La protesta e la pantomima

Mentre la Gelmini, su “Mattino Cinque” continua a difendere la sua riforma, da Nord a Sud si consuma una nuova giornata di proteste contro la stessa e alla Camera il governo è di nuovo battuto su un emendamento di Futuro e Libertà, con voto finale rinviato a martedì 30. La ministra dell’istruzione, in tv, ribadisce che […]

Mentre la Gelmini, su “Mattino Cinque” continua a difendere la sua riforma, da Nord a Sud si consuma una nuova giornata di proteste contro la stessa e alla Camera il governo è di nuovo battuto su un emendamento di Futuro e Libertà, con voto finale rinviato a martedì 30. La ministra dell’istruzione, in tv, ribadisce che le risorse per l’università sono state trovate e sono del tutto sufficienti, ma continuano durissime le proteste degli studenti, che a Firenze vengono caricati dalla polizia e a Roma, Torino e Pisa, occupano Colosseo, Mole e Torre, con striscioni del tipo “nessun taglio, nessun profitto”. Il rettore dell’ Università La Sapienza ha deciso di rinviare “sine die” l’inaugurazione dell’Anno Accademico, mentre manifestazioni corpose, con partecipazione anche di studenti delle medie superiori, si sono svolte a Milano, Napoli, Bologna, Cagliari ed in molte altre città della Penisola. Per tutta risposta e con l’aggravante dell’immondizia di Napoli, tutta da risolvere e stavolta davvero, il premier crede opportuno telefonare a Floris per protestare (anche lui, vibratamente), presentare alla stampa il “papello” sui due anni di governo che sarà spedito a tutti gli italiani, dire no a Casini e bacchettare ancora Fini, dichiarando che lui resta al potere per il bene della Nazione e lamentandosi per le bugie di giornali e tv. E ancora, si accorge oggi, dopo due anni, della crisi economica, ma ne parla, al tavolo sul Sud con le parti sociali, non già in termini economici, ma elettorali e politici, dichiarando: “Chi ha creato questa condizione deve sapere che, in un momento di crisi economica e monetaria internazionale, è da irresponsabili andare alle elezioni”. Oggi Danske Bank ha chiamato in gioco il Nostro Paese, dichiarando: “Senza dubbio il prossimo paese che avrà bisogno di aiuto sarà il Portogallo, ma il rischio maggiore è che la crisi del debito si diffonda verso la Spagna e l’Italia”. Di fatto, i maggiori fondi di investimento specializzati nei bond a basso e medio rischio, come ricorda Fund Strategy, sono tuttora esposti alle obbligazioni di Roma e Madrid, ma in futuro potrebbero cercare una via d’uscita. L’Italia, che deve contrarre nuovo debito per pagare gli interessi su quello già accumulato, riuscirebbe a piazzare i suoi bond solo garantendo interessi più alti. Il che, ovviamente, determinerebbe un’ulteriore crescita di quella mostruosa voragine da oltre 1.800 miliardi di euro che caratterizza i conti del Paese. Ma, invece di trovare soluzioni che non siano i soliti tagli suicidi a cultura e ricerca, cosa fa il governo? Cerca strade per soluzioni di auto sopravvivenza, ignorando i problemi e gridando allo scandalo se qualcuno li presenta o ne parla. E come impiega, in queste concitate ore, il premier il suo tempo? Non per risolvere i problemi di una riforma improba ed impopolare, ma per conciliare la Carfagna che, dopo l’incontro con lui, si dice soddisfatta e, stamani su La 7, dichiara anche le sue intenzioni (chiaramente da politica seria, che sta sui i problemi veri e non sui gossip da “vajazze”), di voler sposare il fidanzato Marco Mezzaroma. Così viene facile la battuta: dopo “mezza Roma”, la ministra, che ora incassa anche l’appoggio dell’odiato Cosentino, vorrà prendersi, da sindaco, tutta intera la Sua Napoli. Ci sarebbe da sorridere se non fossero in gioco il futuro nostro e dei nostri figli. Nel frattempo non meno risibile e, per certi versi, intollerabile, la posizione della sinistra. Oggi Walter Veltroni (che non si sa bene cosa ora rappresenti), prende posizione in favore delle recenti dichiarazioni di Romano Prodi sulla necessità, per le democrazie moderne, di prendere decisioni in tempi rapidi. Davvero il massimo per due che di decisioni ne hanno prese poche ed in tempi addirittura biblici. Ma non basta. Sempre oggi, in un monastero medioevale tra la val di Chiana e la val d’Orcia, l’abbazia di Spineto, a Sarteano, provincia di Siena, è tornato di scena il buon Romano, in un seminario organizzato da Franceschini, sul tema ”Le proposte del Pd e l’iniziativa parlamentare”, facendo sussultare il cuore degli ex-ulivisti, che sperano, pensate, in un suo ritorno,come si dice, in campo. Lontani i tempi dell’ira anti Veltroni dopo la caduta, le divisioni delle primarie quando Prodi appoggiò Bersani contro Franceschini, stimato ma – ahilui – vice di Veltroni. Nuova fase. Ma la politica è fatta così: fasi nuove sempre uguali , sempre con gli stessi personaggi nel balletto dei giochi di poteri, per non risolvere alcunché. Ieri, in una intervista a Radio Popolare, Prodi si è lasciato scappare una frase sardonica nei confronti di Silvio Berlusconi per la soluzione del problema della spazzatura di Napoli. “Mi complimento con il governo Berlusconi per come ha risolto il problema dei rifiuti a Napoli”, ha detto, come se lui fosse stato più bravo. Bruxelles ha fatto sapere che la situazione dei rifiuti a Napoli e provincia è grave come nel 2008 e non saranno sbloccati i fondi europei per la Campania fino a quando la Commissione europea non riceverà risposte adeguate su come sarà affrontata l’emergenza in atto. Lo stesso aveva fatto con il governo Prodi. All’ex premier è stato anche chiesto di fare l’identikit dello speculatore che può mettere in ginocchio una nazione e Prodi ha risposto: “L’identikit dello speculatore? Ce l’abbiamo davanti: un sistema bancario che ha impacchettato bolle speculative in altri paesi, le ha rivestite di verginità e collocate presso istituzioni o comprate da persone che non erano in grado o non volevano riconoscere la realtà delle cose”. Ma perché lui aveva fatto qualcosa contro questo stato di cose? Siamo nella confusione più totale, angosciati come i precari ed i ricercatori, in cerca di un tetto ancora in piedi, su cui salire per manifestare il nostro sdegno ed il più totale scoramento.

Carlo Di Stanislao

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