L’assessore regionale alla sanità, Lanfranco Venturoni (Pdl), si è dimesso dall’incarico. “Mi dimetto – scrive in una lettera al presidente della Giunta, Gianni Chiodi – perché io oggi sono l’ ‘eletto” che non può svolgere degnamente il ruolo al quale i suoi elettori l’hanno chiamato, perché costretto a restare confinato negli spazi di un orizzonte minimo…”. Il riferimento è all’inchiesta della Procura di Pescara sui rifiuti, nell’ambito della quale Venturoni fu arrestato il 22 settembre scorso con l’imprenditore Rodolfo Di Zio e oggi ha l’obbligo di dimora.
“So, con la più profonda delle certezze – continua la letetra di Venturoni -, di non aver mai messo la mia Regione, il mio presidente, il mio partito, i miei elettori e soprattutto il cognome della mia famiglia nelle condizioni di dover soffrire per una mia azione”. Venturoni che nella sua lettera cita don Tonino Bello (“Se oggi non sappiamo attendere più, è perché siamo a corto di speranza”), sottolinea che “se oggi io non so attendere più é perché sono a corto di pazienza. Mi spazientisce il senso profondo dell’ingiustizia che sto patendo, il linciaggio morale che prescinde da ogni pur minima verifica, il gioco al massacro di chi deve, sempre e comunque, trovare il ‘mostro’ da sbattere in prima pagina, il malinteso giustizialismo servile di chi spera di lucrare un vantaggio, politico e personale, dall’altrui disgrazia”. L’ormai ex assessore regionale aggiunge però che “non è una resa, ma è la necessità di fare chiarezza, di offrire al mio presidente, al mio partito, alla mia gente, la conferma del mio considerarmi da sempre ‘al servizio di…'”.
“Logica vorrebbe – scrive Venturoni – che io restassi in silenzio, ad aspettare il correre degli eventi, a continuare a preparare i dettagli di una ‘difesa’ della quale continuo a non sentirmi obbligato, perché io so di non avere mai commesso un atto, non uno, per il quale io debba difendermi. Sento in queste ore la sofferenza attorno a me. Perché io, oggi, sono ‘il cattivo’, l’assessore regionale salito agli onori delle cronache nazionali per aver esposto, la sua Regione, a un ‘nuovo scandalo’ giudiziario, contribuendo a trasmettere dell’Abruzzo e di noi abruzzesi, un’ immagine che non ci appartiene e che ci mortifica ingiustamente”. L’ex assessore regionale alla sanità ribadisce di non essere attaccato alla poltrona: “Voi sapete quanto, nella mia storia politica, le “poltrone” siano state per me strumenti del fare, mai posizioni dell’apparire; così come sapete, fin troppo bene, con quanta facilità io abbia saputo imboccare la porta, quando sentivo venir meno la possibilità di agire per il Bene Comune. Così, arrivo allo scopo vero di queste mie righe, che è uno scopo che pretende l’ufficialità della parola scritta e la serietà degli atti certi, in un momento nel quale tutti sembrano impegnati a confondere la politica in un magma indefinito: io mi dimetto”.
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