Al suo arrivo a Montecitorio si presentò con un look castigato (era scomparsa la cascata di capelli corvini sostituita da un sobrio caschetto), ma non fu facile, per lei, scrollarsi di dosso il suo passato di apparizioni televisive e calendari. Noemi e Patrizia D’Addario dovevano ancora venire ed era lei sola a catalizzare le critiche conto il “velinismo” del centrodestra. Nata 35 anni fa a Salerno, Mara Carfagna fu chiamata da Bondi che le propose la candidatura alla camera. Oggi è ministro delle pari opportunità e, a quanto pare, dopo quattro anni passati tra i berluscones, ha imparato a tirare fuori le unghie. Quando Silvio Berlusconi, durante la consegna dei Telegatti, disse “se non fossi già sposato la sposerei immediatamente”, Mara si ritrovò nella bufera. Veronica Lario andò su tutte le furie e scrisse una lettera a “La Repubblica” per pretendere le scuse del consorte. L’incidente fu superato rapidamente,se non altro perché oscurato dalle rivelazioni sulle feste di Palazzo Grazioli e di Villa Certosa; anche se l’immagine di sfasciafamiglie è restata addosso a Mara, come dimostra la velenosa risposta di Vladimir Luxuria alle dichiarazioni di Mara sugli omosessuali che non hanno diritti al riconoscimento di coppia perché “sono sterili e non si riproducono”: “Stai zitta sfasciafamiglie, ragioni come Hitler”, disse il futuro vincitore dell’Isola dei famosi (all’epoca deputato “transgender” di rifondazione Comunista). Negli anni del parlamento trova amici come Italo Bocchino (“Lui, Brunetta e Bondi sono le persone con cui mi consulto di più “, ha raccontato, smentendo come “meschinità” le voci di una storia tra lei e il capogruppo del Fli) , ma anche qualche nemico, come Alessandra Mussolini, che proprio ieri l’ha accusata di continuare a frequentare Bocchino. Anche con altre prime donne del Pdl i rapporti non sono facilissimi: di Maria Vittoria Brambilla ha detto recentemente “Capisco il malessere di chi lavora nel partito da anni e la vede avanzare rapidamente”. Cormelo Lopapa Su Repubblica, ricostruisce le ultime ore, dopo la famosa consersazine con Bocchino fotografata dall’indispettita Mussolini, livida non per ragioni ideali, bensì, a detto Urso nella trasmissione di Lillio Gruber, perché surclasata nei voti (5 a 1) in Campania. Berlusconi la chiama appena atterrato a Lisbona. Sono lontani i buoni rapporti di un tempo: “Devi spiegarmi cosa è successo – lei lo incalza – Sono mesi che quella banda mi attacca, non puoi lasciare l’intera gestione dell’emergenza nelle mani di Cosentino e dei suoi uomini”. Lui si impegna a trovare una soluzione. Ma stavolta sembra che non basti. Resta la delusione di fondo che il ministro confiderà poco dopo ai collaboratori: “Non voglio più stare vicino a certi affaristi. Starò col presidente in questo momento di bisogno. Ma dopo il 14 mi sentirò libera. Nel Pdl ormai comandano i Cosentino, i Verdini, i La Russa, dimenticano che ho avuto 58 mila voti sei mesi fa”. Mara si è fatta grande e ragiona con la sua testa. Non ne può più di un partito colluso con il malaffare e forse (ma lei per ora smentisce), un transito a Fli e magari una candidatura shock a sindaco di Napoli in rotta col coordinatore Pdl Cosentino. Non ne può più non solo degli insulti e delle velenose callunie la bella Mara, ma anche del fatto che è ancora una volta il gruppo di potere che nella sua regione fa capo all’ex sottosegretario, dimessosi dopo la richiesta di arresto per concorso in associazione camorristica, che riesce a convincere, persuadere, condizionare il premier. Eppure, il decreto per lo smaltimento rifiuti approvato in Consiglio dei ministri stabiliva che il pallino nella costruzione dei costosissimi termovalorizzatori passasse dai due presidenti di Provincia Edmondo Cirielli e Luigi Cesaro (uomini di Cosentino) al governatore Stefano Caldoro (Pdl ma suo avversario). Già in Consiglio dei ministri La Russa aveva invitato la Carfagna a non incaponirsi “per ragioni personali”, a non insistere “per beghe locali” sul commissariamento. Ma lei, invece, è ferma e dura nelle sue convinte posizioni. E qualcosa, io credo, sta ottenendo. Sta di fatto che subito dopo il Consiglio dei ministri, giovedì, i deputati che fanno capo a Cosentino, gli stessi presidenti delle Province di Salerno, Cirielli, e di Napoli, Cesaro (sotto inchiesta a Napoli) e poi Landolfi e Laboccetta e Castiello danno tutti segni di nervosismo e disertano alcune votazioni in aula. Sicchè, il premier preoccupato, chiama Cosentino e Landolfi, presente Letta, a palazzo Grazioli e, subito dopo l’incontro, il coordinatore Pdl in Campania va a Montecitorio e dà notizia del “successo” ai suoi, riportata dalle agenzie di stampa: “Sono molto soddisfatto, Berlusconi mi ha dato garanzie sulle competenze e sulla corresponsabilità degli impianti tra Province e Regione. La quadra trovata permetterà di accelerare la costruzione degli impianti”. Allora perché meravigliarsi se la Mara maturata ora parla di politica vera con altri? La maturazione della Carfagna e le parole della Busi ieri sera a “Le invasioni barbariche”, mi hanno convinto che ancora c’è speranza per questo Paese, soprattutto al femminile. Maria Luisa Busi ha detto di essersi dimessa dal Tg1 “per senso del dovere” e raccontato, ricordando l’episodio di proteste nella nostra citta’: “La gente dell’Aquila è stata fondamentale, non si trattava di pericolosi sovversivi ma del nostro pubblico. Gridavano: ‘Vergogna, vergogna, voi del TG1′ e poi un ragazzo con una telecamerina mi ha gridato: ‘Io faccio il tuo lavoro ma non guadagno come te’. Aver fatto le cose nelle regole e sentirsi tacciare di ‘venduto’, mi è dispiaciuto. Le persone che mi urlavano ‘vergogna’, avevano ragione”. Da quanto si legge, le ragioni della’Italia autentica contro quelle dei squali affaristi della politica professionale, stanno illuminando anche la Carfagna. Ma, per rendere più agevole e completa la metamorfosi di Mara, suggerei le fosse regalato il libro della Busi: ‘Brutte notizie. Come l’Italia vera è scomparsa dalla tv’, una lettura davvero molto istruttiva e strutturante. Certo non basterà questa lettura e nemmeno il conciliabolo con Bocchino a cancellare un passato di scelte politiche molto dubbie. Ad esempio quella di agosto scorso, l’assordate suo silenzio nel momento in cui Gheddafi viene in visita a Roma e tiene le sue solite prediche, in uno uno stage coranico con 500 hostess a pagamento o la non risposta all’invito di Flavia Perina rivolto alle donne di destra, con il quale si chiedeva di solidarizzare con Elisabetta Tulliani, rea solo di essere la compagna dell’avversario politico del momento, di amare un uomo che ha avuto l’unica colpa di “dissentire” e per questo va bastonato dai giornali di famiglia, con una campagna di stampa già entrata negli annali come un esempio di cattivo giornalismo. Ma, insomma, saranno considerati veniali e perdonabili, questi peccati, se ora, davvero, la Carfagna se ne va libera e pensa con la sua testa.
Carlo Di Stanislao
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