Puntata attesa quella di oggi nel processo per le tangenti attorno al rigassificatore di Brindisi. Chiamati a testimoniare dalla procura gli imprenditori che, saputo del progetto da 700 milioni di euro della British Gas, non esitarono a riunirsi in consorzio, con l’intento di catalizzare quota parte degli appalti milionari che avrebbero fatto da corollario alla realizzazione del rigassificatore: Massimo Ferrarese, all’epoca vice-presidente di Confindustria e proprietario della Prefabbricati pugliesi, Dino Bozzetto, Francesco Perrino, Pino Marinò, Giuseppe Carparelli, fra i principali autori e fautori dell’iniziativa, a quanto pare adottata con il plauso dell’sindaco Giovanni Antonino.
L’intento? Lo hanno chiarito tanto Ferrarese quanto Marinò, succeduto all’attuale presidente della Provincia al vertice provinciale dell’associazione industriale: “Quello di consentire alle aziende brindisine, finalmente insieme e non più in guerra fra loro, la possibilità di competere nella assegnazione degli appalti”.
Tanto in premessa. Chiarito l’antefatto, più volte ribadito da tutti gli imprenditori chiamati a testimoniare, il pubblico ministero Silvia Nastasia ha voluto vederci chiaro su una ormai famosa riunione che gli imprenditori consorziati tennero nel dicembre 2003, nella sede oritana della Prefabbricati pugliesi, su invito del “padrone di casa”, come ha chiarito Marinò e successivamente confermato Ferrarese. Il vertice, che vide seduto intorno allo stesso tavolo il gotha dell’imprenditoria brindisina, fu seguito e intercettato anche dagli inquirenti, che vollero vederci chiaro soprattutto in merito a tre incognite: se il consorzio voleva favorire la competitività delle imprese brindisine, cosa ci faceva a quel tavolo il napoletano Alfonso Gallo, titolare della famosa General Construction (e uomo di fiducia di Antonino), finito poi nel mirino del ciclone tangentizio?
L’altra domanda, ossessivamente ripetuta dal sostituto procuratore, è stata sul perché una riunione di imprenditori si fosse tenuta nella sede della Prefabbricati e non, come ci si sarebbe potuti aspettare, nella sede di Confindustria.. La terza e ultima domanda, è quella relativa alla presenza del sindaco di Brindisi Giovanni Antonino. Le risposte di Ferrarese sono state pressoché coerenti con quelle fornite in sede di interrogatorio alla Guardia di Finanza, nel lontano 2005. “Ci riunimmo nella mia azienda perché era più grande, c’era più spazio. E poi, a Confindustria, francamente, non sarebbe stato possibile, perché avremmo dovuto invitare tutte le aziende associate, e invece sotto le insegne del consorzio avevamo scelto di riunire le imprese più importanti, le più qualificate, quelle col fatturato più voluminoso del territorio”.
E allora, cosa ci faceva Gallo lì, chi lo invitò? Ha incalzato il pm. “Non so chi lo invitò, non io. Credo i metalmeccanici di Confindustria. Ma lo conoscevamo tutti come imprenditore brindisino, per questo credo che sia stato invitato”. Alla domanda chiave, quella relativa alla presenza di Antonino, Ferrarese ha risposto: “Il sindaco era il primo ad essere favorevole all’idea di un consorzio che potesse rendere più competitive nelle gare d’appalto le imprese del territorio, spesso surclassate come nei lavori per i Grandi eventi, dalle aziende del Nord. Entusiasta sia della ricaduta occupazionale che avrebbe significato, che dello sviluppo complessivo dell’economia brindisina. Per quanto all’inizio, egli stesso fosse scettico: disse addirittura che il rigassificatore avrebbe dato meno posti del bar Betty”.
Gli imprenditori, naturalmente, non potevano sapere d’essere intercettati, per quanto valga la pena di precisare che nulla di penalmente rilevante né di illegittimo emerse da quella riunione.
Sonia Gioia /No al carbone
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