Il nuovo capo della maggioranza repubblicana alla Camera, John Boehner, quando ieri notte ha annunciato dall’Ohio la vittoria alla Camera per il suo partito, ha detto: “Mi chiedo se il presidente rispetterà il volere del popolo. Se lo farà saremo pronti a lavorare con lui”. Il messaggio è chiaro. Si chiede una riduzione del ruolo del governo, un recupero del rapporto di fiducia fra la gente e il governo, un aiuto per le piccole medie imprese. Quei valori che, secondo alici, hanno insomma fatto l’America. A partire da oggi gli equilibri politici nella capitale americana sono cambiati in modo drammatico: era dagli anni Trenta che non si registrava una variazione della maggioranza alla Camera senza un seguito al Senato. E i repubblicani si trovano di nuovo in sella. L’onda del Tea Party si abbatte su l’America di Obama ed i Repubblicani conquistano la Camera dei Rappresentanti, anche se non riescono a prendere il Senato. La sconfitta, anche se prevista, non è meno dolorosa per la Casa Bianca ed il futuro cammino di Obama, reso certamente più accidentato e faticoso. Ora Barack Obama dovrà verosimilmente cambiare le priorità della sua Amministrazione: energia, cambiamenti climatici, immigrazione o istruzione non avranno possibilità di successo parlamentare senza prima un accordo con un Partito Repubblicano, che nei primi due anni del mandato ha fatto di tutto per ostacolare le sue politiche. Il presidente “azzoppato”, farà in conferenza stampa alle 18 ora italiana, il bilancio del verdetto che vede l’elettorato statunitense spostato a destra, con le categorie che avevano portato il Presidente alla storica vittoria del 2008 – giovani, donne, afroamericani e latinos – che hanno scelto di non mobilitarsi, nonostante gli appelli degli ultimi giorni. Come nota Reuters, due anni dopo l’elezione di Obama, le preoccupazioni degli elettori per l’economia e lo scontento per la leadership del presidente hanno finito per premiare i Repubblicani, che hanno tolto a Nancy Pelosi il ruolo di speaker della Camera e hanno dato il via a una nuova epoca di Congresso diviso. I network hanno previsto che i Repubblicani prenderanno almeno 60 seggi alla Camera, rispetto ai 39 di cui hanno bisogno per una maggioranza che consenta di nominare speaker il conservatore John Boehner, mettere repubblicani a capo delle commissioni e tirare il freno sull’agenda di Obama. I Repubblicani hanno fatto meglio che nel 1994, quando i Democratici del presidente Bill Clinton persero 54 seggi alla Camera, e si tratta del più grande spostamento di potere da quando i Democratici persero 75 seggi alla Camera nel 1948. I Repubblicani hanno tolto ai Democratici almeno 10 Stati, compreso il difficile Ohio, e sono riusciti a conservare il Texas in una competizione con implicazioni fondamentali per la revisione decennale dei distretti congressuali che inizia il prossimo anno. Invece in California, il democratico Lerry Brown, ha strappato la poltrona di governatore al repubblicano Arnold Schwarzenegger. Il mercato per ora sembra aver accolto bene il cambiamento, anche perché le elezioni di medio termine spesso sono da stimolo all’economia soprattutto in vista delle presidenziali in programma nel 2012. Speriamo solo, scrive La Repubblica, che i cosiddetti “ribelli d’America” riescano a risolvere i problemi dell’economia più grande al mondo con un solo colpo di bacchetta magica, proprio quella che Obama aveva dichiarato di non possedere.
Carlo Di Stanislao
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