeda che torna a seminare il terrore a Baghdad e un attentatore suicida che semina morte e paura ad Istanbul. Un commando armato ha assaltato al tramonto di ieri una chiesa di rito cattolico orientale nel cuore della capitale irachena, durante la messa della domenica, prendendo in ostaggio per alcune ore una cinquantina di fedeli e due sacerdoti. Le forze di sicurezza hanno fatto irruzione nella chiesa Saiydat al Nayat (Nostra Signora del perpetuo soccorso) neutralizzando i terroristi. Il bilancio del blitz è però altissimo: 24 morti, di cui almeno dieci ostaggi, sette agenti e sette terroristi. I feriti sarebbero una trentina. Ma la Bbc in tarda serata ha detto che gli ostaggi uccisi sarebbero 25 e non 10 come riportato da fonti militari Usa. Tra di loro anche due preti freddati dai terroristi poco dopo l’irruzione nella chiesa. Mons. Shlemon Warduni, vescovo ausiliare di Baghdad dei Caldei, ricorda così  i due religiosi: ”Erano miei alunni. Erano giovanissimi e lavoravano con gran zelo, seguivano i giovani e i bambini nel catechismo, nella vita pastorale… E’ molto dolorosa, molto triste questa la loro morte. Speriamo – e certamente abbiamo fiducia – che Dio protegga la sua Chiesa e sia con la sua Chiesa. Queste cose, però, sugli uomini influiscono tanto e molto negativamente. Per me non vi è nessuna via di uscita, se non quella della preghiera! Dobbiamo chiedere a Dio, al Dio della pace, di dare la pace alla nostra nazione.Contemporaneamente un attentatore suicida si è fatto esplodere ieri mattina nella centralissima piazza Taksim, sulla sponda europea di Istanbul, frequentata ogni giorno da migliaia di cittadini e turisti, provocando il ferimento di 32 persone, 17 civili e 15 agenti di polizia. Nessun italiano coinvolto. Un tassista sul posto ha riferito di aver visto un uomo di circa 30 anni avvicinarsi al veicolo della polizia, che controlla la piazza, come per chiedere informazioni. Un attimo dopo c’è stata l’esplosione. Altri testimoni hanno detto di aver visto il kamikaze in compagnia di un altro uomo, che però non è stato rintracciato. Vicino al luogo dell’esplosione – avvenuta presso il monumento a Kemal Ataturk, il fondatore della Turchia moderna – gli artificieri hanno trovato un ordigno al plastico forse destinato a scoppiare in un secondo tempo. I ribelli curdi del Pkk negano ogni implicazione con l’attentato kamikaze compiuto ieri in piazza Taksim a Istanbul nel quale sono rimaste ferite 32 persone. “Per noi non e’ possibile compiere un atto simile nel momento in cui il nostro movimento ha deciso di prolungare la tregua. Non siamo in alcun modo implicati in questo attentato”, afferma la direzione del Pkk in una nota, diffusa dall’agenzia vicina al movimento separatista. L’attentato non è stato rivendicato,ma la polizia turca ha fermato 16 presunti appartenenti al Partito-Fronte di liberazione del popolo rivoluzionario. L’ex presidente USA Bill Clinton, ha condannato l’attentato suicida definendolo “crimine scandaloso”. “Gli Usa continueranno a lavorare con la Turchia per combattere l’estremismo e garantire la sicurezza alle popolazioni pacifiche nel mondo”,ha aggiunto. Nel frattempo si susseguono concitatamente le notizie sull’allarme terrorismo legato a due pacchi bomba scoperti in aerei in viaggio verso Chicago. A Sanaa, nello Yemen luogo di origine dei pacchi, è stata arrestata una donna sospettata di essere implicata nell’invio; Stati Uniti e Emirati arabi uniti hanno fornito le informazioni per identificarla. Le autorità yemenite oggi hanno anche sequestrato 26 pacchi sospetti e arrestato degli impiegati della compagnia di trasporto aereo e della divisione cargo dell’aeroporto internazionale di Sanaa. I pacchi sono stati scoperti venerdì in due aerei cargo, a Dubai e nell’aerporto inglese di East Midlans pacchi bomba. Secondo il governo statunitense, sull’operazione c’è la firma di Al Qaida nella penisola arabica. Ieri il presidente americano Barack Obama ha parlato di una “minaccia terroristica credibile” aggiungendo che i pacchi erano indirizzati “a luoghi di culto ebraici, a Chicago”, il suo ‘feudo’ elettorale, dove trascorrerà questa notte nel quadro di un ultimo tour prima delle elezioni di metà mandato di martedì. Oggi però il premier britannico David Cameron (dopo una conversazione con Obama) ha fatto sapere che la bomba sull’aereo inglese avrebbe dovuto esplodere in volo. L’altro ieri, poi, in Italia, è stato arrstato dalla Digos un egiziano titolare di un’impresa di pulizia, per aver partecipato alle attività terroristiche di una cellula sgominata nel luglio 2009. Per l’Italia Hani Abdel Maksoud era semplicemente un lavoratore, partito dall’Egitto come tanti per cercare fortuna nel nostro Paese e approdato nell’hinterland milanese dove aveva stretto legami con la comunità islamica presente nel capoluogo lombardo. Da quasi due anni (era partito nel marzo 2009), aveva ottenuto un regolare permesso di soggiorno e aveva “messo su famiglia”. Si era radicato al punto di aprire una sua attività, una piccola impresa di servizi di pulizie. Sconosciuto fino ad oggi alle forze dell’ordine, abitava a Paderno Dugnano con moglie e figli. Ma per la patria natia, Abdoul Maksoud non era un cittadino qualunque. Era un ricercato, sulle cui spalle grava ancora oggi un’accusa pesantissima: terrorismo. Su di lui pendeva un mandato di arresto, emesso dal Tribunale criminale Nord de Il Cairo. L’accusa? Aver preso parte alla cellula terroristica “Wala et Baraà”, sgominata e smantellata nel luglio 2009, con 26 componenti oggi già a processo. Secondo gli inquirenti egiziani, Maksoud avrebbe fornito sostegno ideologico, logistico e finanziario alla cellula islamica. Non solo. Avrebbe acquistato per la cellula materiale elettronico e un gps idoneo ad indirizzare la traiettoria dei missili.

Carlo Di Stanislao

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