I ritardi nella ricostruzione del centro storico di L’Aquila sono “una operazione di cui non si può attribuire la responsabilità al governo centrale. Anche qui c’é stata una vasta opera mistificatoria dei media
Nessuna inadempienza del Governo sulla ricostruzione in Abruzzo, solo “mistificazioni” dei media: i fondi ci sono, ora tocca agli enti locali avviare la ricostruzione che “prenderà diversi anni”. Il premier Silvio Berlusconi, in una conferenza stampa a Palazzo Chigi, insieme al sottosegretario Gianni Letta, al governatore dell’Abruzzo, Gianni Chiodi ed al capo della Protezione civile, Franco Gabrielli, prende di petto un’altra emergenza – dopo quella dei rifiuti in Campania – finita nell’occhio del ciclone. “Solo propaganda”, è la replica dell’opposizione, mentre il sindaco del capoluogo, Massimo Cialente, ha parlato di”scaricabarile”. Nel mirino del premier, i servizi di giornali e tv sul centro storico dell’Aquila ancora in macerie un anno e mezzo dopo il sisma. Il problema, ha puntualizzato, “riguarda le autorità locali: i fondi messi a disposizione del Governo ci sono, ma loro devono fare studi approfonditi edificio per edificio per capire se si può ristrutturare o va abbattuto. Su questo – ha sottolineato Berlusconi – non si può dare la responsabilità al Governo centrale; c’é stata una vasta opera mistificatoria da parte di giornali e tv”. Il Governo, ha ricordato Berlusconi, “ha messo a disposizione i fondi, la Protezione civile, con i vigili del fuoco e l’esercito, era pronta a spostare le macerie in appositi siti, ma le autorità locali hanno chiesto che questo compito fosse affidato a loro per dare respiro all’economia; poi siamo finiti sui giornali come se il Governo fosse inadempiente, ma non c’é stata alcuna inadempienza, le autorità locali devono iniziare questo difficile lavoro di ricostruzione che – ha avvertito – prenderà diversi anni”. E’ stato quindi Chiodi a dare i numeri sulla ricostruzione ed a ribadire le responsabilità. “Il Governo – ha spiegato – ha stanziato 14 miliardi di euro per la ricostruzione in Abruzzo. Spesso i media si aggirano per il centro storico dell’Aquila, vedono delle criticità e attribuiscono i ritardi al Governo. Ma il decreto dice che i sindaci predispongono i piani per la ricostruzione degli edifici. Siamo in fervida attesa di questi piani: molti sono in fase avanzata, altri no”. Il nuovo capo della Protezione civile Gabrielli, nei mesi post-terremoto prefetto dell’Aquila, ha tenuto ad allontanare le ombre sulla ricostruzione. “Su una cosa – ha puntualizzato, in completo giacca e cravatta, dopo la felpa blu del Dipartimento che era diventata la ‘divisa’ del suo predecessore Guido Bertolaso – non intendo mai recedere: il rispetto della legalità. Io credo che all’Aquila nella fase emergenziale ed in quella della ricostruzione ci sia stato uno sforzo corale per il rispetto della legalità. Questa rappresentazione della cricca, del ‘magna magna’ – ha aggiunto – non è buona comunicazione e non fa bene al Paese. La legalità è stata rispettata, affermare il contrario senza uno straccio di prova è una mistificazione dei fatti e un grande vulnus alla credibilità delle persone che hanno lavorato”. Rispedisce al mittente le critiche il sindaco Cialente. “Di questo stancante scaricabarile – ha commentato – non avevamo davvero bisogno né io né i cittadini aquilani, la cui disperazione è l’unica certezza in mezzo a balletti di cifre e a percentuali variabili”. Critica l’opposizione. Il leader dell’Api Francesco Rutelli, in visita nel capoluogo abruzzese, é stato netto. “Chi ha detto che all’Aquila è tutto risolto – ha osservato – ha preso in giro gli italiani e gli aquilani per primi”. Un allarme preciso viene lanciato da Leoluca Orlando e Augusto Di Stanislao (Idv). “La ricostruzione in Abruzzo – hanno sostenuto – è ancora ferma e sulle zone colpite dal sisma dello scorso 6 aprile si muovono i poteri forti della finanza speculativa”. I due parlamentari puntano il dito su un fondo immobiliare, ‘Europa risorse sgr’, che ha acquisito la proprietà di appartamenti affittati agli sfollati e dietro il quale si celano “società anonime lussemburghesi e società finanziarie in un paradiso fiscale come le Cayman”.
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