La violenza di genere contro la donna (intesa quale violenza usata da uomini sulle donne e bambine) è il risultato dell’evoluzione della concezione della donna, che affonda le sue radici in credenze politeiste di una figura femminile idolatrata come la dea della fecondità e dell’amore, per divenire presto la Cassandra oltraggiata nel corpo e nella sua personalità (perché non creduta nelle sue funeste previsioni). Da diverse ricerche emerge che la violenza di genere si esprime su donne e minori in vari modi ed in tutti i paesi del mondo. Esiste la violenza domestica esercitata soprattutto nell’ambito familiare o nella cerchia di conoscenti, attraverso minacce, maltrattamenti fisici e psicologici, atteggiamenti persecutori, percosse, abusi sessuali, delitti d’onore, uxoricidi passionali o premeditati. I bambini, gli adolescenti, ma in primo luogo le bambine e le ragazze adolescenti sono sottoposte all’incesto. La violenza alle donne, in qualunque forma si presenti, ma in particolare quando si tratta di violenza intrafamiliare, è uno dei fenomeni sociali più nascosti, è considerato come punta dell’iceberg dell’esercizio di potere e controllo dell’uomo sulla donna e si mostra in diverse forme come violenza fisica, psicologica e sessuale, fuori e dentro la famiglia. L’Assemblea Generale dell’ONU con la Risoluzione n.54/134 del 17 novembre 1999, ha istituito, per il 25 novembre, la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne”, concordata dalle partecipanti dell’Incontro Femminista Latinoamericano e dei Caraibi – Bogotà 1981 – con una Delegazione della Repubblica Dominicana che propose di rendere omaggio alle sorelle Mirabal, assassinate dagli agenti del Servizio Militare di Intelligenza (dopo avere subito le peggiori violenze fisiche) il 25 novembre 1960 a seguito della lotta mossa contro la dittatura di Rafael Leònidas Turjillo. Il 26 novembre, a Roseto Degli Abruzzi, un convegno nazionale farà il punto su metodi e strumenti per la prevenzione ed il contrasto della cosiddetta violenza di genere e saranno presentati i risultati, a 18 mesi dal suo varo, del progetto denominato ADRIA – Rete Antiviolenza per le Donne, le madRi e le Immigrate nell’Adriatico, finanziato dal Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Circa la violenza sulle donne nella nostra regione, la CGIL ha fornito ieri dati allarmanti. L’Abruzzo è al quarto posto delle regioni italiane per casi di violenze contro le donne, con il 27,6 per cento dei casi registrati e su 150 mila reati settemila sono contro le donne e 160 mila sono i casi di stalking segnalati dalla Corte d’appello dell’Aquila. Fra Gli altri dati resi noti, ci sono anche quelli sulle molestie e sui ricatti a sfondo sessuale, che a livello nazionale riguardano 10 milioni 485mila donne, mentre in Abruzzo essi riguardano il 6% di tutti i casi denunciati. A Roseto, capofila del progetto ADRIA, si parlerà della necessità di varare anche una campagna di sensibilizzazione contro gli stereotipi dei ruoli familiari femminili e la promozione di azioni positive per l’uguaglianza di genere in tutti i campi del vivere associato, politico economico e culturale. Gli stessi temi saranno portati in piazza, a Roma, il 27 novembre, dalla CGIL. Ricordiamo poi che, sempre in Abruzzo, da giugno scorso, ha preso il via un progetto, fra Pescara e Teramo, per rilevare e monitorare, attraverso un’indagine, il fenomeno della violenza sulle donne e le giovani immigrate. L’iniziativa, finanziata da fondi europei, è nata per poter comprendere meglio il fenomeno e di conseguenza potenziare gli ambulatori sanitari, sperimentare servizi integrati nell’ambito socio-sanitario e quindi essere in grado di affrontare al meglio il problema della violenza femminile, in costante crescita. Tra le entità coinvolte il comune e la provincia di Pescara, le Asl di Teramo e Pescara, l’associazione Ananke, il Centro antiviolenza donne ‘La Fenice’ e il Centro immigrati di Teramo, l’Association femmes immigrees (Adi) e l’Associazione interculturale a tutela della donna e del minore. Infine, a marzo, l’Ordine dei Medici de L’Aquila, con il Centro Antiviolenza della città e la Biblioteca delle Donne Melusine, organizzerà un incontro-dibattito, aperto a tutti, sugli aspetti medici e non medici della violenza di genere e sui minori, anche per proporre linee-guida condivise, per fornire alle donne che subiscono violenza sessuale l’adeguata assistenza sanitaria ed anche accoglienza e sostegno per aiutarle ad uscire da situazioni di marginalità e di vergogna. In quella occasione si tenterà anche, cercando il più ampio coinvolgimento istituzionale, di far emergere la piattaforma sommersa che ancora esiste e in tal senso di proporre una riorganizzazione dei Distretti sanitari, attraverso la creazione di Sportelli e centri diurni per monitorare il disagio cronico che spesso deriva da situazioni di abuso. Sono 6 milioni e 743 mila Cassandra della realtà tecnologica, tra i 16 e i 70 anni, che hanno dichiarato di avere subito violenza fisica o sessuale nel corso della vita,secondo l’indagine Multiscopo effettuata dall’ISTAT sul territorio nazionale, nel 2006, per via telefonica. Mentre in Sicilia è risultato, dalla stessa indagine, che sono 520 mila le donne rimaste vittime di violenza nel corso della loro vita, e solo il 2,9% denuncia il reato, che oscilla tra il 2,4%, nel caso in cui si tratti di donne che hanno subito violenza dal proprio partner, e il 3,4 nel caso contrario. E se a causa di culture involute imposte in alcuni Paesi il corpo della donna è costretto a divenire oggetto da manipolare, in altre Nazioni industrializzate la donna è attrattiva da palcoscenico, immiserita nella personalità e talora vittima di stalker mimetizzati. Anche di questo occorrerà prendere adeguata coscienza, seguendo ad esempio il congresso di Roseto prima e, poi, quello de L’Aquila.
Carlo Di Stanislao
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