Come scrive su l’Unità Ninni Andriolo, oltre che gli abiti Berlusconi vuole anche elezioni su misura e dichiara con convinzione: “Andremo avanti a governare con la fiducia che ci verrà data sicuramente al Senato e penso anche a Montecitorio. Ma se non sarà così benissimo, si andrà a votare solo per la Camera e vedremo cosa decideranno gli italiani”. Un ennesimo sgarbo istituzionale nei confronti del Colle, che preannuncia la sfida senza esclusione di colpi che il Cav. intende ingaggiare per esorcizzare il declino di un’era. Perfino Bossi mostra scetticismo per un premier che pretende lo scioglimento della Camera, mentre il Fli annuncia il ritiro dei suoi ministri. Di solito un partito che vuole provocare la crisi ritira senz’altro i suoi ministri dal governo e per un lungo tratto questo il Fli non lo fatto, ma solo fatto intendere. Come la fiducia di fine settembre aveva poco significato, così lo scambio di ultimatum dopo Perugia era sembrato poco convincente. Ora invece i finiani (come dicono Granata su Radio 2 e Bocchino da Santaro), sono stanchi del “gioco del cerino” e tolgono di fatto il loro sostegno al governo, dichiarando, poi, di essere sul punto di preparare una loro mozione di sfiducia, con UDC, API ed MPA. Comunque, allo stato delle cose, e in attesa di sentire Fini che, pare, con Bersani, sarà ospite stasera di “Vieni via con me” (ormai sono gli spettacoli a darci la misura politica delle cose), il premier disegna uno scenario che non ha precedenti e che potrebbe essere foriero di nuove dispute istituzionali con il Quirinale: la possibilità che si voti solo per rinnovare la Camera. Durante l’ultimo governo Prodi (2006-2008) si parlò della possibilità di sciogliere solo il Senato, dove quell’esecutivo aveva una maggioranza più risicata, ma poi non se ne fece nulla. Inoltre, il Cav., sbarra anche la strada a ipotesi di nuove maggioranze: ”Ci sono dei professionisti della politica che possono aspirare a diventare presidente del Consiglio o della Repubblica solo grazie a compromessi di palazzo. Ma questa non e’ democrazia: e’ solo partitocrazia”. Dicono alcuni che, in realtà, il Pdl, punta sul Berlusconi bis; alza la posta e gioca sui tempi lunghi per logorare Fini e costringerlo ad accettare una crisi pilotata che conduca al reincarico del Cavaliere. “Il centrodestra senza Berlusconi sarebbe come Parigi senza la tour Eiffel”, spiega l’ex An, Mario Landolfi. Dopo la Finanziaria il premier intende giocare le sue carte al Senato dove spera di vincere facilmente la partita che lo pone in svantaggio a Montecitorio. Alla Camera, tuttavia, Silvio non dispera di recuperare. Di segno diverso e’ l’opinione di Umberto Bossi: ”Secondo me Berlusconi vuole andare al voto, perciò gioca al ribasso. Io giocherei invece al rialzo”. Il ministro della Difesa Ignazio La Russa annuncia una iniziativa in extremis nei confronti di Fli: ”Nei prossimi giorni gli ottanta parlamentari di An eletti nel Pdl si rivolgeranno ai quaranta che ci hanno lasciato perche’ si fermino sull’orlo del baratro. La nostra storia ci insegna che prima di tutto vengono l’Italia e gli italiani, e poi i rancori”. Pier Ferdinando Casini ribadisce la posizione dell’Udc, favorevole alla formazione di un nuovo governo senza la leadership di Berlusconi: ”Le forze economiche e sociali del paese sostengono che e’ una pura follia andare a votare e vanno nella direzione del buon senso. Ecco perché una crisi che porta alle elezioni e che faccia perdere cinque mesi e’ del tutto irresponsabile. Noi non vogliamo perdere tempo, per questo proponiamo un percorso accelerato per l’approvazione della legge finanziaria”. E la sinistra, intanto, continua nelle sue eterne divisioni. A Milano, infatti, dove si sono svolte le primarie del centrosinistra per scegliere il proprio candidato a sindaco per le elezioni della prossima primavera, il candidato del Pd Stefano Boeri e’ stato battuto da Giuliano Pisapia, il candidato sostenuto da Sinistra, ecologia e libertà: 40,1 per cento contro il 45,3. Hanno votato oltre 67 mila milanesi, una partecipazione però in calo rispetto ai circa 82 mila che si erano recati ai seggi nel 2006. Commenta Pisapia: ”Il Pd continuerà a essere la componente principale di un centrosinistra unito e rigenerato da questa bella pagina politica per sconfiggere insieme le destre, a Milano”. Il risultato e’ però un campanello d’allarme per il segretario Pier Luigi Bersani in caso di primarie con lo sfidante Nichi Vendola, leader di Sinistra ecologia e libertà. Come scrive Enrico Gotti su La Gazzetta di Parma, viviamo un vero e proprio paradosso e cioè che oggi le destre non solo politiche, ma sociali e sono sempre più forti, mentre la sinistra è debole e frammentata. Insomma, come dimostrano anche le primarie di Milano, la sinistra continua a manifestare incertezze e ritardi, insieme ad una evidente carenza di egemonia culturale, come si diceva una volta. Stasera, alle 18, alla libreria Cossavella di Corso Cavour a Ivrea, Aldo Cazzullo presenterà il suo ultimo saggio: “Viva l’italia! Risorgimento e Resistenza, perché dobbiamo essere orgogliosi della nostra nazione” (edizioni Mondadori), in cui si sostiene che l’unità è solo una parola aleatorio nel nostro Paese; un Paese diviso durante Risorgimento e Resistenza ed ancora oggi, in cui è in dubbio perfino la sopravvivenza stessa della Nazione, stemperata nell’Europa e nel mondo globale, frammentata dalle “leghe”, dai particolarismi e dai campanili. In alcune rare epoche, gli italiani hanno dimostrato di saper combattere per un’idea di Italia che non fosse solo quella del Belpaese e del “tengo famiglia”; ma quei tempi, ora, sembrano quanto mai lontani, sia a destra che, soprattutto, a sinistra.
Carlo Di Stanislao
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